mercoledì 9 settembre 2009
Carcere, il nuovo 41 bis: l'inferno dei vivi
Da Spoleto Carmelo Musumeci, ergastolano, invia alcune riflessioni sul nuovo regime del 41 bis, moderna e raffinata forma di tortura
Con la legge 94/2009 è stato modificato l’articolo 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario, quello che disciplina il regime del cosiddetto ‘carcere duro’. Leggo sulla Guida al Diritto di agosto: “Carcere duro: la platea di detenuti sottoponibile al ‘41 bis’ è notevolmente ampliata. Il governo ha limitato la possibilità di controllo giurisdizionale. Vietato cuocere cibi e cambiare oggetti. Un colloquio al mese con i vetri con l’obbligo di controllo auditivo e videoregistrazione. Limitati i colloqui anche con i difensori. L’aria non potrà essere fruita in gruppi superiori a 4 persone e non potrà protrarsi più di due ore al giorno”.
Il male arrecato e attuato con la legge si distingue non tanto per la sua banalità, come sostiene Hannah Arendt, quanto per la sua legalità. In una condizione di paralisi di coscienza si approvano leggi inumane per scopi elettorali, politici e di potere. L’etica penale non dovrebbe arrestarsi davanti a consensi populisti, mediatici e politici. Ci sono persone sottoposte al regime di tortura del 41 bis dal 1992, ormai ridotte psicologicamente e mentalmente a degli zombi.
La Corte Costituzionale e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo hanno legittimato il regime del 41 bis, ma con delle riserve che la nuova legge 94/2009 rimette in discussione. Ora si dovranno aspettare altri lunghi anni affinché queste istituzioni si pronuncino di nuovo. Ma intanto il risultato politico è stato ottenuto sulla sofferenza di qualche centinaio di detenuti.
È vero, nelle carceri italiane, nella maggioranza dei casi, ormai non si attuano più pestaggi e torture fisiche istituzionali. Non ce n’è più bisogno: l’Italia ha superato qualsiasi Paese al mondo introducendo nel suo ordinamento penitenziario la tortura dell’anima, dell’amore, degli affetti. I detenuti sottoposti al nuovo regime di tortura del 41 bis vivranno come animali: saranno curati, alimentati, ma non saranno più considerate persone.
Vivranno ventidue ore su ventiquattro nell’inattività più totale, in pochi metri e in sostanziale isolamento. Usufruiranno di un colloquio di un’ora al mese, davanti ad un vetro e videoregistrato. Non potranno abbracciare figli, padri, madri, nipoti, alcuni per il resto dei loro giorni, perchè condannati all’ergastolo. Usufruiranno solamente di due ore di passeggio, in massimo quattro persone, con l’ordine del silenzio con gli altri detenuti. Avranno le finestre delle celle coperte da un divisore, per non vedere il cielo, la luna, il sole, per proibire loro persino di vedere il Dio.
E tutti tacciono, anche le persone “perbene”. Non parlano, non vedono e non sentono, hanno paura di essere collusi con la mafia. Preferiscono essere collusi con la mafia istituzionale. Non fa niente, scrivo io per loro.
da Indymedia
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