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giovedì 12 novembre 2009

Roberto Saviano: «Dico no ai partiti, non posso legarmi a nessuno»

Ospite di Fazio per una trasmissione su «La bellezza e l'inferno», respinge ogni offerta di candidatura

NAPOLI — «Non è la pri­ma volta che mi viene propo­sto, ma per fare lo scrittore devo essere super partes. Non posso legarmi a nessu­no schieramento». Roberto Saviano ringrazia Claudio Fa­va, ma, nell’intervista a Li­nea notte, chiude definitiva­mente la porta all’eventuali­tà di una sua candidatura al­la Regione Campania. Caldeg­giata da Sinistra e libertà con una lettera aperta a l’Unità, ri­lanciata da due deputati del Partito democratico, Gugliel­mo Vaccaro e Eugenio Mazza­rella. Ieri si doveva tenere an­che un incontro tra l’autore di Gomorra e il segretario re­gionale del Pd, Enzo Amen­dola. È saltato, ma i due si ri­vedranno la prossima setti­mana.

Anche se, par di capi­re, non vi fosse l’intenzione, da parte di Amendola, di chiedere a Saviano un impe­gno diretto in politica. E nel­la politica campana, soprat­tutto. Piuttosto, nella fase preelettorale, avere un pun­to di vista altro, da un osser­vatore che conosce a fondo il territorio e la piaga della ca­morra. Che incrocia altre sto­rie, altri drammi, nelle due ore e mezzo di monologo, in parte tratto dal suo spettaco­lo teatrale, andate in onda nella puntata monotematica di «Chetempochefa». Dall’in­ferno alla bellezza, un percor­so che può avvenire soltanto grazie alla parola. Ecco allora la vicenda del­le ragazze uccise a Teheran, di Miriam Makeba e di Ca­stelvolturno dove la cantan­te africana è morta e dell’ecci­dio dei nordafricani da parte di un commando di Casalesi, di Anna Politkovskaja, di Var­lam Salamov e dello scrittore nigeriano Ken Saro-Wiva, impiccato a Lagos. E la storia della costruzione di Villag­gio Coppola. Dove, dice Sa­viano, Vincenzo e Cristoforo Coppola hanno costruito 12 mila edifici abusivi distrug­gendo la pineta marittima. Sono le 22 circa. Si vede un frammento di un docu­mentario del 2003, «L’esplo­sione » di Piperno», in cui ci sono le immagini di Villag­gio Coppola agli albori. Quando si stava costruendo. In bianco e nero. Poi la lunga storia. A schermo intero. Sa­viano è al centro dello studio intorno le otto torri. Che esplodono. Il Ground zero di Castelvolturno. «Oggi al po­sto delle torri ci sono le ma­cerie. La bonifica consisterà di costruire nel territorio una settantina di apparta­menti. A chi va? Ai Coppo­la ». E lo scrittore racconta co­me, quel terreno, sia diventa­to «il paradiso», con il cam­po da golf, «tra i più belli del mondo». Poi c’è un’altra Castelvoltu­rno, quella dell’eccidio dei nordafricani. E che ha accol­to Myriam Makeba. Proprio per onorare quelle vittime e per portare solidarietà a lui, lo scrittore minacciato dalla camorra, dai Casalesi, Mi­riam Makeba aveva accettato di cantare a Castelvolturno. Finito il concerto, colta da malore morì anche per il ri­tardo dei soccorsi: «Ho scrit­to ai familiari — racconta Sa­viano — perché mi sentivo in colpa che Miriam fosse morta lontano dalla sua terra per la quale si era battuta per tutta la vita. I familiari mi hanno risposto con una lette­ra: Miriam è morta in Afri­ca ». Quel luogo, Castelvoltur­no, è diventata la prima città africana d’Europa.

Simona Brandolini


http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2009/12-novembre-2009/roberto-saviano-dico-no-partiti-non-posso-legarmi-nessuno--1601998798482.shtml

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