HOME       BLOG    VIDEO    EVENTI    GLI INVISIBILI    MUSICA    LIBRI    POLITICA LOCALE    POST PIU' COMMENTATI

venerdì 3 luglio 2009

Dove si vota a luglio

Sono sei gli appuntamenti elettorali di luglio, e coinvolgono Bulgaria, Messico, Indonesia, Repubblica del Congo, Mauritania e Kirghizistan.

Il 5 luglio si vota per le elezioni parlamentari in Bulgaria. Secondo i sondaggi la coalizione di centrodestra Gerb, guidata dal sindaco di Sofia Bojko Borisov, dovrebbe ripetere l’exploit delle elezioni europee e soffiare la maggioranza alla coalizione di centrosinistra, vincitrice delle elezioni del 2005. A seguito della riforma elettorale approvata ad aprile, una parte dei parlamentari bulgari - 31 su 240 - sarà eletta col sistema maggioritario. Secondo il Wall Street Journal, Borisov non sarebbe l’uomo più adatto a risollevare le sorti del più povero paese dell’Unione europea: “Il populismo di Borisov, la sua retorica sulla sicurezza e le sue vaghe idee economiche hanno innervosito gli investitori stranieri, e gli analisti sono preoccupati per la sua inesperienza. Le paure aumentano a causa del fatto che chiunque vincerà le elezioni dovrà comporre un governo di coalizione, e questo finirà per impedire decisioni coraggiose e aumentare il malcontento, già molto diffuso”. Lo slogan di Borisov, però, chiede fiducia: “Bulgaria, yes we can!”. Vi ricorda qualcosa?

Sempre il 5 luglio si vota in Messico, anche qui per le elezioni parlamentari. Alle ultime elezioni, nel 2006, il partito di maggioranza relativa fu quello del presidente Calderón, il conservatore Partito d’azione nazionale. A questo giro, però, l’opposizione del Partito rivoluzionario istituzionale sembra in vantaggio e potrebbe quindi centrare il sorpasso. La situazione nel paese centroamericano continua a essere molto instabile e alcuni cittadini si stanno organizzando per annullare in massa la scheda elettorale, come segno di protesta. Secondo alcuni importanti sondaggisti, racconta Time, potrebbe trattarsi dell’inizio di qualcosa di più grande: “Anche se solo una piccola percentuale di persone andrà a votare per annullare la scheda, il dato dell’astensione potrebbe attestarsi attorno al 70 per cento. Una cifra scioccante, ‘che i politici non potrebbero più ignorare’”.

L’8 luglio, invece, elezioni presidenziali in Indonesia. Il presidente uscente, il democratico Susilo Bambang Yudhoyono, dovrebbe essere favorito per la rielezione, ma sembra che i suoi avversari stiano colmando lo svantaggio e potrebbero quindi costringerlo a un secondo turno, previsto per l’8 settembre. L’avversario meglio posizionato è Megawati Sukarnoputri, già presidente dal 2001 al 2004 e primo presidente donna del paese. Sukarnoputri è la figlia di Sukarno, leader indipendentista e primo presidente della storia dell’Indonesia, che fu deposto nel 1967 da un colpo di stato guidato da Suharto, che governò il paese ininterrottamente fino al 1998. Proprio il principale partito sostenitore di Suharto, il Golkar, sostiene la candidatura di Jusuf Kalla, oggi vicepresidente, da tempo in rotta con Yudhoyono. “Anche se l’80 per cento degli indonesiani è musulmano e l’Indonesia è la nazione con più musulmani al mondo”, nota Voice of America, “tutti i partiti di ispirazione islamica hanno perso terreno alle elezioni legislative di aprile, e i partiti che si contenderanno la presidenza sono tutti laici e secolarizzati”. Una curiosità: la legge elettorale indonesiana obbliga i candidati alla presidenza e alla vicepresidenza a sostenere e superare un accurato esame medico e un test della personalità, della durata di oltre dieci ore.

Il 12 luglio si vota per le presidenziali in Repubblica del Congo (da non confondere con la Repubblica democratica del Congo, l’ex Zaire). Difficile che il presidente uscente Denis Sassou-Nguesso possa mancare la rielezione. Sassou-Nguesso, eletto nel 2002 con l’89 per cento dei voti, era già stato presidente dal 1979 al 1992. Venne poi sconfitto nella prima elezione multipartitica della storia della Repubblica del Congo ma tornò al potere cinque anni dopo, quando rovesciò con la forza il governo democraticamente eletto. La candidatura del suo principale sfidante, l’ex primo ministro Ange Édouard Poungui, è stata bocciata dalla corte costituzionale, che ha così impedito al principale gruppo di opposizione del paese di presentare un proprio candidato. Secondo gli osservatori dell’Unione africana, le ultime elezioni del paese - le legislative del 2007 - sarebbero state palesemente truccate. Secondo Afrik.com, l’ennesima frode elettorale potrebbe generare disordini: “A Brazzaville, la capitale, ci sono già state diverse interruzioni all’energia elettrica, all’acqua e ai servizi sanitari. Maixent Hanimbat, presidente di un forum per i diritti umani, sostiene che all’annuncio dei risultati elettorali il malcontento potrebbe essere tale da far scoppiare una guerra civile”.

Il 18 luglio elezioni presidenziali in Mauritania. Si vota in seguito al colpo di stato militare del 2008, che depose il presidente Sidi Ould Cheikh Abdallahi. Mohamed Ould Abdel Aziz, generale dell’esercito che che guidò il golpe, è candidato ed è praticamente certo della vittoria. I principali partiti d’opposizione hanno annunciato che non parteciperanno al voto, che reputano essere “un’enorme messinscena”. Dei candidati ammessi alle elezioni, l’unico contrario al golpe del 2008 è il generale Ely Ould Mohamed Vall, già alla guida del golpe del 2005.

Il 23 luglio invece si vota in Kirghizistan. Il presidente uscente è il filosovietico Kurmanbek Bakiev, che vinse le ultime presidenziali con l’88,9 per cento dei voti. Il suo sfidante più accreditato è Almazbek Atambaev, già primo ministro, ma difficilmente il presidente dovrebbe mancare la rielezione.

da Internazionale

Nessun commento:

Posta un commento