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giovedì 3 settembre 2009

Scuola: c'è voglia di lotta!

L'anno scolastico non è ancora partito ma le prime avvisaglie sembrano dirla già lunga su quale potrebbe essere il clima di quest'autunno sui (e fuori dai) banchi, nelle aule (occupate!) della scuola dell'obbligo, sui tetti di edifici spesso cadenti e forieri di tragedie (Rivoli non dimentica!).

Hanno iniziato al Sud, e con un certo stile : a Salerno un gruppo di precari ha occupato la sede dell'Ufficio scolastico provinciale, salendo sui tetti dell'Istituto. A ruota hanno seguito Trapani e Palermo, dove il presidio è diventato permanente con due tecnici (personale Ata) in sciopero della fame. A Benevento sono sul tetto da qualche giorno, imitando le gesta degli operai della Innse e per sabato è previsto un corteo convocato dal Comitato Insegnanti Precari. A Milano si sono incatenati a tempo illimitato di fronte al Provveditorato. A Torino hanno esordito -molto moderatamente in verità - con un presidio unitario (confederale, Rdb, Manifesto dei 500) davanti al Miur.

Le ragioni sono chiare e sotto gli occhi di tutt*: l'applicazione pedissequa della riforma Gelmini che quest'anno dovrebbe toccare la scuola primaria e secondaria. Un programma che non prevede nient'altro che tagli e sforbiciate dure a insegnanti e tecnici derubricati a mero costo di gestione "superfluo": quasi 60.000 in un solo anno sommando le due categorie...

Cifre di una guerra che ovviamente viene percepita con più ansia ed anticipo al Sud dove, nonostante un costo della vita inferiore, quello dell'impiego statale nella Scuola (spesso già ultra-precario) diventa l'ancora di sopravvivenza di una famiglia intera (a volte mantenendo anche 2 generazioni).


Lo scorso anno la mobilitazione del sistema-formazione, partendo dalle materne, consci del nodo inestricabile che ormai tiene insieme Formazione con i più ampi e complessivi tempi della riproduzione sociale generale, genitori e maestre avevano acceso la scintilla. Nel giro di un mese e mezzo, più eclatante e politicamente più esplicita, la protesta toccava le università di tutto il paese, legando la crisi di un'istituzione ormai vecchia e incapace di risposte con la crisi economica generale che sta investendo l'intero sistema-mondo capitalista.

Nei primi cortei dell'autunno passato s'intuiva anche - ben più potente di tante declamazioni ideologiche e umanitarie - l'antitodo reale, perché sedimentato in una società già -di fatto- meticcia, ai razzismi provenienti dal ventre molle (ma aizzati dall'alto) di una società che si scopre fragile e molto insicura.

Ce ne sarebbe ancora bisogno - eccome - di una ripresa della conflittualità, dal basso verso l'alto, per ri-bilanciare l'ago dei bisogni e delle inimicizie reali...
L'estate appena passata non è del resto stata parca di indicazioni e consigli: la vicenda d'inizio estate dell'Onda ha mostrato quanto sia nudo il potere governamentale di una classe politica unita dal disprezzo per i non più rappresentabili. La (parziale) vittoria dell'Innse ci ricorda invece come e perché il vecchio slogan - la lotta paga! - sia sempre veritiero e operante, perché produttore di realtà e conseguenze (in quant* sono salit* sui tetti nelle ultime settimane ..?). I/Le migrant* ospiti dei vari Cie disseminati sul territorio nazionale hanno ripreso l'iniziativa, ribadendo in prima istanza l'indisponibilità ad essere cancellati come soggetti portatrici d'istanze e bisogni.

L'autunno che si apre non sarà del resto avaro di occasioni: il macello-in-atto della scuola pubblica potrebbe ri-accendere fuochi che covano silenziosi mentre moltissime fabbriche vedrannos cadere i termini delle casse inregrazioni di vario ordine e grado.

Ancora una volta, è tempo di rimboccarsi le maniche!

da Infoaut

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