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mercoledì 24 giugno 2009

Un campagna elettorale e Nardò e io e Claudia e Imma e la notte che carezza


La mia vecchia “fiesta” che un tempo fu rossa borbotta e sfumacchia ma a Nardò ci arriva.
Cerco la piazza e a senso seguo la strada fin quando non rimango bloccato dai gonfaloni di una processione, inverto il senso di marcia e guidato dall’istinto m’imbuco per viuzze dal selciato scosceso, d’un tratto uno slargo. Decido e stabilisco d’essere arrivato, la mia macchina mi ringrazia vivamente.
Mi avvio lento guardando cornicioni barocchi sfregiati dal tempo e dall’incuria, se non fosse per il colore chiaro, così diverso dalle cariatidi di lava delle mie parti, mi sembrerebbe quasi d’esser tornato bambino nella mia isola.
D’un tratto sento la musica, svolto l’angolo e riconosco ormai i gesti rapidi di Claudia, il sole cala e spalma ombre lunghe sulla scalinata del palazzo, l’abbraccio e così le altre compagne, gli altri compagni. Mi sembra di conoscerli da sempre, ci sono tutti, mi sembra, forse di più, c’è l’orecchino penzolante seminascosto dai capelli lunghi, ci sono i ricci brizzolati e pure i capelli tirati su con una matita, qualcuno non zoppica più, non vedo i riccioloni giovani e biondi. Si comincia, mi siedo sugli scalini e l’oscurità che cala mi fa sentire in una bolla irreale sfiorato dalla neve lieve e carezzante delle parole che si diffondono nella piazza, parole calme ma così forti, parlano di sentimenti, quasi chiedendo scusa, quasi fosse sbagliato parlare di ciò che si sente, dei ricordi, dell’amore per le persone care e per gli esempi che segnano la vita.
Per un attimo mi ritrovo a pensare a quant’è imponderabile ciò che ci accade, ricordo due settimane prima quando mi stupì di vedere montato il palco per i comizi in una piccola piazza seminascosta, quasi che qualcuno volesse che la gente non andasse. Avevo saputo per caso che avrebbe parlato Imma Battaglia e volevo andare a sentirla. Ero arrivato in anticipo e avevo cominciato a girare per Nardò da piazza Delle Erbe fino ad un centro sventrato dai lavori in corso. Si intuiva una bellezza antica, quasi persa nel tempo, sfiorita ma ancora lì, evidente. Poi, tornato alla piazzetta avevo visto montare un tavolino, esporre manifesti, m’ero avvicinato e avevo conosciuto i primi compagni, la candidata alle provinciali, mi chiedevo cosa stavano pensando di questo strano tipo che s’era fatto 60 Km per andare a Nardò, poi era arrivata Imma dall’abbraccio candido, dalle parole semplici e fluenti come se un cannello di una fontana fosse stato aperto.
Lascio i ricordi e guardo Claudia, il buio ci accarezza alle spalle ormai, lei ci scuote senza variare il tono della voce, non la alza mai, è composta tanto quanto prima era il solito moto perpetuo sotto i corti capelli lisci, lei ricorda e ci regala la sua emozione pura, bella nel nominare “la sua Renata” e rivediamo quella forza ostinata delle donne del sud che rimangono, che lottano, che non si arrendono. Mi chiedono di parlare, li guardo, sento questo silenzio incuriosito e carico d’affetto, racconto di me, della mia campagna elettorale, del valore delle nostre diversità, dell’importanza di mantenere vivi i contatti e mi sento a casa.
Il tempo concesso scade, nell’aria va “One” mentre il moto perpetuo si rimette in moto e mi accompagna alla macchina e il raccontare diventa normale, quasi ovvio, incastonato tra la pietra chiara dei palazzi barocchi e il sorriso aperto dei “miei” neretini.


Natty Patanè

4 commenti:

  1. Natty Patanè? ma è vero o è inventato questo nome? ...cmq bel messaggio, davvero bello.


    ...è più barocco il tuo linguaggio dei cornicioni Neretini sicuramente! (anche se non li conosco)

    Fabio di Galatina

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  2. Leggere queste parole suscita un'emozione forte e mi riempie di gioia sapere che ci sono persone che condividono lo spirito che regna in questo bellissimo gruppo. Grazie Natty Patanè

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  3. Grazie Natty...Tu ci fai credere ai sogni...
    Ti ammiro molto, in particolare per questo.
    Lo sai...!!!!!!!
    Un caro saluto
    Veronica ;-)

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