lunedì 7 settembre 2009
"Berlusconi? si sente più dio di dio"
«Più che feroce direi che è assurdo. L'attacco alla stampa italiana da parte di Silvio Berlusconi ha dell'assurdo, essendo lui padrone di tre reti televisive, controllandone altre tre o quattro, e poi di giornali. Insomma essendo lui il padrone di un terzo buono dell'informazione italiana, come fa a dire che l'informazione è ridicola? A meno che non parli di sé». Giorgio Bocca è Giorgio Bocca: un partigiano, un decano del giornalismo, un veterano dell'antiberlusconismo. Che pure un passaggio in Fininvest l'ha fatto, negli anni 80, i tempi in cui l'uomo del Biscione a qualcuno era sembrato un innovatore, dall'altra parte c'era la Rai dei Bernabei e degli Agnes. «L'antitaliano», la sua rubrica sull'Espresso, è ormai da tempo un'osservatorio dell'Italia berlusconiana, come dire ai tempi del colera, «il paese delle fiction», «il verissimo della saga familiare». Aderisce alla manifestazione per la stampa senza bavaglio dei 19 settembre, «arriva anche troppo tardi».
Come giudica lo scontro in corso fra il presidente del consiglio, attraverso il suo Giornale, e il Vaticano?
Ho l'impressione che Berlusconi sia in vera difficoltà. Non vorrei che fosse solo un mio desiderio, ma stavolta si è trovato contro la Chiesa, che è la sola che può mettere fine al suo potere. Quindi è terrorizzato che stia arrivando la fine. E ha perso il controllo. La pretesa di dire che Vittorio Feltri (il direttore del Giornale, ndr) abbia pubblicato quell'attacco a Dino Boffo (l'ormai ex direttore di Avvenire, ndr) senza che lui ne sapesse niente, poi, non sta né in cielo né in terra. Chi lo conosce sa che nulla nelle sue aziende avviene senza il suo permesso. Io, del periodo in cui ho lavorato per Canale 5, ho un ricordo kafkiano. Una volta mi scelse per farsi intervistare sul tema della tv. Arrivò, con tutti i suoi aiutanti, facemmo l'intervista, e io proprio perché ero un dipendente del 'padronissimo' cercai di fare qualche domanda poco simpatica. L'intervista non venne mai trasmessa. Più tardi cercai di sapere chi l'aveva soppressa. In un palazzo di mille persone non ce n'è fu una che ebbe il coraggio di dirmi che l'aveva deciso lui.
Lì capì il personaggio?
Ci ho messo molto tempo a capire, anche perché alla fine sono un ingenuo, che tra lui e la democrazia non c'è il minimo rapporto.
Però ritiene che nel caso Boffo, Berlusconi si sia fatto prendere la mano, senza valutarne le conseguenze?
Per capire Berlusconi bisogna pensare che nell'87 lui diventa padrone del Giornale fondato da Indro Montanelli. Qualsiasi altro imprenditore al mondo ne avrebbe fatto un Corriere, o una Repubblica, insomma un grande quotidiano di informazione. Lui no: ne ha fatto un giornale giallo. E lo ha adoperato per le sue liti con gli avversari e per la loro diffamazione.
Stavolta però Berlusconi ha ingaggiato una sfida con l'Altissimo.
Scegliendo anche male l'avversario. Boffo non aveva fatto una campagna antiberlusconiana. Si è limitato a scrivere che al suo giornale arrivavano lettere di cattolici che non approvavano il comportamento di Berlusconi. Ma il solo essersi permesso di parlar male di lui ne ha fatto un nemico da uccidere. Perché hanno ragione quelli che dicono che si tratta di un omicidio.
Cosa pensa di Vittorio Feltri?
Niente. Ci sono alcuni personaggi di cui preferisco non pensare niente. Mi fanno paura.
Attaccare il giornale dei vescovi, provocando una rottura con le gerarchie vaticane, è stata un'ingenuità, o l'effetto della sua temerarietà?
Lì il contributo di Feltri è stato notevole. Come Berlusconi, anche Feltri è un megalomane. Cerca grane e scontri. È già stato mandato fuori dall'associazione della stampa. Ha sempre vissuto borderline. Sceglierlo per una direzione dice già tutto: se c'è lui sarà un giornale di lotta e di diffamazione.
Lei prima ha detto: «la Chiesa è la sola che può mettere fine al suo potere».
Vista l'opinione pubblica, che sopporta tutto, l'unica speranza è che la Chiesa gli si metta contro e gli faccia perdere le prossime elezioni.
Succederà davvero?
Non lo so. Alla lunga la Chiesa non vuole, almeno non desidera, un governo irresponsabile, spregiudicato, che - tanto per dire - dall'oggi al domani si allea con Gheddafi.
L'approvazione di qualche legge eticamente sensibile, come quella sul testamento biologico, potrebbe far tornare il sereno fra Palazzo Chigi e Oltre Tevere?
Non lo so. Ma il conflitto è organico, andrà avanti comunque. Perché Berlusconi si sente più dio di dio.
Se l'unica speranza è la Chiesa, vuol dire che le opposizioni non sono in buono stato.
Sono in uno stato penoso. Sosterrò il Pd, nonostante tutti i suoi errori. Ho fatto una vita nella sinistra laica, e adesso non cambio certo opinione. Ma mi dolgo di vedere il Pd così sbriciolato e fiacco.
C'è un candidato alla segreteria del Pd che le sembri meno fiacco?
Questo di Bettola...
Pierluigi Bersani.
Bersani. Almeno è uno che si capisce quando parla.
Walter Veltroni le piaceva?
Veltroni scrive romanzi. Lasciamoglielo fare.
Tutta questo scontro Berlusconi ha l'effetto di cancellare alcuni grandi problemi del paese. La crisi, innanzitutto. Alla fine non le sembra un trappolone?
Trappolone piuttosto mi sembra la posizione dei fascisti democratici, come Gianfranco Fini. Fanno un gioco a due: uno fa l'estremista, l'altro il moderato. Poi però non a mette in crisi il governo.
Lei non crede alla sincerità di Fini.
Ci credo. Penso nel nuovo comportamento di Fini ci sia il fatto che dopo la separazione ha potuto cambiare amicizie e ha potuto finalmente ragionare in tranquillità. E si è convinto che la democrazia è meglio del fascismo. Ma è il gioco complessivo che non va. Lui alla fine puntella questo governo. O comunque aspetta, per sostituirlo alla guida del partito.
Lei la Lega la conosce bene. Qual è il ruolo della Lega in questa vicenda?
La Lega è un movimento misterioso. Impossibile da capire. È un insieme di motivazioni di potere locale. Io ho fatto molte interviste a Umberto Bossi. Sembrava sempre di parlare con un matto.
Lei pensa che sia un matto?
No, è un furbo. Ma l'idea della secessione è totalmente stupida nella globalità attuale.
E Berlusconi? Anche lui un matto furbo?
No, Berlusconi è Berlusconi. Quando l'ho conosciuto Eugenio Scalfari diceva: 'Giorgio si è innamorato di lui'. Apprezzavo alcune doti imprenditoriali e anche umane, fin lì avevamo una tv di stato in cui per fare un'intervista arrivavano venti persone. Con Berlusconi ne bastavano tre. Mi sembrava un progresso.
Cosa pensa del giro di escort a Palazzo Grazioli?
Mi dispiace che l'attacco al presidente del consiglio sia partito da questi fatti minori. In Italia l'amore per le mignotte non è una novità. Loro sono povere diavole, a volte furbe, che cercano di sfruttare l'occasione. Non sono certo le puttane ad essere pericolose, sono gli uomini politici. E in più Berlusconi è il capo del governo, non può circondarsi di gente di malaffare. Non intendo queste ragazze ma i loro gargagnan.
Nel dopo Berlusconi chi vede?
La classe politica italiana è di livello bassissimo, come gli italiani del resto. Il fatto che l'attacco alla democrazia lasci indifferenti gli italiani, per uno che ha fatto il partigiano è una roba triste e dolorosa. E Berlusconi ha buon gioco per l'inerzia di tutti. Da noi non c'è un'opinione pubblica. Il personaggio più coraggioso di tutta questa vicenda è la moglie di Berlusconi. Se non ci fosse stata lei, non era successo nulla.
Allora come si esce da quest'anomalia italiana?
Come siamo usciti dal fascismo. Quando eravamo rassegnati a tenercelo per tutta la vita, è capitato qualcosa che lo ha fatto cadere.
Qualche giorno fa, alla festa del Pd, il centrista-cristiano Bruno Tabacci ha proposto un comitato di liberazione nazionale da Berlusconi. Un Cln.
Sono perfettamente d'accordo. Ma ho visto che D'Alema ha subito dissentito.
D'Alema sostiene che più che più che un comitato straordinario di antiberlusconiani serve un'alternativa di governo. Un vera alleanza con l'Udc, insomma.
Quello che serve è una maggioranza. Certo, Casini è un altro bel personaggio. Mi ricordo di lui al processo Andreotti a Palermo. Sosteneva un amico di Salvo Lima. Insomma il materiale umano a disposizione è pessimo dappertutto. Ma tra i partiti ci saranno pure politici ragionevoli. Tabacci è uno dei migliori.
Senta, nel '43 però c'erano gli americani. Speriamo in Obama?
Gli americani si fanno sempre gli affari loro. Quello che nessuno avrebbe immaginato era la guerra partigiana. A liberarci, dobbiamo pensarci noi.
di Daniele Preziosi da Il Manifesto
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