I mondiali di nuoto di Roma sono iniziati in un clima spensierato. Pochi hanno ricordato, se non di sfuggita e senza calcare la mano, che per la loro preparazione si è collezionato uno scandalo dopo l’altro e che, ancora oggi c’è un’inchiesta della magistratura romana e alcuni impianti sportivi privati sequestrati. Viene da chiedersi: cosa deve accadere in questo paese per ottenere una sollevazione dell’opinione pubblica? È davvero così irreversibile come si vuol far credere l’indifferenza dell’opinione pubblica o forse conviene ricercare i motivi di questa innegabile apatia sulle cause strutturali che stanno alimentando la palude?
Per analizzare queste cause, conviene partire dalla vicenda madre di sedici anni fa: da Tangentopoli. Allora c’erano stati tre elementi concomitanti che avevano fatto maturare il rigetto della classe politica allora al potere. Il primo elemento erano state le inchieste della magistratura. Condotte allora con grande rigore e professionalità. Ma anche per i Mondiali del nuoto il potere giudiziario ha svolto il proprio ruolo. Sono stati sequestrati alcuni impianti privati beneficiati delle deroghe edificatorie previste dalla legge, nonostante questi stessi impianti si trovassero in aree vincolate ai sensi delle leggi paesistiche. Non sta qui dunque il problema.
Il secondo elemento era il ruolo del mondo dell’informazione. E qui tocchiamo già una prima profonda differenza. Anche stavolta ci sono state inchieste coraggiose (Report e Repubblica) e una costante attenzione (il manifesto). Ma un generale silenzio ha contraddistinto gli altri quotidiani. E, soprattutto, le televisioni di stato hanno taciuto la notizia. Quando ne hanno dovuto parlare a seguito dei sequestri hanno relegato le notizie in frettolose cronache locali. Il sistema dell’informazione è, rispetto ad allora, oggettivamente meno libero.
Ma a mio giudizio il punto dirimente è il sistema politico. All’epoca di Tangentopoli era esistente e visibile un’opposizione politica e questa interloquiva con l’opposizione sociale. La forma bipartitica che si sta sempre più affermando è la nemica principale di qualsiasi possibilità di verità e di informazione. Un sistema consociativo bipartitico si fonda sul continuo scambio dei ruoli tra maggioranza e opposizione e rende conseguentemente impossibile l’emergere di alcunché. Alcuni esempi chiariranno i motivi dell’omertà della politica.
Il primo gigantesco scandalo dei mondiali di nuoto di Roma sta nella definizione delle opere da realizzare per lo svolgimento delle gare, la cui responsabilità ricade interamente sulla precedente giunta Veltroni. Sta nell’aver deciso di realizzare un’opera folle, il palazzo del nuoto affidato a Santiago Calatrava, che per dimensioni e costi non sarebbe mai stato completato in tempo utile per i giorni delle gare. Anche senza la (colpevole) cancellazione da parte del nuovo sindaco Alemanno, il faraonico impianto non sarebbe stato pronto e si era già deciso di ripiegare su un suo ruolo secondario rispetto al Foro Italico. 600 milioni di euro gettati al vento. Il secondo scandalo iniziale è stato quello di aver dato uno spazio inaudito alle strutture sportive private, 17 per 29 vasche nuove. Impianti privati che hanno beneficiato di deroghe che avevano evidente legittimità soltanto nel caso di impianti pubblici. Ma eravamo nel pieno dell’ubriacatura che «privato è bello».
Con queste premesse è del tutto evidente che l’attuale opposizione avendo combinato il pasticcio non ha alcun interesse a denunciare lo scandalo: denuncerebbe se stessa! È la ferrea gabbia bipartitica - per questo tanto perseguita da entrambi gli schieramenti - che impedisce l’emergere del letamaio e mette a rischio lo stesso funzionamento dello Stato.
Qualche giorno fa il sindaco Alemanno per tentare di cancellare le forzature compiute dagli impianti privati fa votare al Consiglio comunale un ordine del giorno che arriva ad affermare: «Impegna il Sindaco e la Giunta a superare le problematiche che possono condizionare il potere del Commissario delegato(…) prestando, nel rispetto della legge e delle ordinanze del Presidente del Consiglio, l'intesa necessaria a realizzare interventi in deroga alle vigenti previsioni urbanistiche e al vigente regolamento edilizio». Ciò significa che «attraverso le intese» si cercherà di sanare a posteriori opere private eseguite in modo non conforme alla legge. E questo la politica non può dirlo, perché il rispetto delle regole è la garanzia per il cittadino e calpestare questo principio è inammissibile.
di Paolo Berdini da Il Manifesto
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