HOME       BLOG    VIDEO    EVENTI    GLI INVISIBILI    MUSICA    LIBRI    POLITICA LOCALE    POST PIU' COMMENTATI

venerdì 28 agosto 2009

Puglia- Emiliano: D'Alema si faccia da parte

Michele Emiliano, segretario regionale uscente del Pd, come sta evolvendo la trattativa con l’Udc per le Regionali?

Purtroppo è un’esclusiva di D’Alema, la trattativa con Casini la gestisce direttamente lui. Io, da segretario regionale, l’ho potuta gestire solo per le amministrative a Bari e per l’accordo su Brindisi. Questa impostazione è quella che sta provocando tante difficoltà: c’è un percorso politico sul teritorio che porta ad una visione comune con i centristi, ma finché i due leader dialogano in esclusiva e l’unico che parla è Latorre, non la vedo messa bene.

Non è un po’ duro con D’Alema?


È che io e Vendola non abbiamo nessun problema ad aprire una dialettica con chiunque voglia sostenere il governo uscente della Puglia e rilanciarlo alla sfida del 2010, ma questa trattativa sta sfuggendo di mano sia al governatore ricandidato che al segretario del partito.

E cosa propone?

Un’autonomia del partito da D’Alema: è la più importante personalità del Pd nazionale, ma per far nascere questo partito lo deve liberare dal peso della sua personalità, tanto più in Puglia. Dovrebbe farlo come un padre con un figlio: tutti i democratici pugliesi sono pronti ad utilizzare questa libertà con rispetto e gratitudine nei suoi confronti. Se non ci prova adesso ad emanciparci tutti, vestendosi invece del ruolo di segretario del partito regionale, quando lo farà? Quando costruiremo un’autentica classe dirigente in Puglia? Sono convinto che su questa mia richiesta, che gli ho espresso da tempo, ci stia riflettendo.

Insomma, D’Alema le ha chiesto di farsi da parte nel congresso, ora glielo chiede lei. O no?

No, affatto. È che sono molto preoccupato delle lacerazioni che stanno venendo fuori, per arginare le quali ho lanciato la mia mozione «Semplicemente pugliesi» fuori dagli schieramenti pro-Franceschini e pro-Bersani. Avevo proposto a D’Alema, proprio perché prevedevo che sarebbe scattato il «tutti contro tutti», di sostenere la strada della ricandidatura unitaria del segretario regionale uscente e avevo ottenuto l’avallo di Franceschini. Comprendo la questione del doppio incarico, ma la norma nazionale è ancora inesistente e laddove fosse stata approvata, sarei stato pronto a dimettermi subito dopo le elezioni onde guidare il partito alla campagna delle Regionali. Far guidare il Pd da una persona che ha consensi è meglio che farlo guidare, sotto elezioni, da un candidato sconosciuto perfino a parte del popolo delle primarie. E poi c’è un altro problema.

Quale?

Che lo scannatoio che si è innescato non è solo tra sostenitori dei due candidati leader nazionali: è paradossale che i candidati segretari pugliesi, tutti vicini a Vendola, siano divisi tra loro e lo siano anche sulla ricandidatura di Nichi alla guida della Regione. Chi la prepara la campagna elettorale in un clima del genere? Io non posso farlo, dovendo stare un passo indietro nella guida del partito per rispetto degli altri candidati. Assicuro il mio impegno per evitare divisioni drammatiche, ma noto che le schizofrenie ormai sono partite.

Si spieghi.

Minervini, come me, ha messo nero su bianco nella sua mozione la ricandidatura di Vendola. Prendo atto, invece, che sebbene la mozione Bersani abbia rilanciato la candidatura per bocca di Latorre, il candidato segretario di quella mozione ancora non ha proferito parola. E il suo silenzio mi dà l’impressione che sia stato ispirato da D’Alema. Blasi dica ciò che pensa, parlando a nome della mozione pugliese, altrimenti quella miccia non sarà disinnescata nonostante i miei tentativi di tenere unito il partito.

E come metterla con i lettiani, che sostengono quella mozione e non vogliono la ricandidatura di Vendola?

È un paradosso di quella mozione e deve essere il suo titolare a scioglierlo. Quando Boccia si candiderà alla guida della Regione, come credo farà, come si comporterà Blasi che oggi gli chiede sostegno? È la prova del caos che si è creato e del grave errore nell’aver convocato un congresso con le regionali alle porte.

Con l’Idv come la metterete? Sembrate ai ferri corti.

Definire l’Idv un alleato è davvero difficile, visto che il partito è guidato da un coordinatore che parla di questione morale senza nessun elemento obiettivo e solleva polemiche pretestuose perfino sulla nomina a vicesindaco a Bari del suo segretario provinciale. Chiedo al leader Di Pietro di riflettere su questo: lo schema che sta portando avanti in Puglia sta creando solo un vantaggio tattico al Pdl e rischia di rimettere le lancette dell’orologio all’indietro, facendo tornare il centrodestra al governo della Regione. Considero legittime le critiche a Vendola per la scarsa attenzione che ha avuto in 4 anni di governo per l’Idv, ma ora che il governatore ha offerto un ingresso in giunta e l’Idv vi ha rinunciato, non si può continuare a sparare contro. Occorre ricucire un’alleanza politica, ma prima l’Idv deve manifestare rispetto e obiettività.

Nessun commento:

Posta un commento