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martedì 21 luglio 2009

Strategie contro l’estrema destra

Emarginare gli estremisti o allearsi con loro? Secondo Ian Traynor molti li disprezzano, ma poi li copiano.

Baronesse, nobili conservatori, collaboratori del partito laburista, giornalisti ed eurocrati trangugiavano bollicine e sgranocchiavano tartine al formaggio. Ma qui, al quarto piano dell’imponente edificio cilindrico che ospita il parlamento europeo a Strasburgo, l’argomento principale mercoledì scorso erano i britannici in Europa.
E ci si tappava metaforicamente il naso quando il pettegolezzo passava ai due nuovi parlamentari europei in arrivo dall’Inghilterra: Nick Griffin e Andrew Brons del Partito nazionale britannico (Bnp). Erano gli unici a non essere stati invitati al ricevimento a base di champagne offerto dal governo.

Questo è uno dei modi con cui si affronta l’estrema destra: escluderla dalla società per bene e sperare che scompaia. Questa strategia potrà anche funzionare in Gran Bretagna, dove il Bnp è visto dalla classe politica come un fenomeno di disturbo, ma non minaccioso. Ma nel resto d’ Europa, dove il governo di coalizione e la rappresentatività su base proporzionale sono la regola, l’estrema destra – che sia razzista, neofascista, xenofoba o solo populista – non sta sparendo per nulla.

In Italia l’estrema destra è nel governo e occupa i posti principali delle istituzioni. In Austria governa parte del paese. Nei Paesi Bassi è riuscita a trasformarsi nel secondo partito del paese. In Polonia è stata cooptata dal principale partito d’opposizione e, come in Slovacchia, ha fatto o fa parte del governo.

Un fascino pericoloso
L’estrema destra ha avuto raramente un periodo così buono. E il suo successo pone un problema ai partiti politici tradizionali d’Europa. Ma le risposte all’aumento dell’estremismo sono diverse. “Non c’è una linea paneuropea sistematica”, sottolinea Anton Pelinka, professore di scienze politiche dell’università di Budapest. “In Belgio o in Francia i partiti neanche si avvicinano all’estrema destra, mentre in Italia Berlusconi, un populista di destra, l’ha assorbita”.

Quando il nuovo parlamento europeo si è riunito, la settimana scorsa, tra i suoi ranghi c’erano gli antigitani ungheresi, i francesi negazionisti, gli olandesi antislamici, gli austriaci antisemiti, i razzisti italiani, i separatisti fiamminghi e, ovviamente, Griffin, per il quale l’islam è un cancro e che vorrebbe affondare in mare le imbarcazioni piene di immigrati. I gruppi principali del parlamento hanno prontamente cercato di emarginarli tutti, cospirando per mantenere gli estremisti fuori dai posti chiave e dalle commissioni.

Il giro per l’Europa, il quadro è vario. Prendiamo l’Italia. “Berlusconi ha cercato con grande impegno di formare un partito ponte”, ha detto James Walston, un professore all’American university di Roma. Ha assorbito la postfascista Alleanza nazionale e ha dato il ministero dell’interno alla Lega Nord, separatista e antimusulmana.

La strategia di Berlusconi di cooptare elementi di estrema destra e premiarli per il loro sostegno con l’adozione di alcune delle loro politiche, viene replicata in Polonia. L’opposizione di destra del partito Diritto e giustizia dei due fratelli Jaroslaw e Lech Kaczynski, ha assorbito due partiti antisemiti, antitedeschi e ultracattolici.

Il caso francese
Un approccio diverso è quello della Francia o delle Fiandre in Belgio, dove la destra e la sinistra, se necessario, si uniscono per mantenere l’estrema destra fuori dal potere.

Il caso più eclatante è stato quando, nel 2002, la sinistra francese ha votato per il gollista Jacques Chirac pur di mantenere il leader del Fronte nazionale, Jean-Marie Le Pen, fuori dall’Eliseo. Agli inizi di luglio lo stesso scenario è emerso in occasione di un’elezione municipale nel nord della Francia: il Fronte nazionale ha ottenuto più del 47 per cento dei voti, ma è stato battuto da un’alleanza tra sinistra e destra. “In Francia la strategia dell’esclusione ha funzionato”, osserva Pelinka. “Le Pen è quasi finito”.

Ma è una strategia che può funzionare solo se regge l’accordo tra centrosinistra e centrodestra. In Austria, per esempio, non è durata a lungo. I politici tradizionali come Berlusconi sconfiggono l’estrema destra copiando la loro politica e la loro retorica sull’immigrazione, la legge, l’ordine, il nazionalismo e l’euroscetticismo.

Questo articolo di Ian Traynor è uscito sul Guardian con il titolo If you can’t beat ‘em.

da Internazionale

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