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mercoledì 28 ottobre 2009

Prego signora si accomodi, all'Hotel Italia


di Doriana Goracci
Storia di una donna migrante, dalla Costa D’avorio al Cie di via Mattei
L’articolo che segue è stato scritto da Vincenza Perilli sul suo blog
Marginalia: Storia di una donna migrante, dalla Costa D’avorio al Cie di
via Mattei.

Non aggiungo nulla, invito solo a leggere il testo , è breve, ti strozza
la gola: non a chi respinge, come uno sputo, un esubero umano dalla
Famiglia. Invio anche un video, da vedere o rivedere Living Darfur,
questo segnalatomi da Maddalena Celano: musica dall’Africa , donne che
giocano a palla, attese degli aiuti umanitari…Tra sacro e profano, il
panorama di un deserto.
Era il 2007, continuano a palleggiare, con l’esistenza di chi rimane su
questa Terra.

Doriana Goracci

Storia di una donna migrante, dalla Costa D’avorio al Cie di via Mattei
Si chiama Salmata Bamba ed è arrivata dalla Costa D’Avorio in Italia
chiedendo lo statuto di rifugiata. Al suo posto in agosto le viene
notificato un mandato di espulsione. Parla poco l’italiano, non riesce o
non può far valere i suo diritti. Continua a cercare lavoro. Finalmente
lo trova, un posto come badante presso una famiglia di Napoli. Qualche
settimana fa si reca in questura per ultimare le pratiche di
regolarizzazione ma qui “succede l’impossibile, ciò che non avrebbe mai
creduto potesse succedere in un paese democratico”: viene arrestata e
portata nel Cie di via Mattei a Bologna. Così, su due piedi. Non le
viene neanche permesso di poter portare con sé qualche oggetto
personale. Tramite la figlia di coloro che sarebbero dovuti diventare i
suoi datori di lavoro, apprendiamo che non ha neanche il sapone per
lavarsi e che porta ancora addosso gli abiti che indossava al momento
dell’arresto. Un po’ poco per quello che è stato definito “hotel di
lusso per migranti”. Nell’unico articolo che ho trovato su di lei (una
storia così non fa notizia) – nel sito di Peacelink.
– si dice che Salmata è una donna “semplice, umile e troppo vulnerabile
per affrontare la crudele realtà di questo Paese”. Ma chi può
affrontarla tutta sola? Ci auguriamo che Salmata abbia trovato
all’interno la solidarietà e l’appoggio delle sue compagne di prigionia.
E che fuori trovi presto la nostra.



da Indymedia

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