L’altro ieri, 21 disperati tra afgani e curdi sono sbarcati sulla costa ionica nei pressi di Porto Selvaggio, parco protetto del comune di Nardò.
Porto Selvaggio ancora una volta protagonista di un possibile cambiamento. Ancora una volta sinonimo di speranza.
Questo parco è estremamente evocativo per alcuni neretini perché la sua storia è un pò particolare; per la salvaguardia di Porto Selvaggio (e non solo) è stato ucciso un assessore repubblicano Renata Fonte, perché si oppose alla lottizzazione del parco diventando sgradita a chi, al posto dell’oasi verde, avrebbe voluto vedere un bel residence (il “commenda” vincitore dell’appalto oggi sarebbe stato chiamato “il profeta” visto il numero sempre maggiore di villaggi turistici edificati lungo le nostre coste).
Ora, invece, sta diventando un punto di attracco per una possibile terra promessa, ennesima speranza per i sempre ultimi della terra.
In entrambi i casi il sentimento predominante è quello della disperazione che si ha sia per una morte ingiusta e per una giustizia ancora latitante sia per una “vita migliore” che forse (molto spesso è così) non arriverà mai.
Il parco sta diventando sempre più spesso punto di approdo, tra il 2009 e il 2010 sono stati già tre gli sbarchi avvenuti. I paesi di origine sono sempre Afganistan e Kurdistan.
Due nazioni violentate dalle guerre, dalle nostre beneamate guerre o “missioni di pace”.
Come possono convivere due parole estremamente lontane come guerra e pace???
In guerra non si va con i fiori (magari fosse così e allora si che la parola guerra prenderebbe un’accezione positiva) ma con i proiettili che molte volte uccidono poveri civili spettatori inermi di questo “bel gioco”.
Siamo abituati a sentire i numeri delle vittime, a fare la conta dei morti e quelle cifre rimangono incise nella mente, fredde, senza una vera sostanza.
Se, almeno per una volta, provassimo a metterci nei panni di chi,con il dolore nel cuore e un punto interrogativo nella testa, affronta dei viaggi interminabili e molto spesso senza fine, con la speranza che il buon Dio tanto venerato abbia un occhio di riguardo, solo allora potremmo comprenderli e rispettarli in quanto uomini, come noi, non come freddi numeri.
I potenti della terra giocano, e il loro gioco è mortale.
Vorrebbero, di conseguenza scrivono delle vere e proprie leggi, che le vittime della loro sporca guerra rimanessero nei propri territori a morire più in fretta, perché la nostra “evolutissima” nazione non può più accogliere “stranieri”.
Andiamo via dai loro paesi.
Porto Selvaggio quanti altri disperati dovrà accogliere???
Esportiamo il benessere inteso come sapere farmacologico, scientifico, esportiamo quello che c’è di buono e importiamo altrettanto.
Svegliamoci perché si sta facendo tardi.