«No al razzismo», gridano gli immigrati di Roma tra le fiaccole accese contro «ogni forma di intolleranza». Troppe aggressioni a Roma. «Basta omofobia», chiedono i cartelli dell’Arcigay. In testa alla fiaccolata, accanto a Nicola Zingaretti, il promotore, anche il sindaco di Roma, Alemanno. Dietro sventolano bandiere dell’Ugl e di Sinistra e Libertà.
In Aula Giulio Cesare però va in scena un’altra Roma. Andrea Sesti, camicia bianca, barba scura, siede in prima fila. È lui la vittima, due volte. La prima, vent’anni fa quando Stefano Andrini, oggi amministratore delegato nell’azienda capitolina che si occupa di rifiuti, lo lasciò a terra, con un colpo di spranga alla nuca: «Erano in dieci-dodici, alcuni avevano le teste rasate, altri no». La seconda volta, ieri. Mentre sentiva Alemanno, che difendeva a spada tratta l’ex picchiatore appena nominato ai vertici di una delle aziende municipalizzate del Comune di Roma. Per poi volare alla fiaccolata anti-razzista.
«Avrei voluto sentire dire dal sindaco che era tutto un errore e che Roma non nomina in un’azienda pubblica uno che non mi ha mai nemmeno chiesto scusa e ha continuato a militare nel Movimento Politico di Boccacci... Me lo ricordo ancora quando vent’anni fa Andrini mi aggredì insieme agli altri, c’era anche Mario Vattani, il figlio del diplomatico, anche se poi fu prosciolto, adesso so che pure lui cura le Relazioni internazionali per Alemanno, aveva una cinta in mano quella notte, fu lui a pagare il risarcimento, 180 milioni, e io non mi costituii parte civile...», dice ancora attonito Sesti. E invece no, nessun ripensamento. «Le persone riabilitate non possono essere discriminate per i reati per cui hanno già pagato», scandisce Alemanno, estraendo codice penale, Costituzione e certificato di riabilitazione di Andrini, che sventola per le telecamere. Mentre il Pd dall’opposizione lo incalza: «Perché insiste su questa nomina?» (Marroni). «Non possiamo avere un sindaco sotto ricatto» (De Luca). E Storace grida al linciaggio. «Andrini ha pagato, rimuoverlo sarebbe anti-costituzionale», gli dà ragione Alemanno. Dentro, ruggisce il vecchio Lupomanno, come lo chiamavano ai tempi del Fronte.
Ma la debolezza del sindaco è tutto nel gesto che tenta appena conclusa l’arringa difensiva. In aula, gli spiegano, c’è Sesti, la vittima. E lui gli va incontro. A stringergli la mano, a chiedergli scusa: «Quello fu un grave fatto di violenza, anche io ho avuto amici ammazzati...».
Sesti è ancora frastornato. Non sapeva nemmeno che Andrini fosse stato riabilitato. «Ecco lei ora mi chiede scusa, ma Andrini non l’ha mai fatto, non so come abbia fatto il giudice a riabilitarlo senza il mio perdono», balbetta, «irritato» da quel gesto plateale del sindaco, che balbetta anche lui. «Chiederò ad Andrini un atto formale». «Lasci perdere, a questo punto...», gli risponde Sesti. Il problema non è solo Andrini, scuote la testa il presidente dell’associazione ebraica Myriam Novictch, Adolfo Perugia, cacciato dalle scuole nel ‘38. In mano ha un foglietto, che si è scaricato dal sito internet di Casa Pound: «Il sindaco cita la Costituzione, loro la vogliono cambiare, ma il Comune li finanzia lo stesso», si accalora.
Mentre nei locali occupati di via Napoleone III, i militanti di Cp, «Fascisti del terzo Millennio» esclusi dalla fiaccolata contro il razzismo dallo stesso Alemanno, si consolano con Marcello Dell’Utri. Leggono insieme i diari «apocrifi» del Duce. La cronista, però, non può entrare. «Lei è la giornalista dell’Unità, quelle che scrive le cose contro di noi, non entra - dice il capo Gianluca Iannone - E poi è tutto pieno. Però anche se si svuota tu non entri, questo è uno spazio occupato e le persone che non ci piacciono non entrano».
24 settembre 2009
http://www.unita.it/news/italia/88817/oggi_la_fiaccolata_contro_le_aggressioni_in_citt
di di Mariagrazia Gerinatutti da Antifa
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