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lunedì 28 settembre 2009

«Mio fratello Peppino e gli sfregi quotidiani alla lotta antimafia»


Un gesto politico». Giovanni Impastato legge così lo sradicamento dell’ulivo piantato a Ponteranica (Bg) in memoria del fratello Peppino, vittima simbolo della mafia come raccontato nel film «I cento Passi». Chi l’ha compiuto ha lasciato un biglietto in dialetto, «qui ci voglio un pino », la notte prima del corteo con cui sabato oltre 7 mila persone hannoprotestato per la decisione del sindaco leghista di rimuovere la targa della biblioteca dedicata a Peppino. «Quello del primo cittadino è stato un atto mafioso», accusa Giovanni. Racconta dei microfoni spia messi a due sostenitori del Comitato Impastato e avverte: «Con questo governo la cultura dell’antimafia è a rischio ». Si aspettava quest’ultimo gesto? «C’erano stati dei segnali: stamattina a Ponteranica abbiamo denunciato il ritrovamento di una cimice nell’auto di Gaspare D’Angelo, del Comitato Impastato sul territorio, una prima cimice l’aveva scoperta in casa Vanni Cassis:: con loro abbiamo organizzato la manifestazione di sabato. I carabinieri dicono che sono microfoni spia. Poi c’è lo sradicamento dell’ulivo:uno sfregio aperto. Nell’insieme, segnali inquietanti». Qual è il messaggio? «Si fa capire che l’ulivo - albero mediterraneo - non deve invadere questo territorio, come dire che Peppino Impastato è un simbolo estraneo e dunque va rimosso. Quindi sbaglia chi ha parlato di un fatto isolato: è invece un’azione che si sposa in pieno con il progetto della Lega, di discriminazione di tutte le culture “altre"». È un gesto politico ed è forte. Chi l’ha compiuto, ha capito che sabato ci si voleva opporre non solo alla rimozione della targa,mapiù in generale al progetto razzista, reazionario e fascista della Lega». Insomma è come se si dicesse: il problema mafia non ci riguarda... «Certo, ma è un atteggiamento strumentale. Ci sono documenti molto dettagliati che testimoniano della penetrazione della mafia nel nord Italia, l’associazione Libera sta curando un grosso dossier sulle confische di beni mafiosi in Lombardia.

Quanto a Ponteranica, quando il sindaco sceglie di rimuovere la targa per Peppino questo - voglio essere chiaro - non implica una sua convivenza con la mafia. Lui l’ha fatto obbedendo una logica che è quella dell’espulsione dal territorio di tutto ciò che è “estraneo” («Meglio onorare personalità locali» aveva detto, ndr). La stessa logica che fa del pacchetto sicurezza del governo una caccia ai migranti. Però...» Però? «La mafia con quello che è successo a Ponteranica c’entra, perché quello compiuto da Aldegani è un atto mafioso. Nel senso che favorisce una cultura mafiosa, nel momento in cui favorisce la cancellazione della memoria storica e insieme una cultura del consenso, del riconoscimento per la mafia. E tutto ciò è pericoloso, anche perché proprio in quella zona la mafia si sta espandendo. Quello del sindaco è un gesto che non aiuta la legalità». Mettiamo in fila alcuni fatti degli ultimi tempi. Il ministroMaroni continua arifiutarsi di sciogliere il Comune di Fondi, sospettato di infiltrazioni criminali; emergononuovi dettagli sul significato della vicinanza di Mangano, indicato come mafioso, all’attuale premier neglianni ‘70;cinque pentiti accusano il sottosegretario Cosentino di collegamenti con la camorra. La cultura anti mafia intanto viene vilipesa. È a rischio? «Sì, finchè c’è questo governo: non è un buon esempio di legalità, anzi tenta in tutti imodi di legalizzare l’illegalità. Nel paese manca ormai una cultura della legalità: non ci sono solo questi ultimi episodi, ricordiamoci della condanna a Cuffaro che non è più presidente della Regione Siciliamarimane senatore, in Parlamento poi siedono un centinaio di persone che ha conti in sospeso con la giustizia. Anche per questo sabato abbiamo manifestato, per far crescere una cultura dell’indignazione: oggi nonci si indigna più di nulla.Mase il paese si muove, si può vincere. Sono fiducioso».

da Indymedia

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