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mercoledì 27 gennaio 2010

Se questo è un uomo

di Primo Levi

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

1 commento:

  1. Primo Levi tramite questa poesia, non usando i paroloni dei grandi poeti, ci fa capire quello che era lo stato in cui vivevano i poveri deportati.
    Conclude la poesia lanciando una maledizione a tutti coloro che non crederanno e rifiuteranno di ricordare.
    Caro Primo Levi, le tue parole, soprattutto in questo specifico periodo storico, non sono per nulla ascoltate.
    Il revisionismo fatto dall'estrema destra, vedi Luca Romagnoli, è spaventoso. Alcuni ignoranti asseriscono che quello che è successo è stato manipolato e gonfiato, inoltre sono convinti che "non sono morti tanti ebrei".
    Fanno la conta delle vittime.
    Se tutto questo sta accadendo nonostante ancora ci siano dei superstiti che hanno visto l'orrore, la paura, l'odio tra uomo e uomo con i loro occhi e lo raccontano, quando moriranno cosa accadrà??? Diranno che quei superstiti che hanno avuto la foirza di raccontare erano semplicemente frutto della nostra fantasia???
    L'uomo non mi sorprende più.
    Vorrei che la terra ci inghiottisse lasciando spazio a creature più nobili di noi.
    Ricordiamoci ogni giorno della barbarie umana, non istituzionalizziamo questo giorno.

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