Quasi 20 anni dopo la fine (almeno la fine ufficiale) dell'era-Pinochet, in Cile è in corso la più massiccia operazione contro killer e torturatori accusati di infami abusi contro l'umanità in alcune delle più clamorose «operazioni» orchestrate dalla polizia segreta pinochettista - la Dina -, che hanno fatto la storia degli orrori del regime e ancora gridano non vendetta ma giustizia. Martedì il giudice Victor Montiglio ha ordinato a Santiago l'arresto di 129 ex-ufficiali e agenti della Dina. Alcuni sono nomi noti per essere stati già processati e in qualche caso condannati. Primo fra tutti il famigerato capo della polizia segreta, che dal '77 cambiò nome e da Dina divenne Cni, il colonnello Manuel Contreras, all'ergastolo. Ma una sessantina sono nomi nuovi, gente che era finora sfuggita alla rete della giustizia. La Dina-Cni prendeva i «migliori» elementi da tutte le branche delle forze armate e di polizia, perché tutti volevano partecipare all'estirpazione «del cancro marxista» incarnato dall'Unidad popular di Salvador Allende e perché nessuno potesse - un domani che è arrivato oggi - chiamarsi fuori e dire io non c'entro. Dei 129 ex della Dina, 50 sono ex dell'esercito e gli altri ex di aviazione, marina, carabineros e polizia investigativa.
Pinochet, per quanto timidamente perseguito per i suoi crimini e le sue ruberie (alcune delle quali, sotto forma di milioni di dollari depositati all'estero, continuano a uscir fuori ancora adesso) è riuscito a farla franca e a morire, nel 2006, senza aver dovuto rendere i conti con la giustizia - come del resto gli altri generali felloni dell'11 settembre '73: l'ammiraglio Toribio Merino, il generale dell'aviazione Gustavo Leigh e quello dei carabineros Cesar Mendoza i cui calchi sono incredibilmente ma non troppo (sempre si tratta del Cile...) esposti in un museo di Santiago dedicato dalla Fondazione Pinochet alle memorabilia del regime. I suoi accoliti hanno avuto meno fortuna e, sotto la spinta dei familiari delle vittime e di qualche (raro) giudice coraggioso, hanno cominciato a dover rispondere dei crimini e a pagare, tardivamente, qualche conto in sospeso.
I casi per cui Montiglio - che fu uno di quelli che mise Pinochet agli arresti domiciliari - ha emesso gli ordini di arresto sono fra i più clamorosi e scandalosi della lunga lista delle nefandezze della dittatura. Si riferiscono agli anni '74, '75 e '76, quelli in cui la repressione fu più selvaggia e metodica. L' Operazione Condor nacque proprio a Santiago il 28 novembre '75, con Contreras a fare gli onori di casa, e fu una sorta di Internazionale del terrore fra i militari gorilla di Cile, Brasile, Argentina, Uruguay, Bolivia, Paraguay (con il placet dell'amministrazione Nixon-Kissinger) per dare la caccia «ai sovversivi» nei rispettivi paesi e ovunque si trovassero. La Operazione Colombo fu una grottesca montatura che doveva coprire lo sterminio, fra il 74 e il '75, di 119 oppositori di sinistra cercando di far credere che i «detenidos desaparecidos» di cui parlava l'opposizione cilena e il mondo esterno erano una favola «del marxismo internazionale»: grazie ai «reportage» di due giornali inesistenti - una rivista argentina chiamata Lea e un giornale brasiliano chiamato O dia de Curitiba - si scrisse che quei 119 assassinati a sangue freddo in Cile erano morti in «regolamenti di conti» fra la sinistra cilena mentre cercavano di rientrare e scatenare la lotta armata. Il terzo caso è quello conosciuto come «calle Conferencia», dal nome della strada di Santiago in cui la Dina operò i primi arresti dei dirigenti del Pc cileno rimasti in patria dopo l'11 settembre: fra il maggio e il novembre-dicembre '76, le «brigate operative» della polizia segreta catturarono al completo la prima e la seconda direzione clandestina del Partito comunista. Nessuno ne uscì vivo.
Tutte operazioni a cui parteciparono in prima persona i 129 accusati. Che ieri hanno cominciato a essere arrestati. Finalmente un po' di giustizia. Ma (troppo) lenta e (troppo) parziale. Con troppi compromessi e cedimenti da parte del regime democratico. Proprio ieri il comandante in capo dell'esercito, generale Oscar Izurieta, doveva andare in senato a spiegare il caso - rivelato dal quotidiano La Nacion - di 13 ex militari sotto processo o condannati per crimini contro i diritti umani, dimessi dalle forze armate e... dalle forze armate riassunti come «impiegati civili». Uno di loro, Sergio Castillo Gonzalez, è nella lista dei 129 di Montiglio. Il generale Izuerieta ieri ha «sospeso» la visita in senato.
da IlManifesto
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