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martedì 6 ottobre 2009

Traffico illecito di rifiuti. La sentenza: "Non c'è mafiosità"


15 condanne e 13 assoluzioni nel maxi-processo per traffico illecito di rifiuti nel Basso Salento. Sette anni a Gianluigi Rosafio, il principale imputato. A nessuno è stata riconosciuta l'aggravante della mafiosità

15 condanne e 13 assoluzioni per "non aver commesso il fatto". Esclusa la mafiosità sia per l'imputato principale, Gianluigi Rosafio, 35enne di Taurisano, sia per gli undici coimputati. E' la sentenza emessa ieri dal giudice Pietro Baffa, presidente della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce a termine del maxi-processo per traffico illecito di rifiuti nel Basso Salento. Rosafio ha ottenuto una condanna a sette anni di reclusione, che coincide con quanto richiesto dal pm Valeria Elsa Mignone, che aveva però invocato l'aggravante della mafiosità, per resistenza a pubblico ufficiale, minacce, violazione dei sigilli, traffico illecito di rifiuti e simulazione di reato. Non solo. Anche per corruzione in concorso con l'ex carabiniere Roberto Gugliandolo: Rosafio avrebbe svuotato gratuitamente il pozzo nero della sua abitazione e questi, in cambio, non avrebbe interferito con la sua attività quando era in servizio. Assolti per prescrizione altri due carabinieri accusati di corruzione: Giuseppe Santomarco Terrano di Tricase e Domenico Maggiore di Cavallino. Santomarco è stato anche assolto "perché il fatto non sussiste" in merito all'accusa di violazione del segreto d'ufficio per aver avvertito Rosafio di controlli tra Acquarica del Capo ed Ugento.
Assieme al principale imputato sono stati condannati anche Rocco Rosafio (cinque anni e mezzo per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, violazione dei sigilli e simulazione di reato), Roberto Gugliandolo (tre anni), Luce Tiziana Scarlino, moglie di Gianluigi Rosafio (nove mesi per violazione dei sigilli); per traffico illecito di rifiuti sono stati condannati Vito Nicolì, Fabio Botrugno e Giovanni Oliva (due anni e due mesi), Marcello Contaldi (un anno e mezzo), Antonio Rosafio, Rodrigo D'Amico, Cosimo D'Amico, Rossano Manco, Enzo Frisullo, Daniele Longo, Rosario Maurizio Sabato (un anno). Per tutti è stata esclusa la mafiosità.
Gianluigi e Rocco Rosafio sono stati inoltre interdetti dagli uffici pubblici e dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per la durata della pena; interdizione dagli uffici pubblici anche per Gugliandolo (per la durata di cinque anni) e per Antonio Rosafio, Nicolì, Botrugno, Oliva, Rodrigo e Cosimo D'Amico, Contaldi, Manco, Frisullo, Longo e Sabato (un anno).
Infine è stato disposto il risarcimento dei danni al Ministero dell'Ambiente, costituitosi con l'avvocato Angela Caprioli, con il riconoscimento di una provvisionale di 100mila euro.
Sulla sentenza ha influito la prescrizione dell'accusa di traffico illecito di rifiuti che ha determinato l'assoluzione di 31 imputati.

da IlTaccoD'Italia

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