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mercoledì 22 luglio 2009

Inverno senza case, nemmeno provvisorie

Onna, 17 luglio, telecamere accese e obiettivi puntati su Silvio Berlusconi, affacciato alla finestra di una delle casette di legno in costruzione. Accanto a lui l'ingegner Manuela Manenti, responsabile della realizzazione dei Moduli abitativi provvisori (in una sigla map), che illustra al presidente del Consiglio le caratteristiche delle abitazioni: «Queste sono le case che i cittadini di Onna hanno scelto», spiega. Un uomo tra la folla si sbraccia e tenta di farsi sentire. È Antonio, cittadino onnese, nel sisma ha perso un figlio e la casa: «No, non è vero noi non abbiamo scelto proprio nulla. Avete fatto tutto voi!». Nessuno lo ascolta, viene allontanato “gentilmente” dai gorilla della scorta.
Paganica: all'inizio di maggio la squadra dei vigili del fuoco di Trento aveva cominciato i lavori. Erano i primi. In un campo poco sotto la frazione de L'Aquila già erano state messe in opera le prime piattaforme di cemento, meno di una decina ma i lavori procedevano spediti. Le prima casette sarebbero potute sorgere lì, inviate dalla provincia autonoma di Trento proprio a Paganica, gemellata con il comune di Pinzolo. Invece arrivò subito lo stop della Protezione civile: nel comune de L'Aquila niente iniziative, il pallino è tutto del Dicomac, la Direzione di comando e controllo: leggasi decide Bertolaso.
Le cento casette di legno trentine furono dirottate a Villa Sant'Angelo e, in parte, a San Demetrio. A tre mesi e mezzo dal sisma d'Abruzzo queste “villette”, come le chiama Berlusconi, devono ancora essere montate, mentre per le altre il bando per l'appalto è scaduto il primo luglio e si attende la stipula dei contratti. Ma il freddo da queste parti si fa sentire presto, gli aquilani lo sanno, e meglio di loro lo sanno gli abitanti dei comuni del cratere, situati a mezza costa sui versanti della valle come Poggio Picenze, San Pio delle Camere o Fossa. Fuori dalla ribalta mediatica del G8 e lontani, nella percezione comune, dai simboli del terremoto come Onna e Villa Sant'Angelo, attendono di portare a casa le loro nuove città, anche se provvisorie. Per loro nessuna corsia preferenziale, si passa dal Dicomac, tra avvisi, bandi di gara, appalti e autorizzazioni di esproprio.
I lavori per la “nuova Onna”, ancora citando il vocabolario presidenziale, sono iniziati invece da diverse settimane. Si prevede la consegna del villaggio, finanziato dalla Croce rossa e dalla provincia autonoma di Trento, entro la metà di settembre. I tempi saranno rispettati anche per quanto riguarda Villa Sant'Angelo. Tra il centro, quasi completamente raso al suolo, e il campo, sorgerà un nuovo nucleo di casette prefabbricate in legno, su diverse terrazze: 95 abitazioni con servizi e strutture accessorie compreso un polo di ricerca dell'Università de L'Aquila.
«Quelli non sono nemmeno da considerare – chiosa il sindaco di Fossa, Luigi Calvisi – siamo noi, i “comuni mortali” che adesso ce la passiamo peggio». Fossa attende 150 casette, il centro storico non è dei più colpiti ma comunque circa 400 persone avranno bisogno di un alloggio provvisorio prima che arrivi l'inverno. Per il piccolo comune si sono mobilitati il Friuli Venezia Giulia e l'Associazione nazionale alpini. «Io ancora attendo la firma sui decreti di esproprio – spiega Calvisi – se mi avessero dato il potere di espropriare l'avrei fatto subito, ma non mi posso muovere. Ho già tutto pronto, mercoledì arrivano dal Friuli con le ruspe per cominciare i lavori, ma ancora non c'è la firma della Protezione civile, di Bertolaso che ha accentrato tutto su di sé. È assurdo che a metà luglio ancora non si possa partire».
A Poggio Picenze, sulla direttrice che da L'Aquila porta a Popoli, sarà presentato questa settimana il bando per la costruzione delle platee, le basi delle casette, in un terreno già pronto per gli allacci di luce, acqua e gas. Il sindaco Nicola Menna decanta di fronte all'obbiettivo della telecamera l'intesa perfetta con la Protezione civile, soddisfatto per il prossimo inizio delle attività e pieno di fiducia nel rispetto dei tempi. Passeggiando e chiacchierando con l'assessore all'Urbanistica Mario Masci si scopre però che un piano, Poggio Picenze, l'aveva pronto già dalla fine di aprile. «Poche settimane dopo il terremoto la Edimo (il colosso internazionale dell'edilizia che ha sede proprio a Poggio Picenze, tra i vincitori dell'appalto per il progetto C.a.s.e., ndr) ci ha presentato il progetto per la sistemazione degli alloggi provvisori, ma la Protezione civile ci ha stoppato e ha preso tutto in mano». Risultato: a fine luglio ancora deve essere pubblicato il bando per le basi in cemento, realizzate le quali le imprese vincitrici potranno cominciare a montare gli alloggi. Facendo due calcoli, se a Onna i lavori sono partiti a metà giugno e i cittadini entreranno nelle case a fine settembre, che speranze ci sono per quei comuni che iniziano due mesi in ritardo?
L'appalto per la costruzione delle 1500 casette in legno necessarie ai 48 comuni del cratere (più 600 frutto di donazioni), esclusa L'Aquila, è scaduto il primo luglio. Sono state aperte le buste con le offerte e solo il 21, dopo tre settimane sono stati resi noti i vincitori. Nel contratto è specificato che la realizzazione dei moduli dovrà effettuarsi entro 30 giorni dalla firma del contratto per la prima metà e 60 per il cento per cento delle casette: ignota resta la data di inizio del “countdown”. Il tutto pregando che il meteo non faccia le bizze a fine agosto, quando cominciano le prime piogge, col risultato di allungare anche di molto i tempi per la consegna.
Salendo ancora si incontra San Pio delle Camere, 800 metri sul livello del mare, con la sua frazione, Castelnuovo, devastata dalla scossa: qui le case furono costruite con malta friabile come gesso e pietre. Non c'è quasi traccia di mattoni tra le onde di macerie che occupano la collina: il bilancio delle vittime si è fermato a cinque, per un puro caso. Se fosse stata la settimana di Pasqua sarebbe stata un'ecatombe. Il sindaco Gianni Costantini è anche lui alle prese con la burocrazia e le lungaggini dell'accentramento voluto dal governo. Mancano, secondo lui, le previsioni di spesa per redigere il bando per gli oneri di urbanizzazione, le infrastrutture come le fogne e l'allaccio delle utenze. La circostanza è smentita dall'ingegner Manenti, responsabile della Funzione Infrastrutture e strutture post-emergenziali della Di.Coma.C. : «Abbiamo inviato più di un mese fa la lettera a tutti i comuni del cratere indicando in 14mila euro i fondi disponibili per ciascuna abitazione. Il problema è che alcuni comuni si sono mossi come dovevano, altri ancora ci devono far pervenire il loro piano». Sta di fatto che a fine agosto, la sera qui già si gira col cappotto e, assicura Costantini, la prima neve arriva a settembre.
A rendere complessa la situazione c'è anche la distribuzione delle unità abitative: ogni comune ha diverse frazioni, ogni frazione un nucleo da gestire separatamente: «Abbiamo fatto centinaia di sopralluoghi per verificare la compatibilità dei siti scelti per gli insediamenti – spiega ancora la Manenti – siamo tornati più volte nello stesso paese, è stato un lavoro molto complicato». Un lavoro che, sono in molti a pensarlo (sindaci dei comuni, in primis) sarebbero stati velocizzati delegando alle istituzioni locali responsabilità come il diritto a espropriare, di scegliere le imprese costruttrici e i siti su cui costruire.
Sul ritardo nell'iter degli alloggi provvisori ha influito tanto la concentrazione di forze spesa per il G8 a Coppito, dove sono stati dirottati per molti giorni tantissime risorse umane e mezzi. Ma soprattutto la scelta del governo di costruire le “new town”, le palazzine su piattaforme antisismiche che stanno sorgendo nei 20 cantieri attorno alla città de L'Aquila, invece di portare rapidamente anche per i cittadini aquilani casette in legno, come quelle destinate agli altri comuni, e iniziare al più presto la ricostruzione della città, che i suoi abitanti vogliono che risorga dov'è.
Tempi lunghi anche per San Gregorio. La piccola frazione de L'Aquila il cui futuro è più che mai incerto. Servono 95 casette solo per i residenti nel centro storico. Altrettante ne servirebbero per gli inquilini delle case popolari, quasi totalmente inagibili, e che invece dovranno iscriversi alla graduatoria del progetto C.a.s.e.. Parlando con i rappresentanti della Onlus “San Gregorio rinasce” si scopre che sì, a settembre il campo si smonta, però non è prevista alcuna “San Gregorio due”. E allora l'alternativa sono gli hotel sulla costa. Per evitare questa eventualità il comitato ha raccolto le firme da presentare in comune per chiedere che siano costruite le casette in legno in un terreno poco distante dal borgo.
«Nessuno ci ascolta dai primi giorni dopo il terremoto – racconta Chiara Petrocco, rappresentante della frazione nella circoscrizione di Paganica – Cialente non l'abbiamo mai visto e io, già a maggio, minacciai di portare anche senza permesso le casette che ci offriva il Friuli Venezia Giulia, perché altrimenti non sappiamo dove andremo a stare. San Gregorio è stato il paese più colpito con una percentuale di abbattimento di oltre il 95 per cento, pari, se non superiore, a quella di Onna».
San Gregorio però non è Onna, simbolo del terremoto con i suoi 40 morti, verso la quale si è rivolta la maggior parte delle offerte di aiuto da tutta Italia. Trasformata in spot governativo e centro della campagna mediatica e sfruttata come passerella per i grandi della terra.

da Il Manifesto di Matteo Marini

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