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venerdì 18 dicembre 2009

Sui rom disobbedì alla Lega rimosso il prefetto di Venezia

VENEZIA - Per uno "sgarbo" al ministro dell'interno, il prefetto perde il posto. Ha commesso l'"errore" di non opporsi all'insediamento di trentotto famiglie di nomadi in un villaggio di Mestre costruito appositamente dal Comune con una spesa di 2,8 milioni e duramente contestato dalla Lega. Per questo Michele Lepri Gallerano, 64 anni, napoletano, prefetto di Venezia da appena quattro mesi, è stato rimosso da Roberto Maroni. Per ora verrà collocato "fuori ruolo" presso la Presidenza del Consiglio. Poi, annuncia il Consiglio dei ministri, diventerà commissario dello Stato per la Regione Sicilia.La motivazione ufficiale, all'interno di un vasto movimento di prefetti in tutta Italia, non parla del campo nomadi. Ma per il sindaco Massimo Cacciari, che giudica la rimozione "di una gravità eccezionale", è proprio questo che viene imputato al prefetto. "È stato rimosso per ragioni esclusivamente politiche, per una vendetta politica" dice. D'accordo anche il governatore veneto del Pdl Giancarlo Galan: "Mala tempora currunt. Mi colpisce assai negativamente la notizia che un bravo servitore dello Stato sia stato "burocraticamente" rimosso. Qualche volta è capitato anche a me di criticare qualche prefetto, ma non è mai accaduto che alle mie critiche facesse seguito un trasferimento". Dello stesso avviso un altro esponente del Pdl, il senatore Maurizio Saia, che parla di "sconcerto e preoccupazione", e di "motivazioni del tutto incomprensibili".

Tra l'altro, spiega Cacciari, il prefetto non avrebbe comunque potuto impedire l'insediamento dei nomadi, che era stato legittimamente deciso dal Comune specie dopo che il vecchio campo era stato dichiarato del tutto inagibile dall'Asl per "gravissime carenze igieniche e sanitarie". Il nuovo villaggio era stato autorizzato anche da sentenze del Tar e dal Consiglio di Stato in seguito ai ricorsi di alcuni comitati di cittadini contrari all'insediamento. Per questo il sindaco parla di "decisione indecente" da parte di una politica "rozza, intollerante e stupida", e di una "volgare vendetta politica che vuole colpire un funzionario dello Stato di provata lealtà, che non ha colpa alcuna".

Contro il nuovo villaggio, una serie di casette prefabbricate con la piazzola per le roulotte, in cui la scorsa estate erano stati trasferiti gli zingari di etnia sinti di un vecchio e fatiscente campo nomadi alla periferia di Mestre, si erano levati gli strali del Carroccio, che aveva inscenato diverse manifestazioni. E la presidente leghista della Provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto, aveva chiesto l'intervento del prefetto. "Mi ero fatta portavoce del ministro Maroni nella richiesta di un'ispezione per verificare le modalità di passaggio dalla vecchia alla nuova struttura, ma la mia richiesta era rimasta inevasa", spiega la Zaccariotto, che ora non piange certo per la rimozione del prefetto: "Evidentemente sono state fatte tutte le valutazioni e le verifiche del caso".

Insorge invece il centrosinistra. Per il Pd è una "decisione che sgomenta, volgare nelle forme e violenta nella sostanza politica". Iginio Michieletto, consigliere regionale del Pd, parla di "uso leghista del potere" che trasforma le istituzioni nel "braccio armato dei settori più xenofobi di un governo impegnato nella guerra a ogni pratica di umanità". Per l'esponente dei verdi Gianfranco Bettin, uno dei tre esponenti del centrosinistra candidati a succedere a Cacciari, è "la nuova intollerante casta padana che vuole dei podestà: al posto del federalismo preferiscono i federali". Per il Prc è "un ennesimo atto di prepotenza". E l'Idv annuncia che porterà il caso in Parlamento.

da Indymedia

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