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domenica 18 ottobre 2009

TUTTI A DESTRA……………..VA DI MODA


Lo sdoganamento di simbologie, vessilli, inni, gadget del ventennio è ormai un fattore assodato.
Troppe sigle, troppi movimenti stanno nascendo facendo riferimento al fascismo e a colui che, secondo le truppe di fascisti del terzo millennio, fu il più grande statista della storia italiana (il folle, avido, infame, meschino, viscido, senza onore né rispetto per alcuno, Benito Mussolini).
Nella nostra Nardò mi è accaduto, soprattutto negli ultimi tempi, di assistere a episodi scomodi e raccapriccianti per tutte quelle persone che ogni giorno si impegnano affinché la storia abbia un senso e affinché non si aspetti a scriverne un’altra prima di capire il periodo nero che si sta attraversando.
Voglio ricordare alcuni episodi accaduti nel mio paese:
scuole e strade ricoperte da un manto di vernice nera con scritte inneggianti al nazifascismo;
sede della Rifondazione Comunista oggetto, durante le ultime elezioni provinciali (2009), di una provocazione (venne bruciata la bandiera);
ragazzino che incontri e indossa una maglietta sulla quale si inneggia al duce;
saluti fascisti provenienti da un bar (in lontananza sentiamo un “hei hitler” sicuramente accompagnato da un saluto romano);
ragazzi che per festeggiare la vittoria di Antonio Gabellone come presidente della provincia di Lecce, organizzano un carosello di macchine, da una delle quali, spunta un “bel” bandierone con una “bella” gigantografia della croce celtica.
Sono episodi molto preoccupanti e sui quali bisogna riflettere. Simboleggiano un fallimento totale di tutte quelle istituzione che avrebbero dovuto aiutare le nuove generazioni a crescere nei valori della democrazia.
Scuole, chiese, comuni, forze dell’ordine, organi di stampa, associazioni, movimenti ecc ecc ecc hanno completamente fallito nella loro politica.
Sono due soprattutto le cause: una è quella che spinge molti a svolgere un lavoro a prescindere dalla vocazione o dall’interesse che si ha per quel determinato mestiere, l’altra causa, conseguenza diretta della prima, è la mancanza di professionalità venutasi a creare dal dopoguerra ad oggi, dovuta alla politica degli interessi e degli orticelli privati da coltivare assiduamente.
Le raccomandazioni, i favori, le promesse, con gli anni sono state sempre più numerose venendosi a creare una situazione di incapacità generalizzata. Quanti professori, preti, politici, poliziotti (intesi come forze dell’ordine e quindi carabinieri e finanzieri) ecc., non hanno le competenze per fare quel determinato mestiere e nonostante tutto sono li ad indirizzare le nostre vite.
Sono professioni troppo importanti per la società, grazie alle quali, se disinfestate, possiamo veramente risollevarci e risalire la china.
In tutto questo il popolo non è stato mai menzionato perché, la storia c’e’ l’ho insegna (tra Gesù Cristo e Barabba scelse quest’ultimo) è un bambino, quindi non ci si può aspettare molto. I Barabba si sono susseguiti nella storia e continueranno a farlo. Per questo in questo mio ragionamento, le istituzioni, hanno un ruolo fondamentale.
Dobbiamo ristabilire un nuovo modo di intendere il capitalismo (se il denaro non dovesse scomparire), “dobbiamo lavorare meno, non lavorare in nero e lavorare tutti”, un mondo in cui ognuno è libero di seguire le proprie passioni, la propria strada e non quella del parente di turno intrallazzato.
Ritornando al soggetto principale, il problema che si sta facendo sempre più evidente è quello del riorganizzarsi di formazioni neofasciste che però si presentano e vengono presentate come gli sbarbati della porta accanto con i quali si possono dormire sogni tranquilli.
Invece no, sono semplicemente una delle mode perverse del momento, mi piange il cuore dirlo, sono gli alternativi che però guardano al passato. I ragazzini, presi dal bombardamento mediatico che li ha ridotti a robot, non riescono a fare nessuna distinzione perché la loro coscienza si è sviluppata di pari passo con quella del Grande Fratello.
A Nardò, a quanto pare, si è costituito un nuovo partito, La Destra di Storace, come se non bastasse, un altro partito che guarda indietro.
Ricostruiamo qualcosa di diverso, la terra (se dovesse continuare a vivere) è nostra.
Incontriamoci, parliamone, discutiamone, confrontiamoci perché solo in questo modo si possono capire le ragioni di tanto sbandamento.
Non trinceriamoci dietro le bandiere messeci in mano dagli altri, proviamo invece a disegnarne una veramente alternativa.

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