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giovedì 12 novembre 2009

La Repubblica dei giocattoli

Il bilancio negativo di due progetti

di GIOVANNI SARTORI

La cosiddetta Se­conda Repubblica ce la stiamo go­dendo da un quin­dicennio. Qual è il bilancio a oggi? Quando ne scrive­ranno gli storici a mente più distaccata della nostra, probabilmente diranno, immagino, che non ha combinato quasi nulla di costruttivo. Ha mantenuto più che altro le infrastrut­ture materiali e di persona­le della Prima, peggiorate dall’usura del tempo e dal­la cattiva gestione, mentre ha brillato per l’invenzione di due «giocattoli»: il pro­getto Italia di Prodi e il pro­getto Italia di Berlusconi. Il giocattolo di Prodi è oramai esploso, come era inevitabile, uccidendo pri­ma se stesso (il suo ultimo governo), poi Veltroni e Franceschini, così lascian­do in eredità a Bersani un partito dimezzato. Mi limi­to a ricordare che Rutelli, alle elezioni del 2001, ot­tenne quasi il 43% dei suf­fragi, mentre oggi come oggi Bersani, senza Rutelli, non può contare su più del 20% dell’elettorato. Il fia­sco del giocattolo di Prodi è davvero da manuale. Invece Berlusconi, all’ini­zio, nel 1994, non aveva in mente un progetto Italia; perduta la copertura di Cra­xi voleva soprattutto salva­re il suo nascente impero mediatico. Ma ebbe subito un’idea geniale, che poi di­ventò il suo giocattolo: por­si come anello di congiun­zione tra un Bossi e un Fini che allora neanche si salu­tavano. Nacque così uno strano terzetto che nel ’94 vinse le elezioni e lo inse­diò a Palazzo Chigi.

Dopo sei mesi fu Bossi a silurar­lo. Ma quindici anni dopo lo strano terzetto (modifi­cato) è di nuovo, per la ter­za volta e più forte che mai, al governo. Modifica­to perché nel frattempo Berlusconi aveva messo a segno un altro colpo. Il pro­getto prodiano era stato di fondere attorno a sé tutta la sinistra. Prodi ha coltiva­to questo disegno per una quindicina di anni senza cavarne le gambe. Berlu­sconi ha contromanovrato in un giorno, e tempo un anno ha messo assieme Forza Italia e An rifuse sot­to il nome di Popolo della Libertà. Con i colonnelli di Fini diventati «suoi», suoi ministri, mentre Fini viene promosso per essere emar­ginato. Sembrerebbe un’altra operazione geniale andata a buon fine. Tanto più che la Lega, senza volerlo, gli ha regalato una legge elet­torale, il Porcellum , che gli consente di presentarsi al­le elezioni da solo, di vin­cerle da solo, e così di otte­nere grazie al premio di maggioranza, il 55% dei seggi della Camera: il che lo svincolerebbe anche dal condizionamento di Bossi. Insomma, il giocattolo del Cavaliere ha sinora funzio­nato a meraviglia. Eppure la costruzione berlusconiana scricchiola. Forse il Cavaliere è logora­to dalla sua vita di «super­man » ( ipse dixit ). Forse è logorato perché il potere logora. Ma soprattutto scricchiola perché ha incu­bato un problema più gran­de di lui. Nonostante lo sgambetto iniziale, Bossi è diventato il suo alleato di ferro. E più Bossi si raffor­za, più diventa esigente. Di recente, a Venezia, ha ri­spolverato il suo grido di battaglia iniziale: «La Pada­nia sarà Stato indipenden­te ».

Non succederà; ma già il fede­ralismo fiscale sta più che mai spaccando il Paese in due. L’Italia è sempre stata divisa tra un Nord più ricco e più puli­to, e un Sud clientelare e pove­ro. Finora il Nord ha accettato, sia pure con crescente malavo­glia, di sovvenzionare il Sud. Ma perché la Sicilia deve essere più indipendente della Pada­nia? Già, perché? Alle ultime elezioni Berlusco­ni in Sicilia ha stravinto. Gratis? Sicuramente no. E così la gestio­ne scandalosa dell’autonomia si­ciliana continua impunita e si moltiplica risalendo la peniso­la. Il Sud non vuole l’indipen­denza perché dipende dai soldi che riceve da Roma. Ma vuole gli stessi vantaggi che Bossi chiede per sé. Il nuovo «presi­dente » della Sicilia, Lombardo, è tosto; ed è un anti-Bossi in pectore. Il fatto è che quanto più Berlu­sconi concede a Bossi, e quanto più gli lascia spazio elettorale a Nord, di altrettanto il Pdl diven­ta un partito meridionalizzato che sempre più pesca i suoi voti al Sud.

Ma il voto del Sud è parti­colarmente inquinato da mafie, clientelismo e corruzione. Non è un voto che si vince con la tele­visione, ma un voto che si deve pagare e comprare in loco. Per­tanto i genuflessi di Montecito­rio sanno che sul territorio i vo­ti se li debbono guadagnare, e quindi rialzano il capino facen­do sapere al gran capo che alla casa propria «ghe pensi mi». La cerniera Nord-Sud non tiene più, e si sta trasformando in un imprevisto boomerang. Al col­mo del suo potere il Cavaliere scricchiola, mi sembra, perché è la sua Italia che si scolla. Il «progetto Berlusconi» rischia anch’esso di esplodere, o di im­plodere, come il progetto Prodi. Come dicevo all’inizio, forse gli storici spiegheranno come me la vicenda della Seconda Re­pubblica: una repubblica del nulla che però è riuscita, sia con la sinistra che con la destra, a in­gigantire oltre misura il debito pubblico, a precipitare agli ulti­mi posti in Europa nel suo tasso di crescita, a perdere 15 punti nella produttività del lavoro, a salvare pensioni anticipate che nessun Paese si può permette­re, e via di questo passo. Quan­to ai prossimi (passi), io mi affi­do a San Gennaro.


http://www.corriere.it/editoriali/09_novembre_12/repubblica_giocattoli_137163d0-cf51-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml

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