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giovedì 19 novembre 2009

MODENA CITY RAMBLERS - AHMED L'AMBULANTE




Modena City Ramblers - Ahmed L'Ambulante

Quaranta notti al gelo
sotto un portico deserto
ho venduto orologi alle stelle
Ashiwa dea della notte
vieni a coprirmi d'oro
ho braccialetti finti
ed un anello per ogni mano
ma nessuna moglie.

La quarantunesima notte
vennero a cercarmi
pestaron gli orologi come conchiglie
Ashiwa dea della notte
fammi tornare a casa
avrò una valigia
piena di dolci e di cravatte
e rivedrò il mio villaggio.

Così per divertirsi o forse
perché risposi male
mi spaccarono la testa con un bastone
Ashiwa dea della notte
lei venne a liberarmi
le mie tempie
lei baciò ed io guarii
e loro no non la videro.

Quaranta notti al gelo
sotto un portico deserto
ho venduto orologi alle stelle
Ashiwa dea della notte
vieni a coprirmi d'oro
ho braccialetti finti
ed un anello per ogni mano
ma nessuna moglie.

Non sono morto al freddo
delle vostre città
ma su una grande pila d'ebano
e la mia gente ha cantato e ballato
per quaranta notti

Italia, White Christmas, l'iniziativa della Lega per un Natale senza immigrati

La risposta dell'assessore di Coccaglio‏ Pedrali Agostino alla mail di Claudia Cantatore

Arrabbiata non è la parola giusta: indignata, direi...schifata, meglio.
Tutta la stampa nazionale denuncia la grettezza del vostro provvedimento ed il pessimo gusto che lo farcisce.
Lei, per quanto mi riguarda, rappresenta solo se stesso e le sue parole non riescono a mascherare i sentimenti che, evidentemente, animano il suo operato.
I miei auguri per lei sono di un sereno Coloured Christmas

Claudia Cantatore


Salve Sig. Claudia,
siamo un poco arrabbiati? Non se la prenda ma soprattutto si informi prima di scrivere, me lo conceda, piccoli pregiudizi.
Quella in corso è una normale procedura d'ufficio per l'accertamento della documentazione idonea al rinnovo, badi bene rinnovo, della residenza.
Quello che può stupire è la quantità degli inviti a venire negli uffici comunali, niente caccia ma una lettera di invito quindi, dicevo di venire negli uffici comunali a portare la documentazione necessaria alla regolarizzazione oppure a mettersi in regola in 60 giorni, la legge ne concede 30, noi 60.
Abbiamo consegnato a mano 500 inviti, tale numero è dovuto all'inerzia delle precedenti amministrazioni che non si sono mai curate della legalità.
Forse in Italia è diventato un reato applicare la legge?
Io non credo
Con l'occasione le faccio i migliori auguri per un "bianco Natale"
Distinti saluti
Pedrali Agostino

Gli invisibili dell’autobus 91


Francisca Rojas è una scrittrice nata a Santiago del Cile. Vive a Bologna da tredici anni.

Sembra che il corpo dell’immigrato debba essere condannato all’invisibilità, non solo amministrativa ma anche biologica. “Spostatevi in fondo perché puzzate”. A Bologna la conducente di un autobus ha mandato due pachistani a sedere in fondo alla vettura con questa scusa. È successo il 29 ottobre sull’autobus 91, che da Calderara di Reno porta a Bologna.

L’episodio è stato reso noto da una signora bolognese, che è intervenuta chiedendo il numero di matricola dell’autista. In questo modo è riuscita a dar voce ai due pachistani.

Sohail Anjum, uno dei ragazzi coinvolti, ha 27 anni e vive in Italia da più di sei. Come il suo amico Qasim Muhammed, lavora a Roma dove assiste un anziano. Appena possono, i due tornano a Bologna perché hanno vissuto qui in precedenza e hanno ancora amici e parenti.

Sohail è anche il capitano della squadra di cricket che ogni fine settimana si ritrova a giocare al campo sportivo di Calderara. Come molti suoi connazionali, è un appassionato di questo sport. Sulla vicenda ha poco da dire. Di quel giovedì sull’autobus ricorda la sensazione di smarrimento e il desiderio di non fare troppo chiasso per non provocare altri scontri. Gli è chiaro, però, che nel suo paese un fatto simile sarebbe impensabile tra persone considerate alla pari.

Offese e diffidenza
Sohail è grato alla donna che si è presa la responsabilità di denunciare il comportamento dell’autista alla stampa e all’Atc, l’azienda bolognese dei trasporti pubblici. La signora, racconta Sohail, li ha invitati a tornare nella parte anteriore del 91, ma loro hanno preferito rimanere indietro. Su questa linea – e non è l’unica a Bologna – si è tacitamente consolidata una separazione: gli italiani stanno davanti, gli immigrati in fondo. Come Sohail e Qasim, molti stranieri si mettono in disparte nel tentativo di evitare sguardi diffidenti e offese, lasciando libero uno spazio che alcuni considerano loro.

La vicenda ha fatto emergere altre testimonianze. Ci sono conducenti che non “vedono” le fermate dove ci sono dei rom ad aspettare e ci sono passeggeri convinti che gli stranieri siano sporchi e non paghino il biglietto. Oppure succedono episodi come quello del ragazzo bengalese che si è sentito urlare dall’autista di tornarsene a casa sua perché era salito dalla porta centrale. Nel 2007 uno studente messicano della Johns Hopkins university è stato picchiato dall’autista dell’autobus su cui viaggiava perché si era fermato sulla porta ad aspettare che un ragazzo disabile salisse con calma. Poche settimane fa l’autista è stato condannato a sei mesi di carcere per lesioni, ingiurie e minacce con l’aggravante della discriminazione razziale.

Un gesto di valore
Gli italiani che cercano di difendere gli stranieri vengono spesso zittiti. E i fatti che escono alla luce sono pochi in confronto a una realtà quotidiana dove i comportamenti razzisti – come sottolinea la Rete provinciale anti-discriminazione – sono considerati normali e non vengono pubblicizzati.

Sohail riconosce il valore del gesto di solidarietà che gli è stato offerto. Gli italiani, dice, di solito “non hanno molto tempo”. Alla domanda su come si trova in Italia, non risponde con entusiasmo. Non sono le difficoltà a scoraggiarlo, ma la nostalgia di casa, dei genitori e di un paese in cui ogni cosa è familiare.

L’Atc ha riconosciuto che la conducente del bus 91 ha avuto un comportamento “non consono alle proprie mansioni” e non vuole più che guidi i suoi autobus. Un sindacalista dell’azienda, invece, ha cercato di spiegare le frasi della donna con la “stanchezza ed eccessiva pressione lavorativa”. Ma sono giustificazioni che offendono tutti i lavoratori, italiani e stranieri. Francisca Rojas

http://www.internazionale.it/home/?p=10358#more-10358

Acqua S.p.a.

Nichi Vendola è stato intervistato nel programma di Rai News 24 Tempi dispari. Puntata dedicata alla privatizzazione dell'acqua. Sul decreto obblighi comunitari che contiene, all'articolo 15, la privatizzazione dei servizi pubblici locali, acqua compresa e passato al Senato, il governo ha chiesto il ventiseiesimo voto di fiducia (di Emanuela Bonchino)

Guarda la puntata

Grave censura a La7

Quanto è accaduto lunedi scorso a La7 è un fatto grave che fotografa il brutto clima che oggi si respira in troppe redazioni. Bloccare la trasmissione dell’inchiesta realizzata da Silvia Resta sulla presunta trattativa tra mafia e stato, a poche ore dalla messa in onda, e dopo averla addirittura annunciata nel tg delle 12,30, rappresenta un esplicito e grave atto di censura. Ed è altresì inaccettabile il tono minaccioso e intimidatorio usato nei confronti della giornalista autrice dell’inchiesta in seguito alla legittima richiesta del comitato di redazione di La7, che voleva spiegazioni sulle ragioni dello stop del servizio giornalistico.

Episodi gravi e sempre più frequenti sia nell’emittenza pubblica che in quella privata, che chiamano in causa direttamente il ruolo del sindacato nazionale dei giornalisti e dell’ordine professionale ma che riguardano tutti i cittadini che hanno a cuore la tutela dei principi democratici sanciti dalla Costituzione a cominciare dall’articolo 21 sulla libertà di stampa.

R. Borsellino: ''Cosi' si vanifica il lavoro fin qui fatto e si agevola la Mafia''

“Vendere all’asta i beni confiscati alle mafie non farebbe altro che consegnare nelle mani delle organizzazioni mafiose ville, case e terreni appartenuti ai boss.

Se passasse l’emendamento, lo Stato farebbe un gravissimo passo indietro e tradirebbe l’impegno assunto con il milione di cittadini che 13 anni fa firmarono la proposta, poi diventata legge, sull’uso sociale di questi beni e sulla loro restituzione alla collettività”.
Lo dice l’europarlamentare Rita Borsellino che ha firmato l’appello lanciato dall’associazione Libera affinché venga ritirato l’emendamento alla legge Finanziaria che prevede la messa in vendita dei beni immobili confiscati alla mafia. “Prima il governo introduce lo scudo fiscale – aggiunge - consentendo di riportare in Italia il denaro sporco e poi offre alla mafia la possibilità di riappropriarsi dei beni sequestrati mandando in fumo il lavoro delle forze dell’ordine. Così, non si promuove la cultura della legalità”.

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/21926/48/

Libera: ''Via a campagna contro vendita beni confiscati''

"Niente regali alle mafie, i beni confiscati sono cosa nostra": è lo slogan della campagna contro la vendita dei beni confiscati alle cosche lanciata da Libera, la rete di associazioni guidata da don Luigi Ciotti dopo l' approvazione in Senato di un emendamento alla legge finanziaria che prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescano a destinare entro tre o sei mesi. L' iniziativa si svilupperà da oggi con la raccolta di firme - sia on line sia con manifestazioni che saranno organizzate in tutta Italia - ad un appello che sarà sottoposto al Governo e al Parlamento affinché l' emendamento sia ritirato.

"Tredici anni fa - è detto in una nota - oltre un milione di cittadini firmarono la petizione che chiedeva al Parlamento di approvare la legge per l'uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Un appello raccolto da tutte le forze politiche, che votarono all'unanimità le legge 109/96. Si coronava, così, il sogno di chi, a cominciare da Pio La Torre, aveva pagato con la propria vita l'impegno per sottrarre ai clan le ricchezze accumulate illegalmente. Oggi quell 'impegno rischia di essere tradito''. Nell' appello firmato da don Ciotti si dice che "é facile immaginare, grazie alle note capacità delle organizzazioni mafiose di mascherare la loro presenza, chi si farà avanti per comprare ville, case e terreni appartenuti ai boss e che rappresentavano altrettanti simboli del loro potere, costruito con la violenza, il sangue, i soprusi, fino all'intervento dello Stato. La vendita di quei beni significherà una cosa soltanto: che lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del loro pieno ed effettivo riutilizzo sociale, come prevede la legge". L'associazione chiede, invece, che "si introducano norme che facilitano il riutilizzo sociale dei beni e venga data concreta attuazione alla norma che stabilisce la confisca di beni ai corrotti. E vengano destinate innanzitutto ai familiari delle vittime di mafia e ai testimoni di giustizia i soldi e le risorse finanziarie sottratte alle mafie".

ANSA

99 POSSE - SALARIO GARANTITO



Salario garantito - 99 Posse

Scinn’ ambress’ mamma mia ce stà a manifestazione
o burdell’ a polizia o votta votta ò curdone
a fà o burdell’ mmiez’ à via é lott’ l’occupazione
te fai nà marenna e via l’università à riunione
se fa sera i manifest’ ò sicchìo à colla e vai a azzeccà
se fà mezzanott’ cull’amic’ vai a svarià
tuorn’ é quatt’ a’ matina e te vai a cuccà
tre, quatt’ore é suonn te vene a scetà mammà
ì me facc’ ò mazz’ tant’ tutt’i juorn’ a faticà

nù pensier’ n’ossessione ma coccos’ sadda fà
te dic’ basta basta basta nun poss’ cchiù stà
ncopp’ ò 740 ì mammà e papà
ricattat’ ossessionat’ mantenut’ parassit’
ma ’sta storia adda fernì vogl’ò salario garantit’

cù na scusa bona a vocia ross’ e doje promess’
gir’ e vot sott’en’copp’ mammà t’agg’fatt’ fess’
ma ò problema over’ stà rint’ a stà coscienza cà
tagg’fatt’ fess’ mà tu scinn’ e po’ vai a faticà
ò lavor’ salariat’ sotto ò padron’
à fatica umiliazion’ pé m’arregner’ ò panzon’
e me sent’ nà latrina comm’ cazz’ se po’ ffà
avessa fà ambress’ mavess’ laureà
ma l’università già è bella nun se po’ supportà

nù pensier’ n’ossessione ma coccos’ sadda fà
te dic’ basta basta basta nun poss’ cchiù stà
ncopp’ ò 740 ì mammà e papà
ricattat’ ossessionat’ mantenut’ parassit’
ma ’sta storia adda fernì vogl’ò salario garantit’

Nun me piace stà società me fà schif’ é faticà
no nun voglio faticà sul’ pe me fà sfruttà
e nun voglio sturià sulament’ pé sfunnà
me fà schif’ l’arriv sprezz’ ò rampantism’ song’ doje aspett’ te ric’ rò capitalism’
a me me piac’ é sturià
pe capì é cose comm’ stann’
sent’ ò bisogn’é luttà contr’à stù stat’ che è tirann’
nun me ne passa po’ cazz’ si me laureo int’ a 10 ann’
ma mentre stong’ cà cantann’ e abballann’
a casa mia mammà pe mmé sta faticann’
nù pensier’ n’ossessione ma coccos’ sadda fà

nù pensier’ n’ossessione ma coccos’ sadda fà
te dic’ basta basta basta nun poss’ cchiù stà
ncopp’ ò 740 ì mammà e papà
ricattat’ ossessionat’ mantenut’ parassit’
ma ’sta storia adda fernì vogl’ò salario garantit’

rà giamaica rà giamaica macka B. ce l’ha già ritt’
pe tutt’ e’ mamm’ massimo rispett’
massimo rispetto pe chi te mantene
sopratutt’ si ò ffà pecché te vò bene
però massimo rispetto pur’ pe chi lotta
pe ’ chi all’arrivissi te ric’over’ se ne fott’
pé chi nun tene fretta sta tranquill’ e vò sturià
senza ì se ne fottere rà produttività
e allora mamma e figl’ e nà maniera anna campà
senza incomprensioni turciglium’ e mal’ ’e cap’
ò salario garantito e ò burdell’ è eliminat’
mammà po’ lassà ò lavor’ salariat’
può sturià cchiù tranquill’ e nun sì cchiù ricattat’
foss’ bell’ però ancora nun è stato realizzat’
pecché stù guern’ chin’ e mmerda e inchiavecat’
serv’ rò capital’ servo della nato
nun se ne passa po’ cazz’ rò proletariat’
e chi nun produce i chi è sfruttat’
e allora organizzammic’ e avviamm’ a lottà

nù pensier’ n’ossessione ma coccos’ sadda fà
te dic’ basta basta basta nun poss’ cchiù stà
ncopp’ ò 740 ì mammà e papà
ricattat’ ossessionat’ mantenut’ parassit’
ma ’sta storia adda fernì vogl’ò salario garantit’

Puglia: occupati giù del 5 per cento

In Puglia l´occupazione va giù in picchiata. La flessione sfiora quota 5 per cento rispetto a poco più di 1 milione 200mila lavoratori. Una diminuzione, quindi, di sessantamila unità, giudicata «più intensa» di quella registrata nel resto del Paese (meno 1,2 per cento) e nello stesso Mezzogiorno (meno 3 per cento). L´economista nonché assessore della giunta Vendola, Gianfranco Viesti, parla di «tragedia epocale»: «Le imprese, per il momento, riescono a tenere il passo. Ma l´occupazione, appunto, soffre».
Tocca a Banca d´Italia, diretta nel capoluogo pugliese da Vincenzo Umbrella e di cui è consigliere Paolo Laterza, scattare la fotografia dell´economia regionale relativa al primo semestre dell´anno. Nei mesi estivi «sono emersi primi segnali di miglioramento», ma il guaio è che «le politiche a favore del Sud sono bloccate e gli incentivi locali da soli bastano perché un po´ tutti possano rifiatare, ma niente di più» fa notare Viesti.

«La verità è che il governo si è fatto bello agli occhi degli italiani sulle spalle dei comuni che, come quello di Bari, non ha debiti, ma rischia di violare il patto di stabilità imposto dell´Ue» alza la voce il sindaco Michele Emiliano.
Come stanno le cose secondo i ricercatori di Bankitalia Valerio Vacca e Maurizio Lozzi, il numero di chi ha un impiego ritorna a quello del 2005. Il calo coinvolge, o travolge, tutti i settori produttivi. Gli autonomi (meno 9,2 per cento) vanno peggio dei dipendenti (meno 2,7 per cento). Il 56 per cento delle aziende ricorre a misure destinate a contenere il costo del lavoro: oltre alla cassa integrazione guadagni, ci sono lo stop del turn over e il mancato rinnovo dei contratti a termine. Un´azienda su dieci inoltre, dichiara di avere effettuato licenziamenti. La cig in particolare, aumenta del 157 per cento: meccanica, metallurgico, abbigliamento e calzature sono i settori con l´acqua alla gola. «Circa due imprese su cinque hanno richiesto l´autorizzazione per la cassa integrazione guadagni».
«Tuttavia, proprio sulla base delle rilevazioni di Banca d´Italia» spiega il vicepresidente della giunta regionale Loredana Capone «assistiamo a cominciare da maggio ad un miglioramento del clima di fiducia da parte degli imprenditori». La Capone rammenta di fronte alla platea di Bankitalia, che «abbiamo costruito un articolato pacchetto di sostegno pubblico all´economia. Risorse già totalmente a disposizione del sistema delle imprese. Tant´è che sono stati dichiarati ammissibili investimenti per 550 milioni di euro». Piuttosto «il maggiore punto di crisi» riguarda il rapporto banche-piccole imprese. Per Capone «c´è ancora molto da fare, ma sappiamo che continueremo a lottare senza cedimenti».