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lunedì 5 ottobre 2009

ALBOROSIE - MR. PRESIDENT



D: Un paio di domande sulle liriche: ho sentito delle liriche forti anche dal punto di vista politico come per esempio quella di ‘America’ in cui dici all’America di tenere a casa i soldati e di smettere di sfruttare l’Africa…ho notato anche un occhio per la nostra situazione politica in ‘Mr. President’ dedicata al nostro Silvio Berlusconi…

R: Si, purtroppo il reggae ha perso molta della sua carica di denuncia e di lotta ed io volevo contribuire a riportare il reggae alla militanza di un tempo: secondo me il reggae è politico, è una musica di denuncia sociale. Molti anni fa il reggae in Italia nei centri sociali, era amato come strumento politico, ma non strumento della sinistra o della destra, uno strumento di denuncia sociale che si rivolge ai politici.
Penso che fosse inevitabile un confronto diretto con questi politici che stanno combinando molti casini allora mi sono rivolto all’America che nonostante Obama deve ancora fare tanti passi avanti per il rispetto dei diritti umani e deve smetterla di prenderci in giro con le storie di scontri di cultura o di religione per mascherare la volontà di profitto. Ultimamente nei testi reggae di militanza gli artisti dicono sempre ‘them, them, them…’ cioè un abbastanza indefinito loro, io ho avuto la banale idea di fare dei nomi e quindi un pezzo sulla situazione in Italia con i nomi di Berlusconi e Mussolini…In generale in ogni pezzo c’è traccia di impegno sociale come c’era nei dischi reggae di una volta. Credo sia un bel disco in un momento in cui il reggae ha perso un po’ di identità…credo che sia un disco che ridia speranza nel potere della musica.

D: A proposito di Berlusconi e Mussolini volevo chiederti come vedono i giamaicani l’Italia, se i vecchi stereotipi della mafia tengono ancora banco…

R: Si, la cosa della mafia ogni tanto salta fuori a livello più che altro scherzoso… I Rasta secondo me hanno perso un po’ di credibilità e sono poche le persone che possono validamente sostenere una conversazione su Mussolini o sul Vaticano dal punto di vista di un Rasta…c’è molta ignoranza e sono pochi quelli che possono parlare con cognizione di causa…per capire la realtà giamaicana molto complessa bisogna esserci molto dentro…

ALBOROSIE - MR. PRESIDENT

Watch out Babylonian Maffia Maccaroni
Fiyah pon da one deh name Silvio Berlusconi
Fiyah pon di governament lightning pon di station
Thunda pon di mockers dem killin off mi nation
Lord di youth dem mek di youth dem express demself
Reggae sesimillia peace and love and nuttn else

Lucifer rolling out inna one blue Lamborghini
Fiyah pond a one deh name Benito Mussolini
Cut di tracks dem mek poor people stand up
???? di youth dem receation all spot
Investin on di youth dem believe in all a di youth dem
Stop pressure pon di youth
Stop blind
Well then

(chorus)
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu

(verse2)
Mi bun di fiyah Rome to Milan
Twelve tribes of Israel bun dung Vatican
Jesus Selassie I di teacha love is my religion
Zion I is my promise land well
President Berlusconi why you pushing us back
Your lies dem done long time but you mouth still a talk
Silvio mi haffi send you one big Bomboklaaat
We tired to hear nuff trap
Well them

(chorus)
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu

(verse3)
Mi bun dung people weh nuh like black people
Mi bun dung people weh nuh like white people
Mi bun dung people weh nuh like Chiney people
Mi bun dung people weh nuh like no people
I dont want to live in a one fasci society
Mi nah go be a part of a Nazi democracy
We tired of promises hypocrity
Well then well then oy oy oyy

(chorus)
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu


CHI E' ALBOROSIE ?

C'era una volta Alberto D'Ascola di Sicilia, poi non più. Si è trasformato gradualmente prima in Stena e poi, anche per colpa dei Rasta rossi, in Alborosie. Con il suo nuovo album parte direttamente dalla Giamaica alla conquista del mondo.

Se stavate cercando da anni in Italia delle hit radiofoniche di Alborosie, come Kingston Town, Rastafari Anthem, Herbalist, Sound Killa o Waas the Herb, quanto meno le stavate cercando nel posto sbagliato e al momento sbagliato. Perché Alborosie è sì italiano, ma lui in Italia non vive più da sette anni, e se non per eccezionali comparsate nei maggiori festival reggae nazionali, in Italia non ci mette più piede. Un tipico e sfortunatamente non unico esempio di fuga di cervelli, rasta compresi.

E’ partito tanto tempo fa per la Giamaica con il ritmo nel sangue, alla scoperta delle sue radici, delle radici rastafari, e lì si è fermato. Il suo primo album da solista "Soul Pirate", frutto di questi sette anni vissuti là, è venuto fuori sotto relativo silenzio solo l’anno scorso, nonostante i primi singoli girassero da tempo in Giamaica, ed è uscito in notevole ritardo sul previsto causa problemi di produzione, quando il management della sua etichetta Forward Recordings (fondata pochi anni fa), decise che si stava perdendo il treno e fecero uscire l’album in quantità limitata.

Pirate Soul è stato immediatamente un successo che ha spinto Alborosie fin sulle vette della scena Reggae Giamaicana, un sogno per lui che già era stato apprezzato in Italia e in Europa come frontman dei Reggae National Tickets sul finire degli anni ’90. Passata la sbornia di Pirate Soul, nel 2009 Alborosie chiude la sua etichetta, la Forward Recordings, e comincia a collaborare con lo studio di registrazione Shang Yeng Clan, che tra l’altro in quel periodo sta lanciando la giovane artista l-eye, con cui Alborosie duetterà nel primo singolo del nuovo album, Mama she don’t like you.

E’ sempre nel 2009 che Alborosie decide di far uscire il nuovo album Escape from Babylon, l'album di debutto con la Greensleeves Records, mitica etichetta fondata a Londra nel 1975 da Chris Cracknell e Chris Sedgwick e acquistata nel 2008 dalla VP Records. Un disco che al contrario del precedente, che era stato spalmato su un periodo più lungo, racchiude un po’ tutto l’Alborosie-pensiero in un colpo solo. A cominciare dal primo singolo America, dedicato alla patria del colonialismo moderno, la quale già dale prime note emana un suono inconfondibile, che sa tanto di classico del reggae, di Bob Marley, Black Guru o Steel Pulse per intenderci. Un suono pregno, morbido e trascinante che porta alla ribalta un’idea di roots reggae vecchio stampo, molto più in sintonia con la tendenza degli appassionati europei e statunitensi che non con le ultime inclinazioni della scena giamaicana.

E dopo America, arrivano a seguire uno dopo l'altro tutti gli altri temi tanto cari alla religione rastafari. Come in No Cocaine, dove Alborosie demolisce la diffusione di crack e cocaina, a favore della cara Ganga. O in One Sound, dove Alborosie duetta con Gramps Morgan in un autentico inno all’unità sotto l’unico suono della musica reggae. Non manca ciliegina sulla torta neanche un piccolo regalo per la sua tanto amata terra d’origine: la canzone Mr. President, dedicata espressamente al presidente del consiglio italiano.


Sunny Vibes intervista ALBOROSIE



Diamo per scontato che tutti voi che state leggendo conosciate piuttosto bene Alborosie, l’artista italiano che vive da tanti anni in Giamaica ed è riuscito a trovare un bello spazio nella scena dei grandi del reggae mondiale: per chi fosse tornato di recente da qualche galassia lontana e non avesse idea di cosa stiamo parlando il nostro suggerimento è di leggersi anche la prima nostra intervista risalente alla fine del 2006.
La pausa suggerita da un rallentamento delle sue uscite su singolo dopo la release nel 2008 del CD ‘Soul Pirate’ in realtà era solo apparente e Puppa Albo è tornato a far parlare di se alla grande con l’entrata nella scuderia Greensleeves e la notizia dell’uscita del suo secondo CD ‘Escape from Babylon’ il prossimo 15 giugno sincronizzata perfettamente con l’inizio del lunghissimo tour europeo 2009.
I primi ascolti di ‘Escape from Baylon’ rivelano un disco bello ed avvincente: ne parliamo con Alborosie raggiunto da noi telefonicamente nel suo studio a Kingston:

D: Prima dell’uscita di ‘Soul pirate’ avevi fatto alzare le tue quotazioni con una progressione notevole di grandi uscite su singolo nel corso di qualche anno poi ad un tratto non è più uscito quasi nulla. Mi chiedevo se questa decisione ha a che fare con la crisi del mercato dei singoli…

R: No no, non ho fatto uscire nulla per mia precisa scelta. Non ti saprei dire un unico motivo: forse abbiamo un po’ saturato il mercato con tutti questi singoli e quindi ci siamo fermati per un anno. Nel 2009 abbiamo comunque deciso di far uscire qualcosa ed in effetti proprio in questi giorni sono uscite su singolo ‘I-Rusalem’, ‘Baltimore in combination con i Tamlins e la combination con Dennis Brown ‘I can’t stand it’…

D: Mi risulta che questi singoli siano usciti su una nuova label, la Shengen Clan…
R: Si, questa è la mia etichetta personale perché non lavoro più con Forward…ho creato questa etichetta, la Shengen Clan ed ora tutti i miei singoli usciranno su questa nuova etichetta…tornando sulla domanda questa è stata una mia scelta e cioè di fare molti singoli nel 2007 e di fermarmi nel 2008 per raccogliere i frutti di tutti questi singoli mentre il 2009 è il tempo per un disco ufficiale su cui la mia nuova etichetta Greensleeves sta facendo un buon lavoro di promozione di cui sono soddisfatto. ‘Escape from Babylon’ è un concept album come non se ne sentivano da parecchio, un disco che parte dalla a e finisce alla zeta, una idea a cui io tengo molto. E’ chiaro che dall’album saranno tratti i singoli che usciranno…

D: Entrando nel merito del disco le mie prime impressioni sono che facendolo sei entrato in termini ispirativi ancora di più nelle atmosfere del vecchio roots…

R: Si, io sono un rootsman, ho un suono sempre molto vintage…questo disco si rivolge alla musica reggae a 360 gradi partendo ancora una volta dalle influenze di Marley e dei Black Uhuru con Sly & Robbie fino al nuovo roots, ci sono dei pezzi che hanno un suono più attuale…E’ veramente un lavoro a 360 gradi con vari stili passando dal rocksteady, dal nyabinghi…io volevo fare un disco che non suonasse come una raccolta di singoli, un disco che avesse un preciso filo conduttore con all’interno un certo viaggio con anche la riscoperta di certi suoni…tu sai che io sono un collezionista di strumenti vintage come tastiere che ho comprato a Studio One, a Channel One, ho voluto creare un suono che fosse un ponte tra il nuovo reggae ed il suono delle origini, questo è il disco che è venuto fuori dalle mie varie influenze e non è un mistero quindi quali siano i suoi ingredienti…c’è Burning Spear, Alpha Blondy, come ho già detto Marley, Dennis Brown e Black Uhuru…dei grandi momenti della storia del reggae…

D: E’ molto bella questa cosa del recupero degli strumenti e degli effetti vintage dai veri e propri templi del reggae: mi chiedevo se oltre alle attrezzature dal passato tu avessi avuto qualche pioniere di quei tempi che ti ha dato delle lezioni…

R: Guarda, io ho scambi di questo genere con persone importanti veramente tutti i giorni, in questi anni credo di essermi laureato alla università del reggae, penso di essere arrivato ad un punto in cui posso dire che il reggae lo conosco molto bene, riesco a giostrare il mio suono in maniera abbastanza versatile. I molteplici scambi mi sono serviti ad imparare l’arte ed a metterla da parte, come si dice…

D: La mia copia promo del CD non ha le note di copertina: vuoi parlarmi tu degli ospiti? A me sembra di riconoscere la bravissima I.Eye, i Morgan Heritage e la presenza virtuale di Dennis Brown…ho lasciato fuori qualcuno?

R: No, mi sembra di no…non ho fatto molte collaborazioni anche perché ne ho fatte abbastanza nei tempi precedenti, mi sono limitato ad I.Eye perché le stiamo dando una mano ad emergere per cui l’ho messa nel pezzo rocksteady, poi Gramps dei Morgan anche perché Morgan Heritage sono sempre stati dei miei compagni di viaggio sin dai tempi dei RN Tickets e poi il maestro Dennis Brown…questa è una collaborazione che feci con Joe Gibbs prima che morisse…

D: Volevo sapere qualcosa sulla scelta del titolo: ‘Escape from Babylon’ ha qualche significato particolare?

R: ‘Escape from Babylon’ perché sono dovuto scappare da Babylon per venire a Zion e trovare le mie radici, scoprire chi sono e cosa sto facendo…da quando sono in Giamaica mi sono accorto sempre più che la musica è quello che so fare e quello che voglio fare, quindi la mia missione continua…quando ho lasciato tutto in Italia per venire qui, non sapevo assolutamente se fossi tornato a fare musica, poi invece è successo che la musica mi è venuta a cercare e molte cose sono successe quasi per gioco, ho fatto questi singoli ed è successo quello che è successo…mi sono veramente reso conto che questa roba o la faccio o la faccio…questa è stata la mia fuga da Babylon anche se adesso torniamo a Babylon per un lunghissimo tour.

D: Avrai la stessa identica band dell’anno scorso?

R: Qualcuno cambia perché la Shengen Clan non sono tutti quanti, in realtà il nucleo è di tre persone me compreso e gli altri cambiano in base alle esigenze di suono…non è cambiato nessuno nella band, abbiamo le coriste nuove e poi abbiamo la sezione fiati nella migliore tradizione roots…

D: Questa cosa mi fa molto piacere…

R: La sezione fiati è un regalo che mi sono fatto…mi è costata anche molto ma ci sta.

D: Un paio di domande sulle liriche: ho sentito delle liriche forti anche dal punto di vista politico come per esempio quella di ‘America’ in cui dici all’America di tenere a casa i soldati e di smettere di sfruttare l’Africa…ho notato anche un occhio per la nostra situazione politica in ‘Mr. President’ dedicata al nostro Silvio Berlusconi…

R: Si, purtroppo il reggae ha perso molta della sua carica di denuncia e di lotta ed io volevo contribuire a riportare il reggae alla militanza di un tempo: secondo me il reggae è politico, è una musica di denuncia sociale. Molti anni fa il reggae in Italia nei centri sociali, era amato come strumento politico, ma non strumento della sinistra o della destra, uno strumento di denuncia sociale che si rivolge ai politici. Penso che fosse inevitabile un confronto diretto con questi politici che stanno combinando molti casini allora mi sono rivolto all’America che nonostante Obama deve ancora fare tanti passi avanti per il rispetto dei diritti umani e deve smetterla di prenderci in giro con le storie di scontri di cultura o di religione per mascherare la volontà di profitto. Ultimamente nei testi reggae di militanza gli artisti dicono sempre ‘them, them, them…’ cioè un abbastanza indefinito loro, io ho avuto la banale idea di fare dei nomi e quindi un pezzo sulla situazione in Italia con i nomi di Berlusconi e Mussolini…In generale in ogni pezzo c’è traccia di impegno sociale come c’era nei dischi reggae di una volta. Credo sia un bel disco in un momento in cui il reggae ha perso un po’ di identità…credo che sia un disco che ridia speranza nel potere della musica.

D: A proposito di Berlusconi e Mussolini volevo chiederti come vedono i giamaicani l’Italia, se i vecchi stereotipi della mafia tengono ancora banco…

R: Si, la cosa della mafia ogni tanto salta fuori a livello più che altro scherzoso… I Rasta secondo me hanno perso un po’ di credibilità e sono poche le persone che possono validamente sostenere una conversazione su Mussolini o sul Vaticano dal punto di vista di un Rasta…c’è molta ignoranza e sono pochi quelli che possono parlare con cognizione di causa…per capire la realtà giamaicana molto complessa bisogna esserci molto dentro…

D: C’è un brano intitolato ‘Operation Uppsala’: cosa significa? Uppsala è una città della Svezia…

R: Poche ore prima che io suonassi al festival reggae ad Uppsala, poche ore prima avevano arrestato Sean Paul, Lee Perry, i Groundation, tutti quelli in cartellone prima di me perché la polizia sospettava che avessero fumato marijuana…sono stati presi dalla polizia, portati al commissariato, gli sono stati fatti esami del sangue e delle urine violando i diritti solo sulla base di sospetti…
E’ stato triste sapere che è toccato questo ad un maestro come Lee Perry o ad un amico come Sean Paul…io sono salito sul palco con una paranoia generale di quello che la polizia stava facendo e ho iniziato con le mie canzoni più forti sulla marijuana e ho chiuso con ‘Police & soldiers fi stop pressure natty dreadlocks’…stranamente la polizia però non ha reagito a questa sfida e non mi ha rotto le scatole…evidentemente non volevano me…

D: Forse dipende dal fatto che sei europeo…

R: Si, probabilmente c’erano anche dei presupposti razziali. In ‘Operation Uppsala’ cito così la polizia svedese come una delle polizie più fasciste del mondo.

D: L’ultima domanda: c’è questa situazione di pirateria su internet ed i singoli sono scaricabili prima che escano, le vendite dei singoli di vinile che sono crollate, secondo me siamo arrivati ad un punto di crisi tale per cui deve succedere qualcosa di nuovo nella scena underground del reggae che comunque necessita un supporto da parte degli ascoltatori e non merita di essere depredata…

R: Mah…noi siamo abbastanza rovinati. Non riesco a capire come mai un’automobile bisogna pagarla, un libro lo compri e lo paghi, addirittura c’è chi paga le donne con cui fa l’amore ed invece la musica è gratis…quando vuoi la connessione internet la paghi, paghi affitto, acqua, paghi tutto nella vita, ormai paghi anche la salute, se paghi stai bene, però la musica è gratis…Mi viene da pensare che c’è qualcosa sotto, un piano contro di noi che noi non riusciamo a capire, perché la musica è una delle poche cose al mondo che in questo momento sono disponibili senza pagare…Allora, è bello poter scaricare un pezzo senza spendere i soldi, però in questo modo l’artista è rovinato…adesso io faccio uscire un CD con la Greensleeves ed il disco venderà duemila copie ma non perché il CD sia brutto ma perché tutti se lo scaricano…Con queste premesse tra un anno Greensleeves non mi farà più fare un Cd perché non ne varrà più la pena…in questo modo il progetto della nostra musica si ridimensiona, diventa modesto e vuol dire che dopo la mattina andiamo a lavorare per esempio al supermercato ed al pomeriggio andiamo a suonare se ci riusciamo. Qualcuno sta uccidendo la musica ed io non ci credo che non si possa fare nulla, secondo me è una manovra, perché oggi con la tecnologia si può fare tutto e quindi si può anche fermare questa cosa. Come tu hai ricevuto il disco in anticipo ma non lo metti in sharing perché pensi sia giusto, basta solo uno che faccia una cosa così e poi a raggiera il disco si diffonde gratis….l’effetto è quello di un virus (risate)…
Pier Tosi
(un ringraziamento speciale a Radio Città Fujiko di Bologna)

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