Arrivo, saccheggio e me ne vado, senza pagare il conto. È quello che sta succedendo nella Repubblica Democratica del Congo.
Secondo il rapporto di una commissione d’inchiesta del senato di Kinshasa, pubblicato da Le Monde, - nel 2008 - le imprese minerarie che scavano nelle regioni ricche di rame, cobalto, oro e coltan hanno versato in tasse e diritti di concessione 92 milioni di dollari contro i 205 milioni previsti.
Questo vero e proprio furto a i danni dello stato - e della popolazione - contribuisce a lasciare il settore minerario nel caos: le statistiche sulle esportazioni sono inesistenti, non esiste un catasto, alla direzione generale delle miniere esiste un solo computer che deve controllare migliaia di concessioni e gli archivi cartacei sono spariti: una parte bruciata in un incendio e un’altra parte semplicemente volatilizzata. Intanto si continuano a rilasciare concessioni: nel 2008 sono state 4.234, di cui 1.500 solo nel Katanga.
“L’Africa saccheggiata”, scrive Le Monde. “Fatto ancor più scandaloso visto che si tratta di un paese, l’Rdc, grande come l’Europa e le cui ricchezze naturali dovrebbero contribuire a migliorare le condizioni di vita di una popolazione distrutta da trent’anni di dittatura e dieci anni di guerra”.
Guerra che, secondo Medici senza frontiere, sta estendendosi in nuove zone, costringendo alla fuga centinaia di migliaia di civili.
da Internazionale
Nessun commento:
Posta un commento