Si svolge dal 3 al 12 agosto l'iniziativa della Flai Cgil: una delegazione contatterà gli stagionali nei campi della Capitanata. 70 mila i braccianti coinvolti in Puglia, il 40% irregolari
In viaggio nelle campagne della Capitanata contro lo sfruttamento dei lavoratori stagionali in agricoltura. Si chiama «Rosso pomodoro, dal reality alla realtà», l’iniziativa promossa dalla Flai Cgil che vedrà dal 3 al 12 agosto circa 40, tra sindacalisti e delegati, girare le zone della provincia di Foggia, dove ogni anno, in questo periodo, riparte la raccolta dei pomodori.
«Le condizioni del lavoro agricolo sono un problema che riguarda tutti e il nostro obiettivo è quello di portare la legalità nelle situazioni dove sono evidenti forme di sfruttamento- sottolinea Salvatore Lo Balbo, segretario nazionale della Flai Cgil-. Pianificheremo la nostra presenza mattina per mattina, andremo nelle campagne a trovare i lavoratori in nero e contatteremo i datori di lavoro. Il nostro vuole essere un vero e proprio lavoro sindacale sul campo. Pensiamo, infatti che ci sia una sottovalutazione del problema. Molti italiani pensano che la questione degli stagionali sia più un reality che una realtà. Bisogna invece ritornare a un’etica nel produrre il pomodoro, uno degli ingredienti al centro della nostra cucina nazionale, che spesso ha alle spalle un retroterra di sudore e disgrazie».
Secondo Lo Balbo anche quest’anno la situazione dei braccianti agricoli in Puglia si manterrà stabile. «Costantemente in questa zona sono circa 70 mila i lavoratori stagionali. Una situazione che si porta dietro diversi problemi di legalità, come la clandestinità nel caso dei lavoratori stranieri- aggiunge il segretario della Flai Cgil-. Sappiamo già che dietro questa potente attività economica, che riguarda una materia prima fondamentale nella nostra cucina, ci saranno storie drammatiche di sfruttamento. E la stessa situazione si verificherà anche per la raccolta dell’uva da tavola e degli agrumi. È assurdo- continua Lo Balbo- che nel 2009 il lavoro agricolo continui a basarsi sull’ illegalità. Secondo le nostre stime sono irregolari circa il 40% dei braccianti che lavorano nei campi». Tra gli stagionali, rilevante rimane anche la presenza straniera. «Stime ufficiali non ce ne sono, ma sono molti, annualmente si arriva a toccare anche il mezzo milione solo in agricoltura- aggiunge- e in questo senso non si capisce perché il dibattito sollevato per le badanti, non possa valere anche per questi lavoratori che costituiscono una risorsa fondamentale per la nostra economia».
A livello territoriale la situazione non migliora neanche nelle altre regioni del centro sud. «Dal Lazio in giù le condizioni di lavoro sono più o meno le stesse. Qualche segno di miglioramento si vede nelle zone del nord-continua Lo Balbo-. Questo è dovuto alla mancanza di controlli e a un sistema ormai radicato. I datori di lavoro scelgono deliberatamente di non applicare le leggi, e questo rappresenta una mossa per loro vincente dal punto di vista del potere sociale. In questi casi non si può certo invocare la crisi del settore agricolo perché forme di sfruttamento vengono applicate anche per la produzione dei pomodori pachino, che pure costano tantissimo e sono molto richiesti sul mercato. Non è risparmiando sul costo del lavoro che si abbassa il prezzo dei pomodori».
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da Carta
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