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martedì 20 ottobre 2009

Il bluff della Democrazia (di guerra) afghana


Poco più di un mese fa (il 16 settembre) rimbalzava sui media internazionali come fosse ufficiale la proclamazione della vittoria, nella corsa per la presidenza dell'Afghanistan, di Hamid Karzai. Suo il 56.4%, il 38.7% dello sfidante Abdallah. Il riconteggio del 10% delle schede avrebbe confermato i dati. Nella farsa del voto afgano, un ultimo elemento è andato ad offuscare ancora maggiormente l'intricato scenario:
il licenziamento del numero 2 della missione Unama, lo statunitense Peter Galbraith, che le Nazioni Unite, con il placet Usa di Obama, hanno rimosso dall'incarico perchè responsabile della divergenza creatasi con il suo capo, il norvegese Kai Eide, sulla gestione dello scandalo delle frodi nelle elezioni presidenziali del 20 agosto... Questi gli ultimi colpi di coda in un paese dilaniato dalla guerra per mano delle truppe occidentali, attraversato dalla resistenza delle milizie talebane. 8 anni di occupazione militare che all'oggi regalano una vibrante sconfitta ai "soldati della libertà e della democrazia" mandati dall'Occidente, in un'impantanato scenario che ha finora rigettato ogni qualsivoglia "exit strategy". Contesto nel quale sono state catapultate avulsamente, il 20 agosto, le elezioni presidenziali: la prima posta in gioco, l'affluenza alle urne, è andata persa dinnanzi alla bassa partecipazione afgana al voto; la seconda, la legittimazione politica agli occupanti, è anch'essa saltata, scoperchiando al contrario l'opprimente fiato sul collo dell'Occidente e la ben poca sopportabilità riservata alle truppe militari...

Era ben chiara da tempo la programmazione americana su questo versante: la farsa democratica avrebbe dovuto rimettere sullo scranno presidenziale Karzai, il "sindaco di Kabul" si sarebbe dovuto dare una calmata ed impegnarsi di più per preservare lo spaccio del nuovo Afghanistan che sorge (sotto le bombe!), l'Onu avrebbe dovuto erigersi a garante del corso democratico delle votazioni, stendendo il suo "imparziale" velo volto a contribuire nella rappresentazione di una realtà inesistente e nell'elusione di un ballottaggio scongiurato. I progetti son saltati dinnanzi all'impresentabile, alla farsa. Gli Usa negli ultimi 2 mesi hanno sconfinato in più di un'occasione sul terreno dello scontro con il presidente Karzai, il quale ha dall'altra parte sommessamente promesso di stare sull'attenti concedendosi ogni tanto proteste di facciata che, contrariamente agli originari intenti, hanno svelato una volta in più la piccolezza del personaggio e il suo stare in piedi per gambe altrui... Nemmeno le Nazioni Unite sono state in grado di rendere accettabili i risultati delle elezioni dell'Afghanistan! E questo la dice lunga su quel che è stata quella pagliacciata d'agosto, considerando ovviamente il ruolo dell'Onu (non interprete di soccorso ma attore della guerra!).

La Commissione per i reclami elettorali (Ecc), gestita dalle Nazioni Unite, ha dato oggi notizia di aver terminato il riconteggio dei voti delle elezioni presidenziali dello scorso 20 agosto: annullate centinaia di migliaia di falsi voti per Karzai, quindi il risultato iniziale che lo dava vincitore al primo turno con oltre il 50% dei voti. E' necessario un secondo turno di ballottaggio... La Commissione elettorale indipendente (Iec), strettamente controllata dal governo Karzai, è quindi ora tenuta ad indire il voto ballottaggio, da tenersi nelle prossime settimane, prima dell'arrivo dell'inverno. Il "colpo di scena" arriva dal presidente Karzai: ha fatto sapere tramite i suoi collaboratori come non sia in alcun modo disposto ad accettare il verdetto della Commissione Onu. Nessun nuovo voto. Situazione nella quale Washington è non poco in difficoltà, considerando fondamentalmente 2 piani: il primo, cercare di convincere il presidente Karzai ad affettuare il ballottaggio; il secondo, tentare di convincere lo sfidante Abdallah a rinunciare al secondo turno in cambio della sua partecipazione ad un governo di unità nazionale con Karzai... Tutto ciò molto probabilmente non avrà nemmeno il tempo di riempire le prime pagine dei giornali di domani: Obama e il suo segretario di Stato striglieranno chi di dovere, rimettendolo sull'attenti, consegnandogli il suo secondo mandato.

Nel frattempo la guerra non conosce sosta, il bluff dell'importata Democrazia è compiuto.

da Infoaut

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