Il tema della balneabilità delle acque, considerata anche la situazione climatica non proprio favorevole, resta il più caldo di questo inizio estate. E il discorso vale soprattutto per la bassa zona adriatica, nella fascia costiera a sud di Otranto. Tra dati ufficiali, inquinamento reale e/o visivo, la necessità di dover trattare con le pinze l’argomento per non creare facili allarmismi, ma al contempo anche il dovere di stare all’erta per salvaguardare la salute del mare ed anche la nostra, rischia di non far capire più nulla alla gente.
Abbiamo cercato di fare chiarezza contattando l’Arpa Puglia (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente), l’Ente che ha la titolarità delle analisi ed il dovere di renderne pubblici i risultati. Sorbito il solito iter burocratico (contattati a Lecce i dirigenti provinciali ed a Bari quelli regionali), ci è stato consentito di parlarne con Roberto Gennaio, Tecnico Prevenzione Ambiente, impegnato direttamente sul campo per effettuare prelievi ed analisi. “Le potenziali fonti di inquinamento per le acque marine costiere”, spiega Gennaio, “possono essere molteplici a causa dell’immissione di inquinanti di tipo chimico (“per fortuna non è il nostro caso”) e/o microbiologico, provenienti principalmente da reflui urbani non depurati, dall’assenza nella maggior parte dei casi di una rete fognaria negli abitati costieri, da percolazioni di pozzi neri non a tenuta (“nella maggior parte dei casi”) che disperdono i reflui nella falda superficiale e di conseguenza a mare, che possono determinare nell’uomo patologie di natura infettiva, infiammatoria, allergica, oltre a creare dei danni all’ecosistema marino costiero. Quotidianamente effettuiamo prelievi dal 1° aprile al 30 settembre in tutto il Salento, da Casalabate (al confine con la provincia di Brindisi) a Punta Prosciutto (confina con la provincia di Taranto), per cui passiamo due volte al mese per tutti i punti di balneazione della nostra provincia, effettuando prelievi di acqua di mare per i relativi esami chimici e batteriologici una volta giunti in laboratorio. Da quest’anno inoltre il nostro servizio di monitoraggio marino-costiero lo effettuiamo in collaborazione con le sezioni operative navali della Guardia di Finanza di Otranto e Gallipoli. Qualora i risultati presentassero delle anomalie, anche per uno solo dei parametri previsti dalla legge, per quel punto di balneazione vengono fatti 5 prelievi suppletivi nei 5 giorni successivi. Se di questi 5 prelievi, 3 danno esito positivo con valori al di sopra della norma, immediatamente effettuiamo una segnalazione al Sindaco di competenza per quel territorio e quest’ultimo è tenuto ad emettere immediatamente il divieto di balneazione. Quando su una zona già interdetta alla balneazione due campionamenti consecutivi risultano idonei, questo tratto può essere riaperto alla balneazione previa immediata comunicazione al sindaco che revoca con apposita ordinanza il divieto. Non ha nessuna validità scientifica né sanitaria quindi”, attacca il tecnico dell’Arpa, “dire che le acque di balneazione di quel dato punto sono inquinate o leggermente inquinate, più o meno dell’anno precedente, con i dati riferiti ad un solo prelievo effettuato in quel tale giorno di quel mese così come succede per alcune campagne tanto pubblicizzate di alcune associazioni ambientaliste, vedi Goletta Verde di Legambiente”. A Tricase, Canale del Rio a parte, non c’è stata alcuna ordinanza del Sindaco in merito ad un divieto di balneazione perchè evidentemente i dati erano nella norma. Eppure la gente, non solo di Tricase, ma di tutta la fascia adriatica fino ad Otranto, continua a lamentarsi perché il mare non sembra più quello di sempre. “Lo scorso sabato 27 giugno siamo stati chiamati a Castro, dove la gente era allarmata. Insieme alla Locamare della Capitaneria di Porto di Otranto abbiamo, però, verificato lungo il tratto di costa che si trattava di schiuma causata il più delle volte dalla risacca, tranne per una piccola chiazza di schiuma probabilmente portata sottocosta dai venti di Grecale”. Escludete quindi che si tratti di un problema di depuratori mal funzionanti? “In quella zona l’unico impianto di depurazione autorizzato a scaricare a mare è quello di Tricase, che confluisce nel Canale del Rio. E proprio per questo motivo, in quel ristretto specchio di mare (“500 metri a nord e 500 a sud”), vige per 365 giorni all’anno il divieto di balneazione”. Insistiamo: la schiuma che quasi quotidianamente fa capolino nel nostro mare non ha quindi nulla a che vedere con i depuratori? “Tra i nostri compiti c’è anche quello di effettuare campionamenti nei siti dove vige il divieto di balneazione. E posso affermare che anche lì rarissime volte abbiamo registrato valori al di sopra di quelli che impongono il divieto di balneazione. Certo, c’è da dire che se il limite di legge dei tensioattivi per le acque reflue depurate che che recapitano in un corpo idrico superficiale, è di 0,5 mg/litro, considerando le centinaia di metri cubi che vengono scaricati al giorno in quel tratto di mare, un po’ di schiuma si può sempre formare ed essere trasportata dalle correnti marine per alcuni tratti di costa. Poi il mare diluisce e disperde. Sarebbe anche il caso di verificare se nottetempo, lungo la condotta che porta dall’impianto di Tricase fino al mare, qualcuno non scarichi furtivamente liquami…”. Sta dicendo che andrebbero accentuati i controlli sulla terraferma? “Questo senza dubbio. Noi tecnici dell’Arpa controlliamo anche le acque depurate degli impianti di depurazione e quindi controlliamo anche l’impianto di Tricase, così come tutti gli altri della provincia di Lecce: sappiamo che non tutti funzionano al 100% (“per ovvi motivi, obsoleti, sottodimensionati, cause tecniche e accidentali”), ma non al punto da compromettere la qualità del mare. Altro punto non balneabile della zona di Tricase è quello strettamente relativo al Porto, ma solo perché la legge vieta che si faccia il bagno in un’area portuale, per motivi di sicurezza innanzitutto”. In tutto questo cosa centra il depuratore di Corsano? “Non saprei! So però che ci sono stati dei problemi tecnici all’impianto qualche tempo fa quando ancora scaricava in falda profonda. Inoltre l’impianto di depurazione di Corsano, con autorizzazione rilasciata dalla Provincia, affiancato dall’annesso impianto di affinamento dei reflui depurati, scarica nel canale di bonifica “ Torre Ricco” (“in attesa di smaltire su terreno o da utilizzare per uso irriguo”) della lunghezza di circa 800 metri, e che potrebbe convogliare, se non assorbiti dal terreno, i reflui depurati in mare in località “Guardiola”. Tutto può succedere. Gli organi preposti stanno valutando se disporre il divieto di balneazione permanente nel caso i reflui dovessero arrivare in continuità in quel tratto di mare”. Come viene stabilito il calendario dei prelievi? “Noi ci spostiamo lungo tutta la costa del Salento in base alle condizioni meteomarine. Si tenga presente che se piove nelle 24 ore successive, non possiamo effettuare prelievi altrimenti avremmo dati viziati dall’acqua piovana che arriva in mare dopo avere dilavato strade, piazzali, campagne e quant’altro, portando con sè di tutto. Perciò in questi giorni, a mare, abbiamo potuto constatare in alcuni tratti la presenza di schiuma e non solo”.
Qual è lo stato di salute del mare salentino in generale? “Chiunque può vedere i dati su www.arpa.puglia.it, al banner “acque di balneazione”, scegliendo la provincia e il tratto di mare che gli interessa. Si possono trovare i risultati di tutte le analisi effettuate dal 1° aprile fino ad oggi ed anche quelle fino a due anni fa. Per la provincia di Lecce mediamente il 99% dei campioni ha dato sempre un esito favorevole. Un mare limpido e cristallino dai toni verde-bluastro, che sa dunque di tropicale, fermo restando che si possono verificare situazioni occasionali e momentanee dovute il più delle volte a fenomeni atmosferici (“temporali estivi, dilavamento dei terreni con conseguente intorbidamento delle acque costiere, ecc.”) o alle correnti che possono sospingere verso le nostre coste, specie con venti dominanti da sud, materiale di diversa natura (“buste di plastica, bottiglie e quanto altro”) riversato inconscientemente in mare aperto da diportisti o da navi che transitano lungo il Canale d’Otranto”. Esistono zone particolarmente a rischio? “Situazioni occasionali e temporali non prevedibili si possono verificare ovunque”. In definitiva, possiamo dire che lo stato di salute del nostro mare è buono? “Senza ombra di dubbio”. Intanto tutti continuiamo a vigilare e segnalare eventuali anomalie, senza allarmismi ma sempre vigili. E dal 1° luglio i tecnici dell’Arpa hanno ripreso l’iter delle analisi del nostro mare: siamo certi che ora faranno il loro dovere ancora con maggiore scrupolo, sapendo che restano accesi i riflettori della stampa e dell’opinione pubblica…
Come vengono effettuati i controlli
L’idoneità delle acque marine costiere alla balneabilità è disciplinata dal DPR 470/82 (e succ.ve modifiche) che prevede il monitoraggio periodico delle acque finalizzato alla determinazione dei principali parametri chimico-fisici e microbiologici. Il monitoraggio e il controllo è affidato e garantito dall’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale, ed espletato per ogni Provincia dai Dipartimenti Provinciali che durante la stagione balneare, che ha inizio il 1° aprile e termina il 30 settembre, effettuano con personale tecnico qualificato e con frequenza quindicinale i campionamenti di acqua del mare lungo tutta la costa e le relative analisi. I prelievi per le analisi chimiche e batteriologiche vengono effettuati ad una profondità di circa 30 cm sotto il pelo libero dell’acqua e ad una distanza dal litorale sabbioso tale che il fondale abbia una profondità di 80-120 cm; in corrispondenza del litorale roccioso, invece, i prelievi vengono effettuati ad una distanza di cinque metri dalla scogliera. Tutti i risultati delle analisi vengono trasmessi al Sistema Informativo Sanitario (S.I.S.) del Ministero della Salute che redige il rapporto annuale sulla qualità delle acque di balneazione, all’Assessorato alla Salute della Regione Puglia e ai Sindaci dei Comuni rivieraschi. Secondo il DPR 470/82 le acque marine costiere si considerano idonee alla balneazione quando durante l’ultima stagione balneare il 90% dei campioni di routine prelevati ha avuto tutti i parametri previsti nei limiti di legge.
I monitoraggi in provincia di Lecce
I 260 Km di costa della provincia di Lecce, che vanno da Casalabate sull’Adriatico fino a Punta Prosciutto (Porto Cesareo) sullo Ionio, vengono monitorati attraverso 149 punti di campionamento già prefissati, così ripartiti tra i Comuni interessati alla balneazione in base alla rispettiva lunghezza del tratto costiero: Porto Cesareo, 22 punti di balneazione; Galatone, 1; Gallipoli, 11; Taviano, 1; Racale, 2; Alliste,3; Ugento, 7; Nardò,12; Salve, 3; Morciano,1; Patù,2; Castrignano del Capo,3; Gagliano del Capo,5; Corsano, 2; Tricase,5; Andrano, 2; Diso,1; Castro, 3; S. C. Terme, 6; Otranto, 24; Melendugno, 9; Vernole, 4; Lecce, 16.
E dove scaricano i depuratori...
I tratti di costa in cui non è ammessa la balneazione, perché interessati da immissioni autorizzate di scarichi di impianti civili di depurazione con una fascia di rispetto di circa 1000 metri (500 metri a nord e a sud dal punto di immissione dello scarico), o per motivi diversi.
Gallipoli (2): tutto il tratto di costa che va dalle ex colonie (Ceduc) proseguendo per tutta la città vecchia fino alla ex distilleria del Salento (assenza di fognatura pubblica) per m 7118; a circa 200 metri a nord della darsena “Porto Gaio” scarico impianto depurazione per 1000 metri
Nardò: località Torre Inserraglio, presenza scarico m 1000
Tricase: Canale del Rio, scarico impianto depurazione 1039 metri
Ugento: Torre San Giovanni, scarico impianto di depurazione m 1218
Lecce: località Torre Veneri, 4.390 m di costa sono interdetti alla balneazione per la presenza di un poligono militare
La balneazione inoltre è vietata nell’ambito di tutti i bacini portuali.
Le analisi per ogni punto di prelievo
Determinazione dei parametri strumentali rilevati direttamente per ogni punto di prelievo (in situ): temperatura dell’acqua e dell’aria, stato del mare, direzione e intensità del vento e della corrente superficiale, colorazione, trasparenza, ispezione visiva di oli minerali o idrocarburi in superficie. Determinazioni dei parametri all’arrivo dei campioni presso i laboratori del Dipartimento di Lecce: coliformi totali, coliformi fecali, streptococchi fecali, salmonelle (nei casi di scarichi abusivi e nei punti interdetti alla balneazione), enterovirus, pH, sostanze tensioattive (detergenti, saponi ecc.), fenoli, ossigeno disciolto (percentuale di saturazione).
da Il Gallo di di Giuseppe Cerfeda
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