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martedì 3 novembre 2009

Gelli e Cardilli manovrano per un nuovo progetto piduista con i Templari

Mentre a Palazzo Chigi c'è chi pensa a completare il suo "piano di rinascita democratica", nel suo rifugio dorato di Villa Wanda, dove gli è stato concesso di scontare per "motivi di salute" i pochi anni di condanna deliberati da tribunali compiacenti, Licio Gelli continua nella più assoluta impunità a tessere le sue trame massoniche e a lavorare a nuovi progetti piduisti.
L'ultimo della serie, che è emerso di recente in margine a un'inchiesta per tangenti della procura di Verbania, lo vede implicato nella costruzione di una nuova cupola politico-affaristica segreta in combutta con l'ordine dei Templari attraverso un suo alto rappresentante, tale Delio Cardilli, tenente colonnello della guardia di finanza in servizio dal 1969, considerato l'anello di congiunzione con tutta una serie di "persone che contano" tra militari, politici, dirigenti dei ministeri, banchieri, magistrati, professionisti, imprenditori e faccendieri.
L'inchiesta che i magistrati di Verbania hanno completato a fine settembre e trasmesso ai pm antimafia di Palermo, che stanno indagando su un gruppo di affiliati ai "circoli del buon governo" di Marcello Dell'Utri, in grado di far slittare le udienze della Corte di Cassazione, era partita da un'indagine su una cordata di imprenditori che avevano messo in piedi un giro di fatture false simulando finte esportazioni di macchinari e riuscendo, oltre ad evadere le tasse, a farsi rimborsare in cinque anni ben 9 milioni di euro di crediti Iva dallo Stato. Al centro della mega truffa c'era la Tubor Spa, una fabbrica di termosifoni con 170 operai, lasciata fallire dopo il sequestro dei profitti illecitamente conseguiti. A garantire l'"ombrello fiscale" a questa associazione a delinquere erano Rolando Russo, dirigente dell'Agenzia delle entrate di Verbania e lo stesso Delio Cardilli.
I due, secondo gli inquirenti, si sarebbero divisi tangenti per un milione e 748 mila euro. Nonostante risultasse indagato a Roma già dal 2002, fino al 2006 Cardilli sedeva al comando generale delle fiamme gialle come "capo ufficio operazioni del nucleo speciale evasione contributiva", per diventare poi "comandante del centro addestramento regionale" di Perugia. Prima di essere arrestato, nel giugno 2008, insegnava alla "Libera Universitas" di Orvieto e scriveva di fisco sui quotidiani economici, tra cui anche il giornale confindustriale Il Sole 24 ore. Per comunicare con i suoi complici Cardilli usava 72 schede telefoniche e 29 cellulari. Per riuscire ad intercettarlo i finanzieri gli hanno dovuto piazzare una microspia in ufficio, riuscendo ad ascoltarlo solo per un paio di mesi.

Modello P2
Affiliato ai Templari, l'antico ordine cavalleresco affine alla massoneria, secondo gli inquirenti Cardilli "era in lizza per diventarne vice-priore nazionale". Da questa posizione strategica egli tesseva la sua rete di amicizie e complicità negli ambienti "che contano" ispirandosi al modello della P2 di Gelli, come risulta da questa trascrizione di una sua telefonata a un altro "cavaliere" intercettata il 16 giugno 2007: "Io voglio fare una forza che, con l'obiettivo umanitario, poi diventa anche economica e addirittura una forza politica... politica nel vero senso del termine. Perché quando io alzo il telefono e dall'altra parte c'ho il cavaliere templare che è procuratore della repubblica di Roma, ti faccio un esempio, io sto già più tranquillo. Mica dobbiamo fare chissà cosa, però c'hai un amico. Anche per un consiglio, no? Dall'altra parte alzi il telefono e trovi il direttore delle entrate... E c'hai un amico. A me piace fare una coalizione: tutti in uno. Hai capito? Che tu hai bisogno di qualsiasi cosa, e ognuno di noi deve avere l'etica di aiutare l'altro. Per la Finanza ci sono io, poi c'è il collega dei carabinieri, quell'altro dell'esercito... C'è tanta gente... Ci sono quelli della pubblica amministrazione, diversi imprenditori... così si fa!".
Per tutta quell'estate 2007 Cardilli si era tenuto in contatto telefonico con Licio Gelli, annunciandosi come "Delio" e dicendosi a sua completa disposizione "tranne una settimana di ferie". Sospettando di essere intercettati i due parlano per allusioni e senza mai fare nomi, facendo anche riferimento a un misterioso "gruppo dei cinque" che stanno organizzando. Molte telefonate servono solo a fissare incontri di persona, e le indagini ne documentano almeno uno, quando il colonnello accompagna a Villa Wanda un industriale, identificato con Pietro Mazzoni, titolare dell'omonima azienda con interessi negli appalti ambientali, dell'energia, delle pulizie e delle telecomunicazioni.

Spuntano i nomi di Dell'Utri, Schifani e Frattini
Prima che le intercettazioni si interrompano a causa del frequente cambio di telefonini, gli inquirenti fanno in tempo a registrarne una molto significativa sull'ampiezza della rete politico-affaristica che i due stanno tessendo. Convocando i templari ad una festa da tenersi il 15 settembre al Castello dell'Oscano di Perugia, Cardilli chiede loro se non sia il caso di ammettere altri "pezzi da 90" nel "nostro" sottogruppo, esprimendosi così: "Io volevo far entrare due assessori regionali, due magistrati: i procuratori di Roma e di Pisa, sono amici miei... (poi) farei entrare il senatore Colucci di Forza Italia (Francesco, in realtà questore della Camera, ndr). Un domani uno dice: ma chi è il vostro priore? Senatore Colucci, Senatore Schifani. Eh, Schifani è un altro amico mio, eh, (dire) Senatore Schifani è già un'altra cosa, no?... Il procuratore di Bologna pure... Io c'ho diverse nomine, ma finché non vedo le cose chiare, non le faccio entrare. Io ho fatto entrare il vicepresidente della Finmeccanica (ingegner Sabatino Stornelli, secondo i pm)... Il prefetto di Napoli sta nella mia comanderia... Abbiamo i notai, abbiamo i migliori avvocati, deputati, onorevoli, abbiamo addirittura un viceministro dell'interno che voleva entrare, ti dico pure il nome: Minniti".
Dalle intercettazioni, oltre ai nomi del presidente del Senato e del boss calabrese appartenente alla corrente dalemiana e ora sostenitore di Franceschini, salta fuori anche quello dell'attuale ministro degli Esteri, Franco Frattini, a quell'epoca ancora vicepresidente della Commissione europea: "Frattini, sì, sì, possiamo... ti posso mettere in contatto con lui", garantiva il colonnello ad un amico imprenditore che cercava appoggi per un suo progetto da presentare in sede europea. Su questa rete di "amicizie eccellenti" che coinvolge l'ordine dei Templari, ma con propaggini anche verso la mafia e in particolare i circoli di Dell'Utri, indaga ora per competenza la procura di Palermo, essendosi quella di Verbania limitata alla sola inchiesta sulla corruzione.
I pm di Palermo hanno scoperto infatti che il 6 giugno 2008 Cardilli si incontrò con una poliziotta, Francesca Surdo, in seguito arrestata quale complice di una consorteria massonica che riusciva a far rinviare e aggiustare anche i processi di mafia in Cassazione. E il presunto capo della banda, Rodolfo Grancini, è un massone di Orvieto in rapporti con Marcello Dell'Utri. La poliziotta voleva entrare nei servizi segreti e Grancini la presentò a Cardilli, qualificatosi come "già destinato ai servizi". All'incontro partecipò un "amico importante" del colonnello templare, Roberto Mezzaroma, costruttore romano ex europarlamentare di Forza Italia, e la poliziotta ricorda che "portava sulla giacca il prisma simbolo dei circoli di Dell'Utri".
E non va dimenticato che Dell'Utri, già condannato in primo grado a Palermo e ora al processo in appello, è stato indicato da Licio Gelli come "l'unico leader carismatico di questo paese" a parte Berlusconi, il solo ad essere alla sua altezza. Peccato che "lui ha il processo per mafia", come ebbe a rammaricarsi in quell'occasione il "venerabile" della P2.

http://www.pmli.it/
da Indymedia

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