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sabato 28 novembre 2009

" I Senzanima"

di Alfredo Cosco
Eccoci alla seconda uscita de L’UOMO OMBRA, la rubrica che Carmelo Musumeci (detenuto con ergastolo ostativo nel carcere di Spoleto),Leggete questa pagina con cura e attenzione. In onore di tutti i muri bianchi rimasti fermi ad aspettare il sangue. In onore e in memoria dei piccoli gulag di periferia, della carne al macello. Quante volte mi colpirai? Mentre nella cella attendo la mia dose quotidiana… quante volte mi tratterai come un cane?

Sento queste parole rimaste intrecciate tra i pavimenti, i tavoli, e le inferriate. Come impronta energetica, atmosfera di un luogo, memoria delle cose. In memoria dei fuscelli al vento, ma anche dei veri criminali, che nessuno può essere selvaggemente pestato, e punito, fosse stato anche un vero criminale. 15 giorni a fissare il muro. In una cella vuota. Senza televisione e radio. Senza libri e giornali. Senza tavolo. Senza letto. Senza coperte. Senza assolutamente nulla. A sentire scavarti i minuti peggio di una tortura cinese o di un campo koreano. Invocando disperatamente il sonno, dopo ore e ore di straniante follia del nulla. Almeno il sonno, strappandolo il sonno nonostante il freddo non ti dà tregua e non hai nulla dietro cui coprirti. Ma dormi, dormi ragazzo.. fai di tutto per dormire. Abbracciandoti le ginocchia, almeno darai un pò di calore al petto. Dormi come una rana, ma almeno dormi. Così per qualche ora i sogni ti porteranno lontano. Dormi per non impazzire.
Ragazzi ho provato a pensare ai 15 giorni di isolamento totale di cui parla Carmelo in questo testo. Se ci provata vi esplode la testa. Nessuno ha mai provato una esperienza del genere. E anche i dettagli.. il freddo.. ricordo le notti in cui a Roma attendevo il notturno e magari ritardava di un’ora o più. Ed era un inverno così freddo che le mani erano marmo ghiacciato e nonostante giubino e maglioni saltellavi in preda a una insofferenza rara. E poi il lungo viaggio in un autobus scasciato (almeno altri quaranta minuti) fino a casa. Ma tutto quello era Disneyland rispetto a ciò che descrive Carmelo. Il freddo se non puoi scaldarti, ti entra nelle ossa come un tormento che ti occupa la mente e i pensieri. Che significa allora stare per 15 giorni.. e poi altri.. 15.. e poi altri 15 giorni in una cella fredda.. senza riscaldamento, coperte, lenzuole? Senza nulla su cui far poggiare la mente per provare anche solo a distrarsi?
Scrive bene Carmelo. La corruzione del carcere non investe solo il carcerato. Investe anche e ancora di più gli operatori carcerati. L’Assassino dei Sogni non contempla vincitori. Questo è un passaggio che può aiutare nel tempo a liberare dall’odio. A loro modo anche gli autori di questi crimini contro i detenuti, a loro modo.. sono dele vittime; di un genere diverso, ma delle vittime. Spezzare la cappa di nera nube tossica che l’Assino dei Sogni emana intorno a sé come un demone tolkeniano è un richiamo di liberazione per tutti, detenuti e carcerieri. Non è un urlo rancore, né sogni di vendette di sangue su carcerieri impalati.
E mentre vi scrivo queste pagine, si moltiplicano le voci di chi propugna il ritorno alle super carceri lager… Pianosa soprattutto. Destra e sinistra intonano in coro punizioni esemplari e regimi di eccezionalità. Ma alcuni non dormono e non staranno ad applaudire mentre altre celle di rigore e muri bianchi verrano edificate tra le spire e le branchie dell’Assasino dei Sogni.

Vi lascio alla rubrica di Carmelo..


I senzanima

Dopo la morte di Stefano Cucchi un altro morte nel carcere di Parma, quella di Giuseppe Saladino.
Sempre su questo istituto leggo sul Corriere della Sera di mercoledì 11 novembre del 2009:
-…Stava scontando una condanna all’ergastolo in regime di 41 bis. La procura di Bologna ha aperto un fascicolo contro ignoti sulla sua morte, ipotizzando il reato di istigazione al suicidio.
Conosco bene il carcere di Parma, dopo quello dell’Asinara è stato uno dei più fuorilegge istituti in cui sono stato detenuto.
Di quel carcere mi ricordo bene le celle di rigore, dove mi avevano messo per essermi ribellato contro le guardie che avevano strappato e calpestato con le loro scarpe le foto dei miei figli durante una perquisizione perché non era consentito averne più di dieci.
Mi ricordo come se fosse ieri di quei 15 giorni nella stanza liscia al freddo senza letto, lenzuola, coperte, a fissare le pareti sporche e sgretolate della cella per ore e ore.
In ostaggio della delusione, della tristezza e della sofferenza.
Senza nulla, quindici giorni solo con i miei pensieri, la mia rabbia, il mio cuore e la mia anima a cercare di fare il morto, cercando dentro di me l’amore per rimanere vivo.
In carcere in Italia non si viene solo ammazzati, istigati al suicidio, picchiati, abbandonati come sacchi di spazzatura, ma si viene soprattutto umiliati levandoti la voglia di vivere.
Finiti quei 15 giorni di punizione, il massimo ininterrottamente consentito, dopo un giorno in sezione, me ne hanno dati altri 15 e poi ancora altri 15 giorni.
È facile interpretare e ingannare la legge per gli uomini dal cuore nero dell’Assassino dei Sogni (il carcere) perché loro sono i buoni e noi i cattivi.
L’Assassino dei Sogni si ritiene al di sopra di qualsiasi legge.
L’Assassino dei Sogni non è mai quello che sembra perché è molto peggio di quello che si crede.
E non è vero che la colpa dell’illegalità in carcere è a causa solo di alcune mele marce.
No! Piuttosto è il contrario: in carcere ci sono solo alcune mele buone.
Il carcere è cancerogeno non solo per chi è detenuto, ma è anche cancerogeno, se non di più, per chi ci lavora.
E come si può pensare di garantire la sicurezza sociale non facendo vedere il cielo, le stelle e la luna ai detenuti sottoposti al regime di tortura del 41 bis?
Come si fa a tenere in carcere tossicodipendenti che ne hanno bisogno di cure?
Come si fa a tenere una persona dentro per sempre con l’ergastolo ostativo, colpevole soprattutto di avere rispettato le leggi della terra e della cultura di dove è nato e cresciuto?
Il carcere in Italia è una macelleria e al macellaio non fa più impressione la vista del sangue, perché perde la sua umanità e non crede più che la pena abbia nessuna funzione rieducativa.
I macellai, le mele marce, i senzanima, chiamateli come vi pare, si sentono così buoni che possono ammazzare, picchiare e distruggere cuore e anime di persone che hanno sbagliato, ma non per malvagità come invece hanno fatto le persone che hanno ucciso Stefano Cucchi.

Carcere Spoleto novembre 2009

(tratto da www.urladalsilenzio.wordpress.com )

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