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martedì 3 novembre 2009

La società del moussakàs

Helene Paraskeva è una scrittrice nata ad Atene. Vive a Roma dal 1975. Questa è la seconda puntata della sua serie Menù antirazzista.

Per descrivere i processi d’integrazione tra etnie i sociologi usano diverse metafore. Per esempio, la società statunitense, formata da immigrati provenienti da tutto il mondo in epoche diverse e assimilati a un modello culturale unico, era paragonata a un crogiolo, il famoso melting pot. Altri esperti usano la metafora culinaria della salad bowl, l’insalatiera con vari tipi di verdure che, condite insieme, hanno un sapore armonioso.
Anche il moussakàs, piatto completo dal sapore unico (anzi, epico), può essere paragonato a una società in evoluzione, che passa dal modello multiculturale a quello interculturale. Per la preparazione del moussakàs bisogna disporre in una teglia tre strati di cibi differenti, cucinati in maniera diversa. Il primo strato è di melanzane fritte, anche se alcuni usano le patate. Sopra, dopo una spolverata di parmigiano, si mette uno strato di ragù e infine, dopo un’altra spolverata di parmigiano, si aggiunge la besciamella.
Il moussakàs è multiculturale perché i suoi ingredienti vengono da diverse parti del mondo. La melanzana è d’origine asiatica, la patata proviene dagli altopiani andini, il pomodoro – che gli aztechi chiamavano tomatl – viene dall’America centrale, il parmigiano è italiano, la besciamella è una salsa raffinata d’ideazione francese e la carne macinata del ragù è la migliore, quella del luogo. L’olio di oliva non può che essere mediterraneo. Quando gli strati sono pronti, si mette tutto in forno per circa mezz’ora.
Oltre a essere multiculturale, il moussakàs è l’esempio concreto di una società interculturale. I suoi ingredienti non sono schiacciati, spremuti o pestati. I componenti di questa società comunicano tra loro senza perdere identità, pur essendo di origini diverse. Ogni ingrediente è insaporito dall’olio di oliva, che mette in relazione i diversi sapori e ne facilita la convivenza.
Si dice del moussakàs che diventa migliore il giorno dopo la cottura. L’interculturalità è un processo che ha bisogno di tempo per crescere e maturare. Ma, intanto, bisogna cominciare. Helene Paraskeva

da Internazionale

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