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martedì 23 febbraio 2010

Le bambine e i bambini di Gaza


di Doriana Goracci
L’intervista che potrete leggere è breve ed essenziale, tratta dal sito Rebelion. Mi ha colpita la descrizione asciutta e la richiesta finale, rilasciata da Eisa Alsoweis Ahmada. E’ stata tradotta da una recente amica di Rete, Vanesa Volpe,conosciuta su Facebook.Curato da lei anche il video che allego alla fine su quanto scritto da Eduardo Galeano e Piombo Impunito, sul Manifesto il 15 gennaio 2009. Internet può servire anche a questo.Grazie a chi diffonderà.

Le bambine e i bambini di Gaza

Le notizie, poche, che riescono ad attraversare il muro di silenzio dei mass media europei e statunitensi sulla guerra che porta avanti Israele contro i palestinesi di Gaza, sono estremamente allarmanti. Una delle vie informative che scappano al controllo delle grandi corporazioni informative, i governi e le lobby di pressione sionista, sono gli stessi palestinesi e le loro organizzazioni solidali nel mondo. In questa occasione abbiamo parlato con Eisa Alsoweis Ahmada, che è stata vicepresidente dell’Associazione della Comunità Ispano- Palestinese “Gerusalemme” ed oggi presiede l’Associazione Amiche ed Amici della Palestina nella popolazione di Madri di Alcorcon.

In questo periodo si compie un anno da quando il governo di Israele ha dato per conclusa l’offensiva militare sul territorio di Gaza, che da molto tempo sopporta il recinto sionista senza che nessun governo occidentale si disponga ad interromperlo, farlo saltare, denunciarlo energicamente o prendere misure di pressione effettive su Israele nei centri internazionali.

-Può raccontarci come è la situazione internazionale rispetto a Israele ad un anno del compimento del genocidio israeliano- sionista contro la popolazione di Gaza?

I governi praticano la doppia rasiera. Viviamo in un mondo che serve agli interessi individuali e non alla dignità umana ne alla Giustizia Universale che pretende che tutti siano uguali di fronte alla giustizia. In Spagna si è modificata la legge per non infastidire Israele ne i suoi criminali. Al suo posto ci portano rappresentanti israeliani, membri dell’Autorità Palestinese che non hanno nessuna legittimità dal loro popolo. Per la comunità internazionale dare denaro all’Autorità Palestinese è lavarsi la coscienza e fomentare il clientelismo politico nella società palestinese. Dall’altra parte il discorso di Obama quando salì al potere non era lo stesso di oggi, si è dimenticato del conflitto e adesso parla soltanto della crisi economica che lo tocca.

-Oggi una bambina o bambino nato a Gaza, cosa vede intorno?

Distruzione, depressione, amarezza, rabbia e destrutturazione familiare. Inoltre molti bambini sono orfani. Dubitano molto che le persone grandi possano cambiare la situazione attuale perché gli adulti presentano gli stessi sintomi.

-Colazione, cibo, cena. Quali alimenti ci sono nelle loro dispense e frigo?

Il frigo è un sogno, non c’è elettricità per farlo funzionare. Gli alimenti sono gli aiuti internazionali, un sacco di farina, un sacco di riso, qualche chilo di zucchero e abbastanza cibo in scatola, questo attraverso una cartella per ogni famiglia durante il mese. La carne è un sogno per una famiglia di Gaza. Credo che, se hanno un pasto in una giornata ,si considerano fortunati.

-Tagli dell’energia elettrica, dell’acqua potabile, perché queste cose così essenziali dipendono da Israele?

E’ l’affare. A noi non è permesso costruire una centrale elettrica. Hai visto che la prima cosa che bombardano sono le strutture basiche di una città, e sempre dipende da loro. I palestinesi devono comprare l’elettricità e l’acqua da Israele al prezzo che decidono loro e certamente, parte dell’aiuto internazionale è quello di ingrossare i conti delle compagnie israeliane.

-Allora, come si sopravvive giorno dopo giorno nelle case, negli accampamenti dei rifugiati, nelle scuole, negli ospedali?

Si tratta di questo, si tratta di sopravvivere come sia, la nostra forza risiede nella nostra determinazione di continuare a lottare con tutti i mezzi a nostra disposizione fino ad ottenere il nostro Stato Palestinese libero e democratico.

-Come si realizza l’insegnamento dei bambini palestinesi nella città assediata? Di quali mezzi dispongono? Cosa usano gli insegnanti e cosa i bambini per lo studio?

Il nostro insegnamento è un esempio per il resto del mondo ,perché si porta nelle case dei bambini. La loro volontà (degli insegnanti ) di continuare ad insegnare nelle peggiori condizioni è ammirata da tutti i palestinesi, dato che, sono capaci di andare a lavorare nelle case senza farsi pagare nulla, i libri non si buttano, si passano da uno all’altro, ecc.

-Sotto quale stato d’animo e alimentare si trovano i bambini palestinesi?

Per l’infanzia palestinese la depressione e l’ansietà sono cose quotidiane. Puoi immaginare, trovandosi in questo stato, che alimentazione hanno, principalmente se consideriamo che la maggior parte delle volte non trovano nulla da portare alle loro bocche.

-Come si può aiutare la popolazione assediata da così lontano?

Affiliandosi a movimenti sociali per esigere ai governi che obblighino a Israele a compiere con la Legalità Internazionale e portare tutti i responsabili del governo israeliano davanti ai Tribunali Internazionali perché siano giudicati per i loro crimini contro il popolo palestinese.

Tantissime grazie a Eisa Alsoweis, presidente dell’Associazione di Amiche e Amici della Palestina in Alcorocon (Madrid)

Traduzione italiana curata da Vanesa Volpe

Infostadio - news dalle curve

PROTESTA OPERAIA

Approda sui campi della serie A la protesta dei lavoratori dell'Alcoa: una delegazione di operai ha sfilato al S.Elia. Prima dell'inizio di Cagliari-Parma, operai dello stabilimento di Portovesme, in lotta da mesi hanno sfilato con uno striscione, mentre dalle gradinate altri 200 operai, caschetto in testa, cantavano 'Non molleremo mai'. Applausi da tutto lo stadio, dalla Curva Nord gli ultras rossoblu hanno risposto cantando 'Siamo tutti operai'. I lavoratori dell'Alcoa, impegnati da mesi in una mobilitazione a sostegno della vertenza per il mantenimento della produzione di alluminio della multinazionale americana, non sono nuovi a questo tipo di proteste, stavolta autorizzata dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni e con la collaborazione del Cagliari Calcio. Recentemente hanno occupato l'aeroporto di Cagliari, bloccato la Statale 131 in Sardegna e manifestato per le vie di Roma e con presidi sotto Palazzo Chigi in occasione degli incontri nella Capitale per lo sblocco della vertenza. Il prossimo vertice, forse decisivo, tra governo, azienda, sindacati e istituzioni e' in programma giovedi' 25 a Roma.

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I GRANATA PER HAITI ATTO II

Dopo la riuscita raccolta della partita Torino - Brescia, dove sono stati raccolti più di 1600 euro, il Popolo Granata scende di nuovo in campo per Haiti. E lo fa con l'aiuto e la collaborazione di un vero Cuore Granata : Giacomo Ferri. Anche lui sostenitore dell'iniziativa per una ulteriore raccolta fondi allo stadio Olimpico il giorno 20 febbraio 2010 prima della partita Torino-Salernitana dentro le porte di ingresso, di nuovo in collaborazione con l'Associazione Agire.

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BASTA DIVIETI

L'Atalanta dice basta ai divieti di trasferta inflitti ai suoi tifosi. Il presidente Alessandro Ruggeri non ha gradito l'ennesimo stop imposto dal Casms per la sfida di domenica 28 febbraio con il Milan a San Siro e attraverso il sito del club ha espresso il suo malcontento senza tanti giri di parole. "Stiamo attraversando una fase delicatissima del campionato abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Possiamo salvarci solo stando uniti: società, squadra e tifosi. Chiediamo continuamente al nostro pubblico di sostenerci, di venire allo stadio. E poi siamo costretti a scontrarci con restrizioni che, con tutta la buona volontà, proprio non riesco a capire".

A Ruggeri non piace l'idea di giocare contro i rossoneri senza il supporto dei sostenitori atalantini, che a San Siro si sono fatti sentire. "Ancora una volta i nostri tifosi non potranno seguire la squadra in trasferta, proprio quando ne abbiamo più bisogno. Calcolando anche Milano, ci sono state vietate otto trasferte su quattordici. E ad essere penalizzati siamo sempre noi".

Già perché un club che gioca senza tifosi è sfavorito. Se poi succede più volte non c'è par condicio tra i club. E' un dato su cui riflettere visto che ormai è acclarato che le società calcistiche dopo anni di lassismo e cinico sfruttamento si stanno adoperando contro i violenti della domenica?

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BILBAO-ANDERLECHT

Che il problema della violenza negli stadi non sia solo un problema italiano è chiaro. Per avere la conferma basta vedere quello che è successo in Europa League ieri sera.

A Bilbao, in occasione della partita tra Athletic Bilbao e Andrelecht ci sono stati disordini tra le due tifoserie. Già prima dell'inizio della partita alcuni tifosi ospiti hanno provocato disordini all'esterno dello stadio, che hanno costretto all'intervento della polizia che ha arrestato quattro ultas.

Ma il peggio si è avuto dopo, quando dal settore riservato ai tifosi dell'Anderlecht sono partiti petardi e fumogeni e poi al termine della partita le due tifoserie sono scese in campo letteralmente, invadendo il terreno di gioco e affrontandosi senza esclusioni di colpi. L'intervento della polizia ha evitato che la situazione degenerasse ancora di più.

Ora si attende per sapere se la Uefa prenderà qualche decisione in merito.

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GIRO DI VITE

di Sergio Mutolo

La sicurezza negli stadi sta diventando un affare sempre più complicato da gestire. Divieto di trasferte. Pre-filtraggi. Tornelli. Limitazioni assurde alla vendita dei biglietti. Tessera del tifoso. Un incrocio di norme che non ha finora risolto il clima di violenze. Anzi, sta allontanando gli appassionati. Il Viminale pensa a un nuovo giro di vite. Servirà davvero a riportare le famiglie allo stadio?

Secondo il Ministero degli Interni la gestione della sicurezza negli stadi del calcio italiano è ancora piena di buchi. Lo confermerebbero gli episodi di violenza registrati a Torino e a Udine, per fermarsi a due partite giocate di recente. Non è più sufficiente fare come si è fatto finora, ovvero anticipare l'orario di arrivo dei tifosi allo stadio per migliorare il controllo agli ingressi.

Un primo suggerimento che arriva dal Viminale è quello di utilizzare di più e meglio le telecamere a circuito chiuso di cui sono dotati gli impianti. Le domande che i tutori dell'ordine si pongono sono diverse. Una su tutte: per quale ragione non viene (quasi) mai individuato chi lancia un petardo o brucia un seggiolino o compie un qualsiasi atto di violenza durante la partita?

Un altro elemento critico è il fatto che gli pseudo-tifosi arrestati (per esempio quelli di Udine, teppisti arrivati da Napoli al solo scopo di creare disordini) vengono di norma rilasciati il giorno dopo. Qui il richiamo è diretto alla magistratura, per la quale - almeno così sembra dalla larghezza usata nelle scarcerazioni - i reati da stadio sono considerati minori. Tuttavia il Viminale fa notare che i Daspo comminati quest'anno sono 909, rispetto ai 4.000 tuttora in atto. Cifre che devono far riflettere tutte le componenti interessate al problema.

I rimedi proposti? Un ulteriore giro di vite delle attività preventive di polizia. Si parla addirittura di vietare le partite in notturna, che sono maggiormente a rischio. Bisognerà vedere cosa ne pensano, sul punto, le pay tv (ovvero la mammella da cui attingono latte i club per sopravvivere a una crisi economica devastante). Si prospettano controlli più severi lungo le zone di pre-filtraggio e ai tornelli, per impedire l'introduzione di materiale vietato per legge. Staremo a vedere.

A proposito della Tessera del tifoso, la panacea di tutti i mali del calcio violento secondo il ministro Roberto Maroni, il documento dovrebbe diventare obbligatorio dalla prossima stagione. Fin qui in serie A hanno aderito solo in tre: Inter, Milan e Siena. Anche la Juventus si è dichiarata pronta ad adeguarsi. Il club bianconero ha fatto sapere che ciò avverrà in occasione della campagna abbonamenti della prossima stagione. Tutte le altre nicchiano o sono contrarie.

Intanto si sono perse le tracce della commissione congiunta Viminale-Lega Calcio, che si sarebbe dovuta riunire per risolvere i problemi connessi a un documento che la maggior parte dei club non gradisce e che il tifo organizzato respinge (in nome della violazione della privacy).

Se il ministro Maroni non innesterà la retromarcia, tuttavia, la tessera sarà indispensabile per le trasferte a partire dal prossimo campionato. Ma, se questo dovesse avvenire, bisognerà che venga sanata nei punti deboli e che sia presentata non come uno strumento di polizia (quale oggi appare ai più). Perché è alla stregua di una ennesima schedatura ai loro danni che la vivono i tifosi da stadio.

Il fatto è che ci sarebbero centinaia di migliaia di tifosi che vorrebbero gustarsi le partite dal vivo. E che, di fatto, non riescono a farlo per tutti i paletti che si trovano ad affrontare. E' da questi che si deve ripartire, rendendo il sistema di accesso più agevole di quanto non sia oggi, per salvaguardare il futuro di un calcio che diversamente rischia la deriva.

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AJAX-JUVE

Sono circa 200 le persone coinvolte, tra italiani e olandesi, negli incidenti avvenuti prima della partita tra Ajax e Juventus, nei pressi della stazione centrale di Amsterdam. Gli italiani sono perlopiù residenti in Olanda e si stavano recando allo stadio per assistere alla partita. Sono stati attesi da alcuni supporter dell'Ajax, che volevano 'punirli' per il loro gemellaggio con l'Aja, squadra olandese rivale di quella di Amsterdam. E' intervenuta la polizia, che peraltro aveva previsto questa eventualità, ed è riuscita a sedare i disordini, ma resta ancora alto l'allarme in città anche a un'ora dal termine della partita.

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BOYS REGGINA

Lo storico gruppo ultras'Boys Reggio 1986' ha deciso di sospendere la propria "attività" e abbandonare le curve d'Italia, dove appassionatamente seguiva la Reggina in tutte le trasferte oltre ovviamente alla Sud dell'Oreste Granillo.

La scelta è la naturale evoluzione di una situazione che, nel corso degli anni, è andata via via precipitando in modo particolare dopo la decisione dei capi storici (Carminello prima e Ciccio Cascianopoi) di lasciare il ruolo di leader abbandonando la sud dopo un'infinità di procedimenti a loro carico accumulati in 25 anni di "militanza". Gli altri componenti avevano provato a continuare la strada di quello che, per molto tempo, è stato il gruppo principale della curva reggina, e due anni fa avevano ricominciato con un nuovo direttivo composto da 20 ragazzi mentre comunque i tesserati diventavano sempre meno in rapporto all'entusiasmo nei confronti della squadra che andava scemando.

In un comunicato, oggi, i Boys denunciano situazioni ai loro occhi poco chiare: "Non vorremmo essere malpensanti, ma troppe coincidenze ci inducono a pensare che ci sia stato un 'complotto' per appiedare tutti i gruppi della penisola. Non si spiega altrimenti come in due anni abbiamo ricevuto sedici diffide sui venti ragazzi che portavano avanti il nostro gruppo. Praticamente tutto il direttivo". Dopo i tristi episodi della trasferta di Vicenza e dei giorni scorsi a Reggio in cui tra gruppi ultrà si è venuti alle mani e, ancora oggi, quattro ragazzi dei Boys sono in rinchiusi in carcere, la decisione: "Il daspo può vietarci l'accesso allo Stadio, ma non può impedirci di vivere ultras sei giorni su sette, così come ormai avviene da 25 anni".

Saranno gli altri gruppi ultrà a guidare la curva della Reggina il cui futuro, adesso, è tutto da costruire anche se certamente, con questa triste decisione, paradossalmente è alta la possibilità che gli altri gruppi ritrovino compattezza e omogeneità.

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MINACCE SERBE

Sei tifosi serbi sono stati incriminati per aver minacciato un giornalista autore di inchieste-denuncia sul mondo degli hooligans. Dovranno rispondere dell'accusa di aver messo in pericolo l'incolumità di Brankica Stankovic, reporter della radio privata B92 che aveva diffuso nomi e foto dei responsabili di una serie di aggressioni compiute da pseudo-sostenitori del Partizan Belgrado, tra cui quella costata la vita a un tifoso francese del Tolosa, a settembre. Se giudicati colpevoli, i sei rischiano fino a otto anni di carcere.

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JUVE-GENOA

Dieci tifosi sono stati denunciati dalla Digos di Torino per gli incidenti di lunedì scorso allo Stadio Olimpico. Si tratta, secondo quanto si è appreso, di tre genoani e sette juventini. Gli investigatori della questura di Torino li hanno identificati attraverso l'esame dei filmati delle telecamere di sicurezza. Per risalire all'identità di quelli genoani, nel pomeriggio alcuni poliziotti torinesi si sono recati a Genova per esaminare le immagini con i loro colleghi del capoluogo piemontese. I dieci denunciati si sono resi protagonisti degli incidenti in cui, ieri pomeriggio, è rimasto ferito un poliziotto di 39 anni. L'uomo, che è ora ricoverato al Cto di Torino con una prognosi di 40 giorni, è stato colpito in pieno petto da un bengala che gli ha procurato ustioni di secondo grado al torace.

da Infoaut

No ai tagli! Che paghino i padroni e i banchieri

Mentre gli stati decurtano bilanci e servizi

di Fred Goldstein
Dopo sei mesi di cosiddetta "ripresa", rimane una massiccia disoccupazione ed i pignoramenti raggiungono nuove vette. Ora si sta intensificando un altro aspetto fondamentale della crisi economica capitalista — la crisi di bilancio — dal momento che milioni di persone sono esposte alla perdita di servizi vitali, che minaccia il loro futuro e la loro stessa sopravvivenza.Centinaia di miliardi di dollari stanno andando ai banchieri ed alle corporations in interessi, salvataggi e prestiti a basso tasso d'interesse forniti dal governo. Altre centinaia di miliardi vanno alla guerra ed all'occupazione. Nondimeno gli stati per tutto il paese intraprendono azioni di taglio dei costi ai servizi sociali e licenziano lavoratori dei servizi pubblici.

In aggiunta ai tagli statali, l'amministrazione Obama si prepara ad emanare un ordine esecutivo per la creazione di una cosiddetta "commissione indipendente di bilancio" per tagliare Medicare, Medicaid e Social Security. L'ora prevista per la costituzione della commissione è dopo le elezioni del 2010.

Come riportato il 21 gennaio da Workers World, la crisi economica ha ridotto drasticamente le entrate statali e 43 stati più di District of Columbia hanno attuato severi tagli di bilancio, con altri presto in arrivo. Secondo un rapporto del Center on Budget and Policy Priorities, 28 stati stanno tagliando i servizi sanitari, 24 i servizi agli anziani ed ai disabili e 36 gli aiuti all'istruzione superiore.

Più di 132.000 lavoratori dei governi statali e locali sono stati licenziati e altre centinaia di migliaia di posti di lavoro sono sul tagliere. La crisi ha lasciato i 50 stati con $350 miliardi di ammanchi totali previsti per gli anni 2010 e 2011.

Il CBPP ha ora aggiornato il suo studio — "I nuovi bilanci dei governatori indicano la perdita di molti posti di lavoro se si estinguono gli aiuti federali" — per avvisare sull'anno prossimo: "Gli stati affrontano un vuoto stimato di bilancio di $180 miliardi per l'anno fiscale 2011, che nella maggior parte degli stati inizia il 1° luglio 2010".

Questa data dovrebbe diventare una scadenza per la mobilitazione di massa per tutto il paese per impedire l'arrivo dei previsti attacchi.

Colpiscono gli anziani, i bambini, i malati ed i disabili

Come esempio dei tagli, il governatore dell'Arizona progetta di eliminare il programma statale di assicurazione sanitaria infantile, che copre 47.000 bambini, e di abrogare la copertura di Medicare per più di 310.000 adulti a basso reddito e/o con gravi malattie mentali.

Il Mississippi taglierebbe il finanziamento per le scuole K-12 di oltre il 9% e chiuderebbe quattro cliniche di salute mentale statali. Le Hawaii progettano di eliminare un programma che fornisce assistenza economica per persone a basso reddito che sono anziane o che hanno disabilità; lo stato progetta anche grandi licenziamenti di lavoratori statali.

Il governatore della California Arnold Schwarzenegger propone pesanti tagli alla sanità, all'istruzione, alla forza lavoro statale ed ai programmi di servizi umani, oltre quelli draconiani già in vigore. I tagli comprendono riduzioni a Medi-Cal (Medicaid), un taglio di $1,5 miliardi per le scuole K-12 ed al finanziamento per le università della comunità, un taglio del 5% ai salari dei dipendenti statali, una riduzione delle assegnazioni mensili alle persone a basso reddito che sono anziane o hanno disabilità e l'eliminazione dell'assistenza economica per le famiglie molto povere con bambini.

Il governatore di New York David Paterson propone $1,1 miliardi di tagli all'istruzione statale; più di $400 milioni di pagamenti ridotti ai fornitori della sanità e $100 milioni in altri tagli alla sanità; $143 milioni di tagli al finanziamento per le università quadriennali statali e tagli al programma finanziario che serve gli studenti da famiglie a reddito basso e medio e l'eliminazione degli aiuti di divisione delle entrate statali a New York City e ad altre località.

Il Massachusetts propone di eliminare $174 milioni in ordini ai fornitori di Medicaid, servizi dentari ristoratori per 200.000 adulti e finanziamento statale che procura buoni abitazione per i senza tetto.

Tutti questi tagli ricadono nel modo più duro su afroamericani, latini, mediorientali, asiatici e comunità di nativi, che erano già in condizioni di quasi depressione prima della crisi economica. Diffonde grandemente ed intensifica anche le sofferenze dei lavoratori irregolari.

Questa è soltanto una campionatura del tipo di tagli pianificati per tutti i 50 stati. Arrivano in un momento in cui la povertà e la privazione si intensificano a causa della disoccupazione, dei pignoramenti e degli sfratti. I servizi pubblici sono più che mai importanti proprio nel momento in cui vengono distrutti da funzionari governativi insensibili.

I banchieri chiedono 'austerità' — per i lavoratori, non per loro stessi

Questi funzionari agiscono su ordine di banchieri ed obbligazionisti che vogliono essere certi che i governi statali non siano insolventi sui loro prestiti e che il pagamento degli interessi continui a fluire per sostenere i margini di profitto.

Per i servizi sociali, l'istruzione pubblica, l'assistenza medica sovvenzionata, l'assistenza economica ai poveri e molti altri benefici si è combattuto e sono stati ottenuti nei decenni. Lo scopo di questi servizi è di proteggere settori della classe lavoratrice dalle caratteristiche più sgradevoli del capitalismo e del suo sistema di sfruttamento ed oppressione.

Persino in cosiddetti tempi "normali", la classe dominante cerca sempre di ridurre i servizi sociali. Cominciata alla fine dell'amministrazione Carter e continuata attraverso gli anni di Reagan ed il regime Clinton (che ha distrutto il sistema del welfare), questa tendenza avanza fermamente.

Nell'attuale crisi economica non sono soltanto i banchieri ed i padroni che licenziano i lavoratori a milioni, ma vogliono ridurre ancora di più proprio su quei servizi che attenuerebbero gli stenti.

Con la massiccia disoccupazione e la contrazione dell'economia capitalista, le entrate del governo sono drasticamente declinate. Una caratteristica fondamentale dell'attuale crisi economica è che i governi capitalisti, non soltanto negli stati e non soltanto a Washington ma in tutto il mondo, devono mantenere forte il sistema capitalista. I padroni ed i banchieri sono inutili riguardo a far ritornare al lavoro le masse di lavoratori.

Così il governo capitalista ha dato tagli fiscali, salvataggi e sussidi ai capitalisti mentre deve fornire qualche assistenza ai lavoratori nella forma dell'assicurazione per la disoccupazione prolungata, buoni alimentari ed altri sussidi per impedire che facciano la fame.

La causa fondamentale dell'attuale crisi economica è la sovrapproduzione capitalista su una scala massiccia e globale. Così i capitalisti, dai proprietari dell'industria automobilistica a quella della tecnologia a quella delle costruzioni e dell'edilizia, contraggono l'economia.

La creazione di nuovo valore — valore reale creato dai lavoratori, non fittizio, valore meramente cartaceo da parte degli speculatori, agenti di borsa, gestori di hedge fund ecc. — resta indietro. Il reddito in salari declina. Quindi le tasse raccolte dai lavoratori e dagli imprenditori decrescono, assieme alle entrate statali.

Ma i capitalisti sono quelli che chiudono le fabbriche, licenziano i lavoratori, abbassano i salari, costringono milioni di persone a lavorare part time, pignorano le case ecc. I padroni ed i banchieri sono responsabili di questa crisi economica.

Quando i loro governatori tagliano i bilanci, è perché cercano di far pagare questa crisi ai lavoratori. Nel frattempo, trilioni di dollari scorrono fuori delle casse pubbliche sotto forma di salvataggi bancari e finanziamenti illimitati al complesso militare-industriale-bancario per la conquista, la morte e la distruzione. Questo si aggiunge ai trilioni di dollari di bonus delle banche e di profitti per gli intermediari finanziari e gli speculatori. Le banche e le corporations guadagnano enormi profitti dallo sfruttamento dei lavoratori e poi reclamano l'aiuto governativo quando sembra che quei profitti possano diminuire.

Vi è una crisi di bilancio e la questione si riassume su quale classe abbia creato la crisi e su quale classe la pagherà. I ricchi capitalisti hanno creato questa crisi e questa piccola minoranza di parassiti che vive sulle spalle del popolo dovrebbe pagare per evitare che il disastro cada su decine di milioni di lavoratori e sulle comunità nelle quali vivono.

Per i lavoratori di questo paese sarà molto istruttivo prestare attenzione a ciò che stanno facendo i lavoratori in Grecia su una crisi di bilancio simile. Il governo greco deve centinaia di miliardi di dollari ai banchieri di tutto il mondo, specialmente in Europa ma anche negli USA — specialmente i banditi della Goldman Sachs.

Molti paesi europei condividono una valuta comune, l'euro. I banchieri del mondo, diretti dalla classe dominante tedesca, chiedono che il governo greco risolva la sua crisi di bilancio riducendo le pensioni ed i salari dei dipendenti pubblici, allungando l'età pensionabile e così via. In Grecia un terzo dei lavoratori sono dipendenti pubblici.

'Non un euro deve essere sacrificato ai banchieri'!

La classe lavoratrice greca ha una storia assai militante di lotta di classe e ha ottenuto molte concessioni dai capitalisti greci. Ora i banchieri europei e la classe dominante greca vogliono distruggere quelle concessioni sulla base di abbattere il deficit di bilancio della Grecia.

La risposta a questo argomento è stata data da un massiccio sciopero di un giorno che il 10 febbraio ha fermato la maggior parte della Grecia. Un giornalista era sulla scena di una dimostrazione di massa e ha scritto questo:

"Le proposte governative di ampi tagli alla spesa per limitare il deficit hanno incontrato una significativa resistenza.

"Le voci di 'Non pagheremo per la loro crisi!' accresciute dagli altoparlanti squillavano da Piazza Klafthmonos. 'Non un euro deve essere sacrificato ai banchieri'"! (New York Times, 12 febbraio)

Ed alcuni giorni prima dello sciopero, Panagiotis Vavougios, l'ottantenne capo del potente sindacato dei pensionati dipendenti pubblici, forte di 200.000 iscritti, ha dichiarato al Times: "Non sono i lavoratori che dovrebbero essere incolpati di questo; sono i banchieri ed il grande capitale. Noi scenderemo in strada".

Questo messaggio dovrebbe raggiungere il movimento dei lavoratori qui e tutte le forze progressiste della comunità, nelle università e nelle scuole superiori, attraverso il movimento contro la guerra. I tagli devono essere impediti, i servizi devono essere ripristinati, i licenziamenti devono terminare. Non un dollaro per i banchieri? Paghino i ricchi!

da Indymedia