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giovedì 19 novembre 2009

Gli invisibili dell’autobus 91


Francisca Rojas è una scrittrice nata a Santiago del Cile. Vive a Bologna da tredici anni.

Sembra che il corpo dell’immigrato debba essere condannato all’invisibilità, non solo amministrativa ma anche biologica. “Spostatevi in fondo perché puzzate”. A Bologna la conducente di un autobus ha mandato due pachistani a sedere in fondo alla vettura con questa scusa. È successo il 29 ottobre sull’autobus 91, che da Calderara di Reno porta a Bologna.

L’episodio è stato reso noto da una signora bolognese, che è intervenuta chiedendo il numero di matricola dell’autista. In questo modo è riuscita a dar voce ai due pachistani.

Sohail Anjum, uno dei ragazzi coinvolti, ha 27 anni e vive in Italia da più di sei. Come il suo amico Qasim Muhammed, lavora a Roma dove assiste un anziano. Appena possono, i due tornano a Bologna perché hanno vissuto qui in precedenza e hanno ancora amici e parenti.

Sohail è anche il capitano della squadra di cricket che ogni fine settimana si ritrova a giocare al campo sportivo di Calderara. Come molti suoi connazionali, è un appassionato di questo sport. Sulla vicenda ha poco da dire. Di quel giovedì sull’autobus ricorda la sensazione di smarrimento e il desiderio di non fare troppo chiasso per non provocare altri scontri. Gli è chiaro, però, che nel suo paese un fatto simile sarebbe impensabile tra persone considerate alla pari.

Offese e diffidenza
Sohail è grato alla donna che si è presa la responsabilità di denunciare il comportamento dell’autista alla stampa e all’Atc, l’azienda bolognese dei trasporti pubblici. La signora, racconta Sohail, li ha invitati a tornare nella parte anteriore del 91, ma loro hanno preferito rimanere indietro. Su questa linea – e non è l’unica a Bologna – si è tacitamente consolidata una separazione: gli italiani stanno davanti, gli immigrati in fondo. Come Sohail e Qasim, molti stranieri si mettono in disparte nel tentativo di evitare sguardi diffidenti e offese, lasciando libero uno spazio che alcuni considerano loro.

La vicenda ha fatto emergere altre testimonianze. Ci sono conducenti che non “vedono” le fermate dove ci sono dei rom ad aspettare e ci sono passeggeri convinti che gli stranieri siano sporchi e non paghino il biglietto. Oppure succedono episodi come quello del ragazzo bengalese che si è sentito urlare dall’autista di tornarsene a casa sua perché era salito dalla porta centrale. Nel 2007 uno studente messicano della Johns Hopkins university è stato picchiato dall’autista dell’autobus su cui viaggiava perché si era fermato sulla porta ad aspettare che un ragazzo disabile salisse con calma. Poche settimane fa l’autista è stato condannato a sei mesi di carcere per lesioni, ingiurie e minacce con l’aggravante della discriminazione razziale.

Un gesto di valore
Gli italiani che cercano di difendere gli stranieri vengono spesso zittiti. E i fatti che escono alla luce sono pochi in confronto a una realtà quotidiana dove i comportamenti razzisti – come sottolinea la Rete provinciale anti-discriminazione – sono considerati normali e non vengono pubblicizzati.

Sohail riconosce il valore del gesto di solidarietà che gli è stato offerto. Gli italiani, dice, di solito “non hanno molto tempo”. Alla domanda su come si trova in Italia, non risponde con entusiasmo. Non sono le difficoltà a scoraggiarlo, ma la nostalgia di casa, dei genitori e di un paese in cui ogni cosa è familiare.

L’Atc ha riconosciuto che la conducente del bus 91 ha avuto un comportamento “non consono alle proprie mansioni” e non vuole più che guidi i suoi autobus. Un sindacalista dell’azienda, invece, ha cercato di spiegare le frasi della donna con la “stanchezza ed eccessiva pressione lavorativa”. Ma sono giustificazioni che offendono tutti i lavoratori, italiani e stranieri. Francisca Rojas

http://www.internazionale.it/home/?p=10358#more-10358

3 commenti:

  1. ..a quanto pare il colore della pelle puzza di diverso...la "stanchezza ed eccessiva pressione lavorativa" della conducente invece a me puzza un pò di più.

    francesca

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  2. La domanda è... come mai fa scandalo un caso remoto di un autista stanco che sbaglia? Anche chi ha buoni propositi può commettere errori...
    Come mai non fa scandalo la maleducazione quotidiana, gli insulti, la mancanza di rispetto, le assurde pretese di molti passeggeri? C'è chi mentre stai guidando pretende che rispondi al loro cellulare per sapere in quale fermata scendere!

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  3. La pace è bella la guerra è brutta.
    Ti ringrazio Anonimo per avermi aperto gli occhi.

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