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lunedì 7 settembre 2009

Afghanistan, il rapimento di Stephen Farrell e l'informazione "embedded"

Stephen Farrell è uno dei colleghi che frequentemente si incontra a Kabul. E' stato rapito mentre svolgeva una delle più basilari ma fondamentali attività di un giornalista in Afghanistan: andare a vedere di persona. Sempre più l'informazione in Afghanistan è "guidata" dagli uffici stampa dei contingenti, che spesso offrono un "embeddment" dove al massimo vedi quello che qualcuno vuole farti vedere e dove sei staccato dalla realtà del paese, senza contatti diretti con la popolazione. Dall'altra parte ci sono i Talebani, con le loro telefonate piene di cifre approssimative, di annunci magniloquenti, di video di propaganda grondanti sangue, e soprattutto con le minacce nei confronti di chiunque ponga anche solo semplici domande, con le accuse ai giornalisti di essere spie.In mezzo i giornalisti. Prima di tutto quelli afgani sempre più sotto pressione anche dal governo. Basta ricordare il caso di Parwaz da tre anni in galera condannato in primo grado a morte e poi in secondo grado a vent'anni, per un semplice pezzo sulla libertà delle donne afgane. Il mestiere di giornalista non è mai stato più difficile in un paese in cui la comprensione "diretta" delle cose è forndamentale. DOve basta poco per avere una viisone distorta degli avvenimenti, dove i sentito dire, diventano verità incontrovertibili in pochi minuti. Un paese con i nervi a fior di pelle dove il ruolo di una libera informazione è sempre più cruciale. Stephen stava verificando le circostanze dell'eccidio di Kunduz, sapere quanti civili erano rimasti uccisi, quanti talebani. Ora, come già in altre occasioni, ci rivolgeremo alle associazioni dei giornalisti afgani, agli stessi portavoce dei talebani, per dire che Farrel non è altro che un osservatore indipendente, che il suo lavoro è una garanzia per tutti. I Talebani dimostrerebbero capacità di distinguere e di comprendere se lo lasceranno libero senza condizioni. Sarebbe un modo per dimostrare che anche da parte nostra c'è possibilità di distinguere tra le fila di un movimento, quello dei talebano, tutt'altro che monolitico.

di Duilio Giammaria da Articolo21

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