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martedì 11 maggio 2010

Malasanità in carcere

Lettera aperta a Francesco Ceraudo, Presidente Associazione Nazionale Medici Penitenziari.

In carcere per non affogare devi lottare, devi lottare per qualsiasi cosa … e scrivere per far sentire la tua voce.
Nell’Ordinamento Penitenziario, all’articolo 11, si legge:
“L’assistenza sanitaria è prestata, nel corso della permanenza nell’istituto, con periodici e frequenti riscontri, indipendentemente dalle richieste degli interessati.”
Invece, la sanità in carcere è cattiva, mostruosa e sadica.
Sono un ergastolano, un uomo ombra con l’ergastolo ostativo a qualsiasi beneficio, di cinquantaquattro anni e da quasi venti in carcere.
Passavo le mie giornate in carcere studiando, leggendo, scrivendo e facendo tutte le mattine, nell’orario dell’aria, una corsa di un’ora intorno al cortile del passeggio.
Correvo tutti i giorni, con il sole, il vento, la pioggia e a volte con la neve in faccia.
In questi anni, per almeno un’ora al mattino, mi sono sempre sentito un uomo libero perché i miei pensieri hanno sempre corso insieme alle mie gambe scavalcando il muro di cinta.
Dal mese di luglio 2009 non posso più correre: un problema al ginocchio mi sta impedendo di svolgere qualsiasi attività fisica.
Dal mese di luglio 2009 ho chiesto una risonanza magnetica o una semplice visita ortopedica, senza mai aver avuto nessun riscontro dall’attuale Dirigente Sanitario dell’Istituto.
Mi dicono che c’è d’attendere, che anche fuori i liberi cittadini attendono. Probabilmente è la verità, ma in carcere si campa con poco, con niente si muore: quella corsa che facevo al mattino mi teneva in vita.
Per almeno un’ora, quella corsa mi faceva sognare di correre nei campi pieni d’erba o nella sabbia delle spiagge del mare di dove sono nato.
Quella corsa mi aiutava a fuggire dalla mia pena che non avrà mai fine.
Ora le mie giornate sono ancora più tristi e vuote e la notte non riesco a dormire bene.
In tutti questi mesi ho chiesto a tutti e ho sollecitato a medici e a direttori, ma ancora nulla!
Chiedo solo, dopo oltre dieci mesi, una visita ortopedica e una risonanza magnetica per sapere che cosa ha il mio ginocchio e se ho la speranza di essere curato per ritornare un giorno a correre!

Carmelo Musumeci
Carcere di Spoleto, Maggio 2010

1 commento:

  1. Sto vivendo indirettamente (mio figlio e' detenuto) una situazione ancora piu' grave. E' veramente una vergogna sociale. Non e' vero niente che la salute e' tutelata. I carceri sono delle camere di tortura e sadismo per soddisfare le frustrazioni di chi ci lavora dentro. Che senso ha? C'e' un muro di gomma impenetrabile e forse, per chi sta fuori, l'unica soluzione per farci ascoltare e' di darci fuoco davanti alla porta di entrata.

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