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sabato 13 marzo 2010

Uno sciopero "debole", salvato dagli studenti



Tutti i settori incrociano le braccia, manifestazioni in molte città. Ma le parole d'ordine del sindacato sono insufficienti e le piazze sono riempite dagli studenti.

La tanto agognata "prova di forza" della Cgil è alla fine arrivata: migliaia e migliaia le persone che sono scese in piazza oggi in tutta Italia per lo sciopero generale di quattro ore - otto solo nel pubblico impiego, scuola e sanità. Il sindacato di Corso Italia rivendica il diritto al lavoro, la riforma del fisco e l'integrazione dei lavoratori migranti. Sotto accusa, in particolare, l'inerzia dell'esecutivo di fronte alla crisi.

Fino a qui tutto bene, verrebbe da dire: parole d'ordine inattaccabili e tanti buoni propositi, alte adesioni e il Wall Street Journal che dà ragione ad Epifani... e invece NO! Lo sciopero di oggi è stato debolissimo, tanto nella sua costruzione quanto nella sua effettiva manifestazione di forza che non si è vista se non nei freddi tabulati percentuali delle adesioni... Innanzitutto uno sciopero generale che ha avuto un parto lungo e doloroso. Elettoralistico nei fini (secondo le voci più maligne che spesso però le più lucide) e di basso profilo nella piazza, avvelenato da un imminente Congresso nazionale che si preannuncia molto teso (percorso com'è stato da un "centralismo democratico" epifaniano che ha impedito una reale espressione di democrazia sindacale della base).

Le tanto gettonate parole d'ordine poi sono l'emblema di un trinceramento del sindacato confederale nella retorica rassicurante (ma perdente!) di una difesa del lavoro tutta limitata al mondo del lavoro pubblico o dipendente. Laddove questo sembra essere esclusivamente trattato come massa di manovra da mobilitare in scadenze simili, senza impatto e senza la più minima capacità d'incidere nei rapporti forza complessivi. Non ci si sorprenda allora se poi, questi stessi lavoratori, decidono di starsene a casa o viversi la giornata come sacrosanto momento di vacanza e riposo. Del resto forse, a Epifani e alla sua cricca la cosa non dispiace poi tanto, contenti e soddisfatti di corteini che non arrecano disturbo, permettono comizi finali senza increspature e vengono diligentemente ripresi dalle telecamere dei Tg nazionali.

E' l'idea stessa di una battaglia sindacale così articolata che non tiene più: non esiste solo più il pubblico impiego o il lavoro salariato di fabbrica. Cosa dice Epifani alle migliaia di lavoratori autonomi a reddito intermittente, agli studenti-lavoratori-precari che affollano le facoltà, ai precari permanenti in perenne stato di collasso psichico, alla miriade di "nuovi lavori"...? Cosa dice riguardo all'ipotesi di uno reddito universale ?

Gettito fiscale e difesa dell'art. 18 sono sacrosanti ma non bastano. tocca ripensare una più complessiva figura media del lavoratore-precario di oggi. I più l'art.18 non l'hanno visti neanche col cannocchiale. E il fisco è un oggettivo nemico di tanti lavoratori 'in proprio' strozzati da crisi e politica fiscale che in Italia tutela esclusivamente le fasce molto alte e la ricchezza da rendita, schiacciando sotto il suo tallone tutti quanti, dipendenti e "autonomi".

Dire questo ovviamente non significa dar ragione a Cisl-Uil, il gatto e la volpe dell'ex unità sindacale, che oggi comodamente seduti sulle loro padronali poltrone, van blaterando di necessità di "superamento della contrapposizione" e altri squallidi stratagemmi di concertazione.

Per fortuna ci sono gli studenti! Loro oggi hanno riempito le piazze, loro sono ben consapevoli del futuro che li attende e della progressiva trasformazione delle loro scuole in formazione impoverita e grandi agenzie di disciplinamento di massa per un lavoro futuro senza prospettive, precario, mal pagato, incerto e soprattutto senza diritti. In decine di migliaia hanno attraversato e ravvivato le piazze altrimenti morte dello sciopero sindacale, ben sapendo che l'opposizione alla riforma Gelmini, da rilanciare con forza il prossimo autunno, è solo un tassello di una più generale battaglia di riconquista e riappropriazione.


Infoaut/Redazione

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