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mercoledì 5 agosto 2009

FASCI DI STATO

L’ultima inchiesta sulla strage di Piazza della Loggia è partita in un altro anniversario, il 28 maggio del 1997. La prima istruttoria, nel 1979, aveva portato alla condanna all’ergastolo di Ermanno Buzzi, mente 10 anni e 6 mesi furono comminati ad Angelino Papa. Sarebbero loro gli esecutori materiali della strage. In appello, nel 1982, tutti gli imputati sono assolti. Ma Buzzi, principale accusato, nell’aprile del 1981 viene ucciso nel carcere di Novara da due detenuti neofascisti, Mario Tuti (oggi in regime di semilibertà) e Pierluigi Concutelli, ex capo di Ordine Nuovo. Altre persone coinvolte nell’inchiesta, come testi e come indagati, moriranno prima della fine del processo. Pierluigi Pagliaia viene ferito mortalmente dopo il suo “arresto” a La Paz; Piero Iotti perde la vita in un incidente stradale. Mentre il Sid aiuta Luciano Bernardelli a fuggire tra le braccia dei colonnelli greci. La cassazione, ad ogni modo, nel 1983 annulla la sentenza di secondo grado che aveva scagionato completamente gli imputati e dispone l’invio degli atti alla corte di assise di Venezia per un nuovo processo.

La seconda istruttoria viene aperta a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti. È il 1985 quando Ivano Dongiovanni, detenuto per reati comuni, svela il contenuto di confidenze avute da Angelo Izzo (lo stupratore e massacratore del Circeo) e Valerio Viccei (suo compagno di cella) in ordine all’ambiente dell’estrema destra. Il teste ritratterà poi le accuse, sostenendo che le “confidenze” erano voluti depistaggi orditi dagli stessi Viccei e Izzo. La terza istruttoria sviluppa le indagini relative ai fatti per i quali era stato disposto uno stralcio dell’inchiesta. Si indaga sulle responsabilità di Giancarlo Rognoni, Luciano Berardelli, Fabrizio Zani, Mariliza Macchi, Marco Ballan, Guido Lecconi. Il tutto si conclude nel 1990 con la dichiarazione di “non luogo a procedere”.

La svolta nelle indagini arriva nel 1997, con le rivelazioni di Carlo Digilio e Martino Siciliano e, successivamente, il contributo di Marzio Tramonte. E che riguardano anche le “stragi gemelle” di Milano (in piazza Fontana e alla questura). Nomi di spicco dell’inchiesta sono quelli di Delfo Zorzi, manager emigrato in Giappone, e di Carlo Maria Maggi, medico veneziano, anch’egli esponente di Ordine Nuovo nel Veneto. L’inchiesta mira anche a chiarire il ruolo di Pino Rauti (fondatore di Ordine Nuovo, poi a capo del Msi quindi della Fiamma Tricolore) e del generale Francesco Delfino, lo stesso che fece arrestare il mafioso Balduccio Di Maggio (il “grande accusatore” di Andreotti) e implicato nel sequestro Soffiantini, durante il quale pretese e ottenne dalla famiglia dell’imprenditore lombardo oltre un miliardo di lire per un interessamento rivelatosi poi inesistente.

Oggi Zorzi è diventato cittadino giapponese, e all’anagrafe risulta col nome di Roi Hagen, che in tedesco suona come “croce uncinata” (ma Hagen è anche l’eroe che nei canti dei nibelunghi si fa uccidere piuttosto che rilevare i suoi segreti). Antica passione per la svastica e per la mitologia pagana. Tecnicamente l’estradazione in Italia per l’imputato Zorzi è impossibile. L’unica strada passerebbe per la revoca della cittadinanza e quindi dell’espulsione dal paese nipponico. Per fare questo ci vorrebbe una forte pressione del governo italiano, che non c’è mai stata fino ad oggi. A sollevare ulteriori ombre sulla dorata latitanza del terrorista nero ci ha pensato un’inchiesta de L’Espresso, che ha scoperto un giro d’affari legato ad una rete di società e negozi tra Milano, Roma e il Veneto. Con giri di denaro sospetti.

Nel capoluogo lombardo, nella centralissima Galleria Vittorio Emanuele, di fianco al negozio di Biffi, c’è la griffe Oxus, marchio che riconduce all’ex esponente di Ordine Nuovo. Il negozio, che vende costosissime borsette, è stato anche oggetto di una manifestazione antifascista qualche mese fa. Dagli uffici di Tokyo, il cittadino giapponese “croce uncinata” controlla una serie di società legate all’import-export, ai duty free, all’alta moda. Da buon miliardario ha scelto di vivere nel lussuosissimo quartiere di Ayoama. Per il giornalista Alessandro Gilioli il segreto dei contatti da Zorzi e l’Italia è custodito nelle stanze della Gru.P. Italia, azienda di pelletteria con uffici proprio a Milano e Roma, formalmente controllata da società anonime con sedi in Svizzera, Lussemburgo, nell’isola di Mann e nelle isole Vergini. All’oggetto societario c’è la produzione di borse, appunto col marchio Oxus, ma è anche licenziataria di griffe più famose, quali Laura Biagiotti, Soprani, Venturi.

Al negozio meneghino si affianca la boutique vicino Piazza Fiume a Roma quelle nelle zone d’origine di Zorzi, in Veneto, precisamente a Conegliano e Pordenone. Curioso, sottolinea L’Espresso, come l’unico negozio all’estero si trovi a Bogotà, in Colombia, capitale non particolarmente nota per i marchi della moda. In compenso la Colombia è diventata la patria adottiva di Martino Siciliano, il pentito che prima aveva accusato Zorzi delle stragi e poi aveva ritrattato dietro compenso. Ad amministrare quasi tutte le società italiane della Zorzi connection è Daniela Parmigiani, pare in gioventù fidanzata del terrorista accusato della strage di Brescia. A seguire l’azienda anche i figli di Zorzi, che studiano in Gran Bretagna, e spesso la stessa moglie giapponese, che ogni tanto fa scalo in Italia.

Le società italiane di pelletteria e di import-export collegabili al giro d'affari che farebbe capo a Delfo Zorzi sono diverse e tutte protette da fiduciari. La più importante, come detto, è la Gruppo pelle italia (o Gru.p. Italia), il cui 99 per cento formalmente appartiene alla Poltec International SA, società di copertura con sede in Lussemburgo rappresentata da tale Marc Koeune. Gli azionisti della Poltec sono altre due società off-shore, la Dhoo Glass Services, che ha sede sull'isola di Mann, e la Morville Services Limited delle isole Vergini britanniche. Il restante uno per cento della Gru.p. Italia è invece intestato a Daniela Parmigiani, amministratrice dell'azienda.

A Zorzi non mancano, nonostante il trentennio di latitanza, anche amici in altre aziende del settore: come Paolo Giachini, un marchigiano oggi cinquantacinquenne, vicino a Zorzi tanto nella militanza di estrema destra quanto nel lavoro (anche lui commerciava in pellami). Giachini è uno dei pochi che, parlando con L'espresso, ammette di aver fatto affari "con aziende di Zorzi tra cui Gru.p. Italia", e quindi rivela che - almeno nel suo ambiente - i reali rapporti tra l'azienda di Milano e l'ex ordinovista non erano un mistero. Tra l'altro Giachini è noto per essere l'uomo che nella sua casa di Roma ospita agli arresti domiciliari Erich Priebke, l'ex ufficiale tedesco corresponsabile della strage delle Fosse Ardeatine.

Strani intrecci davvero, quelli tra il commercio della pelletteria e il vecchio giro fascista. Legami che hanno del resto origini assai lontane. Anche Massimiliano Fachini, il neonazista veneto esperto di esplosivi condannato per associazione sovversiva e banda armata, faceva affari internazionali con capi di cuoio e borse. E nell'ambito delle indagini sulla strage di piazza Fontana è emerso che Delfo Zorzi nascondeva un esplosivo, la gelignite, proprio in un laboratorio di pelletteria di famiglia, sulla strada tra Spinea e Mirano, sempre nel mestrino. Tutti particolari che all'epoca delle inchieste sulle stragi erano sembrati di relativa importanza, ma che oggi possono gettare una luce diversa sulla storia e sugli affari di un ex terrorista che custodisce tanti segreti.

Come se non bastasse la dorata latitanza e nonostante le lunghe ombre sulla sua attività imprenditoriale, Zorzi è stato anche oggetto di particolari affettuose attenzioni a Palazzo Marino, sede dell’amministrazione cittadina milanese. I locali del negozio Oxus in Galleria Vittorio Emanuele appartengono infatti al Comune, e sono stati dati in concessione fino a tutto il 2007, per un canone mensile di 3.500 euro, assai inferiore ai valori di mercato riscontrabili nella zona. Ad inaugurare il negozio, tra l’altro, guarda caso il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, ex missino ed oggi in AN.

da Indymedia

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