HOME       BLOG    VIDEO    EVENTI    GLI INVISIBILI    MUSICA    LIBRI    POLITICA LOCALE    POST PIU' COMMENTATI

martedì 9 giugno 2009

Silvio non vince, sinistre ancora ko

Il voto delle europee mostra che il tenativo di sfondamento elettorale del presidente del consiglio è fallito: il Pdl perde due punti percentuali e adesso si moltiplicano le gatte da pelare per il premier. A cominciare dall'abbandono della Sicilia e dalla rinnovata forza della Lega al nord. Le sinistre sotto il 4 per cento.

Silvio Berlusconi ha fatto di tutto per trasformare il voto delle europee in un pelbiscito a suo favore, ma ha fallito. Il Pdl si ferma al 35,3 e perde due punti percentuali rispetto alle ultime politiche. Per il Pd continua l’emorragia di voti: il partito di Franceschini si assesta a poco più del 26 per cento. Unici vincitori, oltre lo schema del bipartirtismo, Lega Nord [oltre il 10 per cento] ed Italia dei valori, con l’8 per cento, Cresce anche l’Udc con il 6,5. La cosiddetta «sinistra radicale» viene esclusa anche dal parlamento europeo, non superando lo sbarramento del 4 per cento, dopo essere scomparsa l’anno scorso dal parlamento italiano. Stessa sorte per i Radicali di Pannella e Bonino, che speravano nel miracolo ma si fermano al 2,42 per cento.
L’affluenza è scesa al 67 per cento, ben sei punti in meno del 2004. Tuttavia, la percentuale dei votanti resta ben al di sopra alla media europea del 43,39 per cento. Nelle isole vota meno della metà degli aventi diritto: in Sicilia il movimento del governatore Lombardo sfonda con il 17 per cento ma l’alleanza tra la Destra e l’Mpa fa segnare un modesto 2 per cento. Umberto Bossi esulta e studia le prossime mosse: adesso Berlusconi avrà una gatta da pelare in più, come dimostrano le parole del sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi: «Con un consenso a livello nazionale che supera il 10 per cento, La Lega Nord ha quasi un terzo dei voti del Pdl – dice Tosi – l’anno prossimo, quando si porrà nel centrodestra il problema della guida delle Regioni, non si potrà non tener conto di un partito che ha questi numeri e questa forza. Su 20 presidenti di Regioni, mi sembra ovvio che non uno solo, ma almeno due siano espressi dalla Lega. Tutti sanno che le Regioni dove la Lega è piu’ forte sono il Veneto e la Lombardia».«Il Pdl non ha sfondato – dice Dario Franceschini – Vogliamo ringraziare di cuore gli elettori italiani sia quelli che ci hanno votato sia quelli che comunque hanno detto no all’unico padrone». «Da oggi cercheremo di costruire un modello alternativo a quello del governo Berlusconi ma il Pd deve scegliere con chi stare», sostiene Antonio di Pietro che annuncia «presto toglierò il mio nome dal simbolo. L’Idv da movimento diventa partito». Secondo Ignazio La Russa «il forte calo di votanti, e in particolare nelle isole, per il Pdl significa due punti in meno». Ma i retroscenisti parlano di un Berlusconi «molto amareggiato». Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, dice «siamo soddisfatti e non cerchiamo nuove alleanze. Staremo con serietà in Parlamento, possiamo votare con la maggioranza ma anche fare una dura opposizione. Non facciamo sconti a nessuno». Casini spiega che dalle urne esce una «dura lezione per il bipartitismo». Il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero osserva: «Siamo arrivati molto vicini al quorum, questo è il prezzo pagato alla scissione voluta da Nichi Vendola». Proprio il governatore della Puglia però, non vuole sentire parlare di sconfitta e propone «un cantiere aperto. Il cammino continua osserva Vendola è necessario, in Europa, costruire una sinistra del ventunesimo secolo». Secondo Angelo Bonelli dei Verdi, invece, «il progetto di Sinistra e libertà bocciato dagli elettori è fallito e inoltre nemmeno i 7 punti percentuali persi dal Pd sono stati intercettati». Secondo Bonelli «dal voto viene un segnale chiaro che l’obiettivo dei Verdi non può essere quello di proseguire nel progetto di Sinistra e libertà al contrario dobbiamo costruire la forza ecologista del terzo millennio che parli a 360 gradi ai cittadini e non solo agli elettori di sinistra. Di fronte all’avanzata dei Verdi in tutta Europa sarebbe quindi inaccettabile e irresponsabile dichiarare la fine dei Verdi per scioglimento dentro un partito della sinistra».

di Silvio Magnozzi da Carta

Nessun commento:

Posta un commento