TEHERAN - La tenuta di un referendum popolare sulla rielezione del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad è stata chiesta oggi da un'importante organizzazione di religiosi riformisti iraniani, alla quale appartiene l'ex presidente Mohammad Khatami. Ma la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, ha invitato tutte le autorità a "fare attenzione a come parlano" e ha nuovamente accusato potenze straniere di essere dietro alle proteste contro la conferma di Ahmadinejad. L'Associazione del clero combattente ha affermato in un comunicato che "poiché milioni di iraniani hanno perso fiducia nel processo elettorale", l'unico modo per riguadagnarla è "l'organizzazione immediata di un referendum su ciò che è successo da parte di organi indipendenti". Anche l'ex presidente pragmatico Akbar Hashemi Rafsanjani, parlando venerdì come guida della preghiera a Teheran, ha affermato che il Paese attraversa "una crisi" e ha invitato il regime a fare tutto il possibile per riguadagnare la fiducia del popolo, compreso il rilascio di tutti gli arrestati. La liberazione degli arrestati, tra i quali figurano numerosi esponenti di primo piano del movimento riformista, è stato chiesto anche da Khatami in un incontro con i familiari di alcuni di loro, così come dall'ex candidato moderato Mir Hossein Mussavi.
Tenerli in prigione, ha affermato Mussavi, citato dal sito a lui vicino Ghalamnews, non risolverà la disputa sul risultato delle elezioni. E accusarli di essere in combutta con potenze straniere è "un insulto". Ma Khamenei, che ha legittimato la rielezione di Ahmadinejad, é tornato oggi ad accusare Paesi occidentali di avere fomentato le proteste di piazza con l'aiuto "dei loro mezzi d'informazione". Teheran ha affermato in particolare che la Gran Bretagna ha ordito un complotto contro le presidenziali e nove dipendenti iraniani dell'ambasciata britannica a Teheran sono stati arrestati il 27 giugno con l'accusa di avere avuto un ruolo nel fomentare le manifestazioni di piazza. L'ultimo di loro ancora in stato di detenzione, Hossein Rassan, è stato rilasciato ieri sera su cauzione. Ma l'ayatollah Khamenei ha anche avvertito che tutte le autorità dello Stato devono prestare "la massima attenzione" alle loro dichiarazioni. Un messaggio che sembra doversi mettere in relazione alle critiche pronunciate da Rafsanjani, seguite da nuove dimostrazioni di piazza e scontri con le forze di sicurezza.
"Se la nazione sente che nelle dichiarazioni fatte da certe autorità vi è un segno di ostilità verso il sistema islamico e certe mani sono al lavoro per aiutare un movimento che cerca di portare un colpo all'establishment, la nazione prenderà le distanze da quelle autorità", ha aggiunto la Guida suprema. Un ulteriore segnale di confusione è stato dato oggi dalla smentita di Esfandiar Rahim-Mashai di una notizia data ieri dalla televisione di Stato in inglese PressTv, secondo la quale aveva deciso di rinunciare alla carica di primo vice presidente alla quale l'ha nominato Ahmadinejad, che tra l'altro è suo consuocero. "E' una voce diffusa da qualcuno che vuole rovinare l'immagine del governo", ha detto Rahim-Mashai, che nei giorni scorsi era stato preso di mira da ambienti fondamentalisti vicini allo stesso presidente per avere detto lo scorso anno che l'Iran può essere "amico del popolo israeliano".
di Alberto Zanconato da Ansa.it
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