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sabato 17 luglio 2010

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Tommaso Fiore, Un popolo di formiche
Palomar, Bari
Euro 10,33
C’è una corda civile che lega Torino al Mezzogiorno, oltre e prima la catena operaia dell’emigrazione. Torino e la cultura azionista di cui fu guida Piero Gobetti; il Sud ed il meridionalismo di Gaetano Salvemini. Se Gobetti ebbe come maestro lo storico pugliese; Tommaso Fiore, il cantore dell’epopea contadina delle genti pugliesi, ebbe come maestro il padre della Rivoluzione liberale. Ma Torino fu anche la città di Carlo Levi, del cui Cristo si è fermato a Eboli l’opera di Fiore rappresenta un’ideale anticipazione.

Un Popolo di formiche è la cronaca, infatti, di un viaggio: un viaggio nella storia dei cafoni pugliesi, anzi, come dirà Levi, un discesa nell’Averno della non-storia. L’idea che Fiore propone a Gobetti è quella di inviare delle corrispondenze che raccontino il Sud, quel mondo «serrato nel dolore e negli usi, senza conforto, senza dolcezza». Nasce così il libro di Fiore, originariamente composto di quattro lettere inviate a Gobetti e pubblicate su «La Rivoluzione liberale». Le altre due, che appaiono nella prima edizione del 1951, erano state pubblicate su un’altra rivista, «Coscientia», quando Gobetti era già esule a Parigi. Del 1956 è la seconda opera più importante di Fiore, Il cafone all’inferno.

Tommaso Fiore scrive nel 1925, dunque 25 anni prima della pubblicazione del Cristo di Levi. La poetica delle micro-storie, alcuni temi e suggestioni delle Formiche le ritroviamo nel racconto di Carlo Levi. E’ la conferma di un dialogo a distanza, virtuale, circolare e serrato, Nord-Sud, dentro il cenacolo di quella che, forse, è stata la migliore intellettualità italiana del dopo-guerra.

Le Formiche non sono un saggio e neppure un romanzo; sono un reportage in forma epistolare. Oggetto di osservazione e di cronaca è la Puglia, percepita come “un’espressione archeologica”: le campagne dei Trulli; l’Alta Murgia, il Salento, il Metapontino, il Tavoliere.

Il resoconto giornalistico non ha, tuttavia, soffocato l’anima profonda di questa opera commovente. E questa emerge in un sentimento di rivelazione: «Mi chiederai», scrive Fiore a Gobetti, «come ha fatto questa gente a scavare ed allineare tanta pietra. Io penso che la cosa avrebbe spaventato un popolo di giganti. Questa è la Murgia più aspra e più sassosa; per ridurla a coltivazione facendo le terrazze (…) non ci voleva meno della laboriosità di un popolo di formiche».

E così più profondamente di Carlo Levi nessuno poteva rimpiangere Fiore: «(…) Da lui molto abbiamo imparato, in tempi in cui i maestri erano rari (…) Abbiamo imparato da lui che cosa fosse la vita nel Mezzogiorno, e in che modo potesse essere vista nella sua verità, negli anni ormai così lontani da sembrare appartenere a un altro secolo (…)».

3 commenti:

  1. ovviamente vi riferite al buon tommaso fiore, storico e rivoluzionario, perchè se penso all'assessore alla salute attuale della giunta vendola penso ad un popolo che paga nuovi tickets sui farmaci, penso a mamme che non potranno mai più ed in modo definitivo partorire all'ospedae di nardò che viene ridoto da questa giunta a semplice poliambulatorio, penso ad un tommaso fiore e ad un nichi vendola che hanno preso per il culo un popolo di nardò e non solo: promettendo la riapertura di ostetricia e nido e invece ci chiudono anche ortopedia che era l'unico reparto che da 15 anni reggeva l'economia del presidio ospedaliero di nardò.
    grazie a tommaso fiore storico siamo più ricchi culturalemnte, grazie a fiore e vendola di oggi siamo più poveri.
    MAURIZIO MACCAGNANO

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  2. ... e i tagli dello strozzino Tremonti te li sei dimenticati caro Maurizio Maccagnano?

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  3. Il 28 maggio 2010 nelle stanze della Cittadella della Carità di Taranto, innanzi un notaio, si costituisce la Fondazione San Raffaele del Mediterraneo. Gestirà il complesso ospedaliero da costruire nel quartiere Paolo VI del capoluogo jonico.
    Presidente della Fondazione San Raffaele Monte Tabor di Milano, ispiratore e protagonista della Fondazione San Raffaele del Meditteraneo, è Don Luigi Verzè.
    Triste scherzo del destino ecclesiastico: nell’anno 1964 fu Papa Paolo VI, Giovanni Battista Montini, a sospendere dal sacerdozio Don Luigi Maria Verzè con l’ammonimento “… occupati più di sacramenti che degli affari”.

    Sono presenti e firmano l’atto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, Angelo Domenico Colasanto per l’Asl Taranto e Vito Santoro del San Raffaele di Milano. Il Consiglio di amministrazione è formato da Paolo Ciaccia (presidente, avvocato, designato dalla Regione Puglia), Renato Botti( vicepresidente, nonchè direttore Area Sanità San Raffaele di Milano), Vittorio Dell’Atti (presidente Collegio sindacale, professore Ordinario Economia aziendale Università di Bari). Consiglieri i signori: Enrico Piana e Vito Santoro in rappresentanza della Fondazione San Raffaele di Milano, il professor Gianvito Giannelli e Rosa Moscogiuri in rappresentanza della Regione Puglia. Il costo del nuovo Ospedale Polo Tecnologico è di 120 milioni di euro, versati interamente dalla Regione Puglia.
    Perplessità affiorano in merito al’opzione della Fondazione San Raffaele di Milano fatta dalla Giunta regionale pugliese. Il Consiglio di Stato di recente ha sentenziato che la Fondazione San Raffaele milanese “… svolge attività commerciale…il fatto che non persegua utili o che gli utili siano reinvestiti nell’attività non esclude che essa svolge iniziative di carattere economico con modalità tali da consentirle di permanere sul mercato e di concorrere con altre strutture enti e società che operano nel settore sanità”.
    E allora, perchè il Governo pugliese non ha indetto la dovuta gara d’appalto per la conduzione del nosocomio tarantino? Il possibile conflitto d’interessi della famiglia Berlusconi a fronte della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo si evince dal fatto che a fine dicembre 2009 i Berlusconi si aggiudicano, con il 24% delle azioni, la maggioranza della MolMed spa, sede a Milano. Quest’ultima che cosa è? Acronimo che vuol dire “molecular medicine”, sodalizio imprenditoriale specializzato in biomedicina e sviluppo di terapie inerenti le patologie del cancro.
    Il 26 aprile 2010 l’assemblea di MolMed spa – Fininvest 24%, Science Park Raf 20,98%, Airan Servicos de Consultadora e Marketing Lda 14%, Delfin Sarl 8,5%, H. Equity Sicar 8,12%, Arnar Bank 2,15% e il 21,956% al Mercato borsistico – elegge il consiglio di amministrazione.
    Chi c’è dentro? Luigi Berlusconi,figlio di Silvio, Renato Botti, Maurizio Carfagna, Riccardo Cortese, Sabina Grossi,Marina Del Bue, Alessandro De Nicola, Alfredo Messina, Paolo Michele Castelli, Massimiliano Frank. Azionisti di Molmed spa sono due sodali dell’on. Silvio Berlusconi: Ennio Doris con l’8%( presidente di Banca Mediolanum, ....
    insomma avete capito chi è vendola?

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