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giovedì 2 luglio 2009

Le prossime guerre saranno per la terra

Fino a oggi le guerre sono state fatte principalmente per il petrolio, l’oro, i diamanti, l’uranio, il coltan e altre risorse naturali. Tra poco saranno fatte per l’acqua e per le terre coltivabili, sempre più preziose in questo tempo di riscaldamento climatico, esplosione demografica e investimenti in biocarburanti. Per questo sarà una questione centrale al G8 che si apre l’8 luglio all’Aquila, scrive sul suo blog Colette Braeckman.

Entro il 2030 bisognerà trovare 120 milioni di ettari di terreni agricoli supplementari per rispondere alla domanda di prodotti alimentari, scrive la giornalista belga. Tra i più “affamati” ci sono la Cina e i paesi del Golfo, che guardano all’Africa (Sudan, Etiopia, Mozambico e Madagascar) e all’America Latina (Argentina, Bolivia, Colombia), dove – secondo le mappe satellitari – si trova l’80 per cento delle terre coltivabili ancora disponibili.

E se la guerra in Darfur e le rivolte in Madagascar, ipotizza Braeckman, trovano così inedite spiegazioni, il G8 dovrà assumersi nuove responsabilità. Lo aveva già chiesto il relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all’alimentazione, Olivier de Schutter, secondo cui la caccia alla terra mette a rischio alimentare cinquecento milioni di persone. E ora lo chiede anche la campagna Press the 8.

da Internazionale

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