Un detenuto della Sezione "sex-offenders" del carcere di Prato, il tunisino Fersi Walid, di trent’anni, nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 settembre si è impiccato nel bagno della cella, usando le lenzuola.
Purtroppo nessuno dei suoi compagni di cella se ne è accorto e lo ha notato solo l’appuntato di turno. Fersi già da tempo aveva messo in atto proteste "autolesionistiche" per protestare contro la dura condanna (9 anni), che riteneva ingiusta. Alcuni mesi fa si era cucita la bocca e a luglio aveva iniziato lo sciopero della fame; in ogni caso aveva esplicitato in più occasioni l’intenzione di togliersi la vita.
Aldilà del giudizio sul gesto estremo da lui compiuto, ciò si inserisce in un contesto in cui le condizioni carcerarie peggiorano di giorno in giorno per cause "oggettive" quali il sovraffollamento e i giri di vite sulla "sicurezza" ma anche chi è preposto alla custodia dei detenuti - non solo in senso repressivo - a volte sembra non recepire i segnali di forte disagio degli stessi.
da Indymedia
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