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lunedì 31 agosto 2009

Neofascisti e Pariolini si divertirono “a morte”

Una storia agghiacciante che a cadenze quasi sincopate, si è riproposta per le fughe, le dichiarazioni, la liberazione anticipata dei suoi compiti, la violenza morale sulle vittime (”borgatare”, “zoccole”), il ruolo della Roma nera e bene.

Il massacro dei Circeo fu questo.

Violenze e sevizie di ogni tipo per una notte intera in una villetta al Circeo, la spiaggia all’ìepoca della Roma Bene.

Una vicenda di cronaca indelebile nella memoria collettiva di chi oggi ha cinquant’anni e qualche cosa di più, meno nei più giovani che hanno scoperto questa vicenda (forse) dalle trasmissioni e articoli di giornale sulle imprese di uno dei complici di Guido, il neofascista Angelo Izzo.

A finire nelle mani di tre aguzzini ‘pariolini’ - i teppisti neofascisti Angelo Izzo e Andrea Ghira, ed il figlio di un alto funzionario di banca, Gianni Guido - furono Maria Rosaria Lopez, che fu uccisa, e Donatella Colasanti, trovata in fin di vita, giusto in tempo perché potesse salvarsi, almeno fisicamente. Nascosta sotto una coperta nel portabagagli di un’auto. Fisicamente sopravvisuta, psicologicamente provata. Per sempre.

Un vigile notturno il 30 settembre 1975 in via Pola si avvicinò ad una ‘Fiat 127’ dalla quale provenivano gemiti e nel bagagliaio scoprì i corpi delle due ragazze avvolti in sacchi di plastica e sotto delle coperte.

L’auto era di proprietà di Gianni Guido che, rintracciato subito dai carabinieri, confessò la partecipazione al ‘festino’ e fece i nomi dei suoi due complici, rampolli di agiate famiglie capitoline. Neofascisti.

Maria Rosaria Lopez e Donatella Colasanti avevano conosciuto casualmente a Roma Angelo Izzo, Gianni Guido e un altro ragazzo, risultato poi completamente estraneo al massacro. Ed avevano accettato, il 29 settembre 1975, di partecipare ad una ‘festicciola’ tra amici nella villa del padre di Andrea Ghira, ma da subito, una volta in auto con i tre ragazzi, le giovani compresero che non ci sarebbero stati molti motivi di spensieratezza e gioia per quell’ appuntamento. Nel corso delle sevizie ininterrotte, Maria Rosaria Lopez perse i sensi ed i ragazzi la uccisero immergendole ripetutamente la testa nella vasca da bagno.

Donatella Colasanti riuscì ad evitare la morte perché, sottoposta ad una bastonatura, si finse morta ingannando i suoi torturatori. A quel punto i ragazzi avvolsero i due corpi in buste di plastica, li caricarono nel bagagliaio dell’ auto e tornarono a Roma. In città parcheggiarono la vettura davanti all’ abitazione di uno dei tre e si allontanarono, forse prevedendo di sbarazzarsi dei corpi in un secondo momento. Donatella Colasanti accortasi che l’auto era stata abbandonata, cominciò a gemere richiamando l’attenzione di un vigile notturno che la salvò.

da Indymedia

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