Già dai primi mesi di vita del Movimento per la Sinistra – Lecce si assisteva a un'evidente frattura tra le realtà periferiche e il nucleo degli ex-quadri di rifondazione, arbitrariamente assegnatisi il ruolo di dirigenti provinciali, risultati autoreferenziali con mire dirigenzialiste, incapaci di sintesi e mediazione fra le diverse anime plurali e composite, che costituiscono l'originalità e la forza del movimento stesso.All'assemblea del 6 luglio scorso si è arrivati faticosamente e finalmente, dopo circa sette mesi di precarietà ormai cronica, contrassegnati da malumori, esclusioni, carenza di informazioni, mortificazione di richieste legittime di ascolto ed espressione, disorganizzazione e fissità; quell'assemblea è inoltre venuta dopo la provocazione ripetuta per ben due volte dell'autoconvocazione del gruppo neritino, in assenza di un segno qualsiasi da parte del gruppo di coordinamento provinciale, pur a ridosso di appuntamenti importanti come le elezioni e l'assemblea nazionale del 3 luglio a Roma.
Il 6 luglio ci è stata data “ufficialmente” l'agognata occasione di confronto e scambio fra le diverse esperienze territoriali. Pensavamo, con la stesura di un documento che riassumesse il dibattito sviluppatosi e desse voce alle valutazioni politiche emerse, si desse il via a un periodo finalmente realmente democratico e fattivo con la condivisione di decisioni e scelte.
Sulla bozza di tale documento vari pareri sono stati esposti da più parti, che chiedevano “aggiustamenti” per niente marginali e integrazioni essenziali, in modo che fosse riportato il reale andamento del dibattito e la posizione generale emersa.
Con fastidio e imbarazzo non solo sugli organi di stampa abbiamo letto la bozza integrale del documento originario senza alcuna correzione né modifica, ma abbiamo dovuto prendere pure atto di una scelta di linea regionalista e campanilista, che ci appaia al movimento “Io Sud”, facendo risultare come logica conclusione un accordo e un apparentamento con quel gruppo, ipotesi, questa, respinta dall'assemblea che ha anzi sottolineato la necessità di avvio di un lavoro politico con forze a noi naturalmente affini, secondo il modello di “case della sinistra” e “tavoli programmatici” già in corso di sperimentazione in realtà locali come Tricase e Nardò.
Quest'ennesimo atto di prevaricazione ci spinge a manifestare un'aperta sfiducia verso il gruppo di coordinamento provinciale e a richiedere in tempi brevissimi la convocazione di un'assemblea di chiarimento e organizzativa, che nomini rappresentanti democraticamente eletti, dando finalmente avvio a quel progetto di elaborazione politica dal basso, vera forza e novità del movimento, che può venire solo attraverso meccanismi interni efficaci, non elitari e soprattutto condivisi.
M.P.S. - Nardò
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