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lunedì 8 febbraio 2010

23 pallottole davanti al teatro milanese dove va in scena Giulio Cavalli

Giulio Cavalli è un rompiballe. Uno di quei rompiballe che ce ne vorrebbe qualche centinaio per rendere questo Paese un posto appena appena vivibile invece della fogna in cui si è trasformato. Questa sera Giulio il giullare non è riuscito ad andare in scena a Milano. Non per la neve. Non per un problema tecnico. Non è andato in scena per 23 pallottole messe in bella vista davanti al teatro. Ventitre, numero tondo ed inequivocabile. Pallottole trovate dagli agenti della Digos milanese che ormai lo seguono giorno per giorno. A cento passi dal Duomo.
Eh si, Giulio Cavalli è un vero rompiballe. Perché questa sera ha deciso di non andare in scena. Anche se il pubblico l’avrebbe voluto vedere comunque. «Facce ride… facce piagne…», uno quasi vorrebbe che la cosa finisse lì. No, Giulio è talmente rompiballe che non è riuscito e non ha voluto andare in scena con l’angoscia di sentirsi ancora e ancora minacciato. Perché Giulio è anche una persona seria e con quello stato d’animo avrebbe fatto un pessimo spettacolo e un pessimo servizio al suo pubblico. Perché Giulio è prima di tutto uomo civile e artista, voce narrante di una Lombardia colonizzata da omuncoli d’onore con commercialista brianzolo. Nomi, cognomi e presa per culo. Questa è l’arte del giullare Cavalli. Tu sei un mafioso? E io ti porto in scena, ti svelo, metto in ridicolo la tua criminalità, umanità presunta, presunto potere.

Scrivo mentre ho ancora dentro la testa le sue parole appena pronunciate al telefono. «Non se ne può più. Non di andare avanti, non di continuare a fare questa storia. Non se ne può più di fare le cose secondo i dettami della buona educazione, dell’opportunità politica. La cosa assurda è che dopo che ti minacciano la prima, la seconda, la terza volta, sembra che non sia possibile più raccontarla sta storia. Io mi sono rotto le palle di essere responsabile, ben educato».

Quando Giulio si è candidato in molti temevamo un’escalation della minaccia e dell’intimidazione. Puntualmente è arrivata. Omuncoli senza fantasia, senza onore. Fa paura il buffone? Fa paura la risata? Eh si, che fanno paura.

Giulio Cavalli è un rompiballe.
Non riesce a stare a tavola e spesso sbaglia posate.
E poi parla sempre forte.
Ride che sembra un raglio e si specchia sempre troppo poco spesso.
A volte ti fa incavolare come solo un attore di razza riesce a fare. Giulio è così.
È un uomo. E andrà in scena. E farà la sua campagna elettorale.
E non starà zitto e racconterà anche le sue paure. Perché Giulio è un uomo, non un quaquaraquà

http://www.orsatti.info/archives/2958
da Indymedia







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