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lunedì 5 ottobre 2009

In piazza coi giornalisti torna il popolo di sinistra

3 ottobre,a Roma, in piazza per la libertà di stampa 300 mila persone. Per Berlusconi è "una farsa", ma Roberto Saviano incanta: "verità e potere non coincidono mai". Riesplode nella tarda serata di Sabato la polemica politica sull'informazione dopo che il direttore del Tg1 Augusto Minzolini definisce "assurda" la denuncia di un problema per la libertà di stampa in Italia, schierandosi contro la manifestazione della Fnsi in un editoriale nell'edizione delle 20

La Fnsi aveva chiesto di non portare in piazza del Popolo le bandiere dei partiti e invece c'erano tutte: da quelle del Pd alle bandiere dell'Idv, alle classiche bandiere rosse di Rifondazione, di Sinistra e Libertà, di Sinistra critica e soprattutto assieme a quelle della Cgil, supporto organizzativo non estraneo al clamoroso successo della manifestazione per la libertà dell'informazione (al di là delle cifre piuttosto ottimistiche sulle presenze, prima 150mila, poi 300mila, diffuse dagli organizzatori: ma anche i 60mila valutati dalla tradizionalmente prudente Questura sono una cifra molto significativa). Piazza piena, vie circostanti intasate di gente, automobili bloccate in ingorghi interminabili nel centro di Roma, forse a causa di una sottovalutazione dell'evento da parte dei responsabili cittadini dell'ordine pubblico.
In ogni caso, al di là dei numeri, le molte decine di migliaia che hanno affollato il centro di Roma rendono visibile l'esistenza di un "popolo di sinistra o se si preferisce di centrosinistra, non molto diverso, nella composizione e nelle aspettative politiche, da quello che spinse Romano Prodi al suo secondo, sia pur risicato, successo alle elezioni politiche nel 2006.
E' un popolo che può anche seguire i partiti, dividendosi, quando il centrosinistra governa, ma che resta irriducibilmente ostile al centrodestra berlusconiano (che non a caso lo irride), ed è pronto a rispondere unito alla chiamata in piazza quando si presenta l'occasione.

E tutto questo si è visto chiaramente, proprio nella giornata in cui Pd e Idv tornano a fare a cannonate dopo le accuse di Di Pietro al Quirinale a all'opposizione "connivente" sullo scudo fiscale. Proprio per questo la lettura forse più nitida della giornata la fa uno che da un anno a questa parte vive alla periferia della battaglia politica, l'ex presidente della Camera ed ex segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti: "Questo popolo è qui contro le limitazioni alla libertà di espressione, ma chiede molto di più. Vuole essere protagonista, vivere la politica".

Oratore simbolo della manifestazione è Roberto Saviano. Lo scrittore, minacciato di morte dalla camorra per le sue rivelazioni sui legami fra economia criminale ed economia legale, spiega dal palco che "la libertà per cui stiamo combattendo è la serenità di poter raccontare, è la possibilità di lavorare senza doversi aspettare ritorsioni". Quanto alle bandiere di partito, "non le abbiamo chiamate noi", precisa Roberto Natale, presidente della Fnsi, ma in ogni caso "è stato compreso lo spirito dell'iniziativa, una piazza per parlare dei problemi dell'informazione non come problemi di una categoria, ma come attacco al diritto di una comunità nazionale a essere informata".

A mettersi in sintonia con la piazza, provano i politici presenti, a cominciare dai due rivali nel Pd Dario Franceschini e Pier Luigi Bersani. Silvio Berlusconi ha definito "una farsa" la manifestazione? "Gli dà fastidio - commenta - che ci sia tanta gente in piazza". E anche se "Berlusconi dice che non c'è problema - osserva dal canto suo Bersani - il mondo e questa piazza ci dicono che il problema c'è, è la maggioranza e il Governo non possono ignorarlo". Mentre Massimo D'Alema invita il premier a non "insultare i cittadini", una cosa "sempre di cattivo gusto, soprattutto quando si mobilitano così numerosi".
Il leader dell'Idv Di Pietro sottolinea che la manifestazione, essendo "per la libertà di stampa", è anche inevitabilmente, a suo giudizio, "contro il governo Berlusconi che è in totale conflitto di interessi".

Durissimi i comenti di parte governativa. Il leader della Lega Umberto Bossi liquida le proteste: "La libertà di stampa in Italia c'è e purtroppo c'è anche la libertà di insulto, che è un'altra roba". Per il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi la manifestazione "conferma che la sinistra in Italia vive completamente estraniata dalla realtà, una condizione che alimenta e giustifica ogni sorta di estremismo". Mentre il ministro del Welfare Maurizio Sacconi si scaglia contro la Federazione della Stampa, promotrice dell'iniziativa: "La manifestazione - accusa - non può coprire il suo fallimento" nel difendere gli interessi della categoria.

Ma a "brillare" in negativo nella ridda di commenti del centrodestra è Augusto Minzolini, direttore del Tg uno che definisce "assurda" la denuncia di un problema per la libertà di stampa in Italia, schierandosi contro la manifestazione della Fnsi in un editoriale nell'edizione del tiggì delle 20.
Un editoriale che non passa certo inosservato e fa scoppiare una vera bufera sul telegiornale di quella che, in un altro secolo, era definita la rete ammiraglia. Paolo Gentiloni del Pd chiede "che la Commissione di vigilanza sulla Rai accerti se il direttore del Tg1 può darsi ad una militanza degna del miglior Fede".
Mentre per la vicepresidente della Camera Rosi Bindi: "Se qualcuno aveva dei dubbi sui rischi che corrono il diritto di cronaca e la libertà d'informazione in questo paese, l'editoriale di questa sera - accusa - li ha trasformati in certezze". Dall'opposizione si fa sentire anche Pancho Pardi dell'Idv, che attacca personalmente Minzolini: "Questo direttore - commenta - specializzato nel non dare notizie sgradite al premier si permette di dare lezioni a tutti".

da Aprileonline

1 commento:

  1. una manifestazione senza corteo.
    Una concentrazione eterodossa formata da due grupponi essenzialmente.
    I vecchiacci del partito democratico e di italia dei valori e poi i giovani.
    Due insiemi che non si toccano neanche per sogno.Bandiere del pd a iosa così come i palloncini del partito medesimo e quelli di italia dei valori.
    Vi erano due manifestazioni in verità:
    una è quella dell' opportunismo mediatico del pd e dell' italia dei valori;l' altra era il festival dell' indignazione dei giovani.
    Ad ogni passo incontravi l'indiano ambulante che ti vendeva la repubblica, l'unità e l'espresso..
    Povero GRAMSCI costretto a sopportare da morto quello che da vivo non avrebbe mai immaginato.
    Lui fondatore dell' unità si vede mercificato il suo nome tutti i giorni su di una pagina di finti assertori di moralità.
    Ma perchè il pd che controlla tutte queste finte redazioni giornalistiche non preme per approdare ad una legge di regolamentazione sul conflitto di interessi?
    La cgil per poter fare una manifestazione deve garantire le comparsate ai politicanti del partito democratico e dell' italia dei valori.
    Mi pento di aver partecipato a questa farsa.
    Ho covato odio:
    non capisco perchè le morti di Kabul fanno spostare l' evento e perchè quelle di Messina non hanno questa capacità.
    Sarebbe stato meglio che tutti i giovani che erano presenti a piazza del popolo e che niente hanno a che fare con i giochini di visibilità del pd e dell' idv fossero stati dirottati a Messina per spalare fango e rendersi utili alla vita e non utili al pd e all' idv,cioè alla morte, la morte della politica italiana.
    Chiedo ai giovani di aprire gli occhi per rendersi conto che centrosinistra e centrodestra italiano hanno mani sporche che si legano.
    Non facciamoci rappresentare dai corrotti vecchiacci della malapolitica.
    Visto che ci hanno rapito il nosto futuro noi riappropriamoci del nostro presente facendogliela pagare.Fuori i vecchiacci dalle istituzioni: non possono più impartire alcun esempio di verità e di giustizia e di libertà.
    Tocca solo a noi giovani!!!!!!!!!

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