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sabato 3 ottobre 2009

Sergio Blasi: "Vendola non si discute"

di Antonio Scotti

E’ il candidato al congresso regionale che con 274 delegati conta il maggior numero di sostenitori. E’ il numero uno della mozione Bersani in Puglia ed è l’uomo di D’Alema nella corsa per la segreteria regionale. Sergio Blasi arriva a Bari. Ad attenderlo, ieri pomeriggio, tutto il parterre dei dalemiani di Bari e provincia. L’ex sindaco di Melpignano, fino a qualche mese fa in aperto contrasto con D’Alema (note le sue dimissioni dalla segreteria provinciale del Pd) si ritrova a pochi giorni dalle primarie nel capoluogo regionale per serrare le fila del partito e tirare la volata. Una sfida non scontata, e che vede come principale competitor Gugliemo Minervini, che con più di 180 delegati è tutt’altro che spacciato nella corsa alla segreteria.

Accanto a Blasi, il coordinatore nazionale della mozione Filippo Penati. Reduce da un battibecco attraverso i giornali con Dario Franceschini. Al milanese Penati non va già che l’attuale segretario nazionale Pd non voglia commentare l’esito delle votazioni dei circoli che hanno sancito la vittoria di Bersani: “450mila persone sono andate a votare – ha detto –. Questi hanno dato una dimostrazione di democrazia del Paese e ciò non può essere archiviato senza una parola di commento”. In prima fila l’ex deputato europeo Enzo Lavarra, l’assessore regionale ai Trasporti Mario Loizzo, l’ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco e l’attuale assessore regionale al Bilancio Michele Pelillo.
Sergio Blasi ricorda che la sua non è candidatura di apparato e che la volontà è quella di fare del radicalsimo etico una scelta dirimente per la programmazione del futuro Pd. Per le prossime regionali, l’ex sindaco di Melpignano rinnova la sua totale fiducia nei confronti del governatore Vendola e dissipa ogni dubbio per ciò che riguarda l’appoggio incondizionato alla sua ricandidatura. “Vendola ha coniugato la fedeltà al sogno con la concretezza dell’azione e ha portato una grande rivoluzione in molti campi della sua attività di governo come servizi sociali e formazione professionale”.
Molto interessante, sebbene poco ascoltato, l’intervento di Angelo Petrosino, responsabile provinciale dei giovani, che ha sollevato il coperchio delle tante contraddizioni che animano un partito che presto dovrà fare i conti con la definizione dei contorni della propria cultura politica. “Non possiamo navigare senza una meta - ha detto -. Dobbiamo essere in grado di mettere a valore le radici progressiste del nostro partito con lo straordinario patrimonio dei cattolici con cui stiamo costruendo questa nuova esperienza politica”. “Facciamoci illuminare dal cielo della storia e guardiamo al futuro con speranza”, conclude Petrosino. Davvero un buono auspicio. Che sia troppo grande per il Pd di oggi?

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