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giovedì 16 luglio 2009

Omicidio Sandri. Giustizia borghese e rabbia ultrà

Due ultrà della Lazio sono stati arrestati dai carabinieri di Roma dopo i disordini avvenuti la scorsa notte nella zona di Ponte Milvio con lancio di sassi e petardi contro un contingente della polizia ed una caserma dei carabinieri. Gli ultrà, alcune decine di giovani, avevano così protestato contro la sentenza della Corte d'Assise di Arezzo, dopo l'omicidio di Gabriele Sandri.Pesanti anche le dichiarazioni dei genitori: «Adesso me lo hanno ammazzato una seconda volta. Come fai a credere nella giustizia? Adesso non ci credi più». Così Daniela Sandri, mentre il padre: «È una vergogna. Come per l’omicidio Aldovrandi a Ferrara non c’è giustizia» e aggiunge «ora penso a una grande manifestazione».

Omicidio Gabriele Sandri. Condanna farsa per il poliziotto Spaccarotella. La rabbia dei familiari e degli ultras

Dopo 4 mesi di processo si avvia verso la conclusione il processo contro il poliziotto Luigi Spaccarotella, assassino dell'ultras laziale Gabriele Sandri. L'11 novembre 2007 dinnanzi ad una baruffa tra tifosi laziali e juventini all'autogrill di Arezzo, lungo l'autostrada A1, l'agente di polizia impugnò e sparò contro i tifosi, colpendo a morte Gabbo, 26 anni rotti dall'ultima delle uscite da film poliziesco delle forze dell'ordine del nostro paese, la cui violenza ha negli ultimi anni disseminato sangue e rabbia dappertutto (dal G8 di Genova con l'uccisione di Carlo Giuliani fino alle morti di Federico Aldrovaldi ed Aldo Bianzino). Determinata fu la risposta delle tifoserie di tutt'Italia: negli stadi vi furono scontri tra polizia e tifosi, nella capitale si scatenò la rivolta degli ultras, che nella sera e nella notte dell'11 novembre accantonarono rivalità e inamicizie reciproche per colpire insieme forze di polizia e obiettivi simbolici dello schifo del calcio moderno.

Il responso che arriva dalla Corte d'Assise di Arezzo è una beffa: 6 anni di reclusione, omicidio colpevole ma non volontario. Spaccarotella si vede assolto dal carico più duro pendente sulla sua testa, richiesto dal pm Ledda, che aveva domandato 14 anni di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale. E' ben poca roba l'aggravante di colpa cosciente data al poliziotto assassino, che si tratterebbe, nel marasma giuridico italiano, di previsione dell'evento. Spaccarotella avrebbe sparato contro Gabriele, secondo i giudici, senza l'intenzione di ucciderlo ma accettando il rischio che quell'evento potesse verificarsi... Una presa in giro: non sono bastati 5 testimoni per convincere dell'arbitrarietà e volontarietà dell'uccisione, lo sbirro può tornarsene a casa avendo salvata la pelle, nella tranquillità di uno Stato che comunque preserva i suoi servitori e non li condanna come invece avverrebbe (e avviene!) per i senza divise e tesserini di ogni risma. Ciò, ovviamente, si scrive senza alcuna velleità giustizialista e forcaiola: non è il carcere o meno per l'agente che cambia la sostanza di un trattamento riservato di cui evidentemente godono le forze dell'ordine nel nostro paese (vedi processi G8 Genova), non è il tribunale il luogo dove si realizza giustizia, o meglio, questi compiono la loro giustizia, scrivendo una storia ordita dal pensiero dominante, che vuole il poliziotto (ma anche il politico il magistrato il banchiere etc) assolto e l'ultimo disgraziato della piramide sociale condannato.

Subito dopo l'emissione della sentenza in aula si sono scatenate le proteste, dei famigliari e degli amici di Gabriele: "infami" e "vergogna bastardi" indirizzati alla corte, la madre di Gabbo si è sentita male, tanta l'amarezza per un processo rivelatosi una farsa. Il gruppo è stato allontanato dall'aula, ma la protesta è proseguita fuori, con il gruppo di tifosi laziali che ha continuato a lanciare grida e slogan.

da Infoaut

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