PROTESTA OPERAIA
Approda sui campi della serie A la protesta dei lavoratori dell'Alcoa: una delegazione di operai ha sfilato al S.Elia. Prima dell'inizio di Cagliari-Parma, operai dello stabilimento di Portovesme, in lotta da mesi hanno sfilato con uno striscione, mentre dalle gradinate altri 200 operai, caschetto in testa, cantavano 'Non molleremo mai'. Applausi da tutto lo stadio, dalla Curva Nord gli ultras rossoblu hanno risposto cantando 'Siamo tutti operai'. I lavoratori dell'Alcoa, impegnati da mesi in una mobilitazione a sostegno della vertenza per il mantenimento della produzione di alluminio della multinazionale americana, non sono nuovi a questo tipo di proteste, stavolta autorizzata dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni e con la collaborazione del Cagliari Calcio. Recentemente hanno occupato l'aeroporto di Cagliari, bloccato la Statale 131 in Sardegna e manifestato per le vie di Roma e con presidi sotto Palazzo Chigi in occasione degli incontri nella Capitale per lo sblocco della vertenza. Il prossimo vertice, forse decisivo, tra governo, azienda, sindacati e istituzioni e' in programma giovedi' 25 a Roma.
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I GRANATA PER HAITI ATTO II
Dopo la riuscita raccolta della partita Torino - Brescia, dove sono stati raccolti più di 1600 euro, il Popolo Granata scende di nuovo in campo per Haiti. E lo fa con l'aiuto e la collaborazione di un vero Cuore Granata : Giacomo Ferri. Anche lui sostenitore dell'iniziativa per una ulteriore raccolta fondi allo stadio Olimpico il giorno 20 febbraio 2010 prima della partita Torino-Salernitana dentro le porte di ingresso, di nuovo in collaborazione con l'Associazione Agire.
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BASTA DIVIETI
L'Atalanta dice basta ai divieti di trasferta inflitti ai suoi tifosi. Il presidente Alessandro Ruggeri non ha gradito l'ennesimo stop imposto dal Casms per la sfida di domenica 28 febbraio con il Milan a San Siro e attraverso il sito del club ha espresso il suo malcontento senza tanti giri di parole. "Stiamo attraversando una fase delicatissima del campionato abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Possiamo salvarci solo stando uniti: società, squadra e tifosi. Chiediamo continuamente al nostro pubblico di sostenerci, di venire allo stadio. E poi siamo costretti a scontrarci con restrizioni che, con tutta la buona volontà, proprio non riesco a capire".
A Ruggeri non piace l'idea di giocare contro i rossoneri senza il supporto dei sostenitori atalantini, che a San Siro si sono fatti sentire. "Ancora una volta i nostri tifosi non potranno seguire la squadra in trasferta, proprio quando ne abbiamo più bisogno. Calcolando anche Milano, ci sono state vietate otto trasferte su quattordici. E ad essere penalizzati siamo sempre noi".
Già perché un club che gioca senza tifosi è sfavorito. Se poi succede più volte non c'è par condicio tra i club. E' un dato su cui riflettere visto che ormai è acclarato che le società calcistiche dopo anni di lassismo e cinico sfruttamento si stanno adoperando contro i violenti della domenica?
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BILBAO-ANDERLECHT
Che il problema della violenza negli stadi non sia solo un problema italiano è chiaro. Per avere la conferma basta vedere quello che è successo in Europa League ieri sera.
A Bilbao, in occasione della partita tra Athletic Bilbao e Andrelecht ci sono stati disordini tra le due tifoserie. Già prima dell'inizio della partita alcuni tifosi ospiti hanno provocato disordini all'esterno dello stadio, che hanno costretto all'intervento della polizia che ha arrestato quattro ultas.
Ma il peggio si è avuto dopo, quando dal settore riservato ai tifosi dell'Anderlecht sono partiti petardi e fumogeni e poi al termine della partita le due tifoserie sono scese in campo letteralmente, invadendo il terreno di gioco e affrontandosi senza esclusioni di colpi. L'intervento della polizia ha evitato che la situazione degenerasse ancora di più.
Ora si attende per sapere se la Uefa prenderà qualche decisione in merito.
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GIRO DI VITE
di Sergio Mutolo
La sicurezza negli stadi sta diventando un affare sempre più complicato da gestire. Divieto di trasferte. Pre-filtraggi. Tornelli. Limitazioni assurde alla vendita dei biglietti. Tessera del tifoso. Un incrocio di norme che non ha finora risolto il clima di violenze. Anzi, sta allontanando gli appassionati. Il Viminale pensa a un nuovo giro di vite. Servirà davvero a riportare le famiglie allo stadio?
Secondo il Ministero degli Interni la gestione della sicurezza negli stadi del calcio italiano è ancora piena di buchi. Lo confermerebbero gli episodi di violenza registrati a Torino e a Udine, per fermarsi a due partite giocate di recente. Non è più sufficiente fare come si è fatto finora, ovvero anticipare l'orario di arrivo dei tifosi allo stadio per migliorare il controllo agli ingressi.
Un primo suggerimento che arriva dal Viminale è quello di utilizzare di più e meglio le telecamere a circuito chiuso di cui sono dotati gli impianti. Le domande che i tutori dell'ordine si pongono sono diverse. Una su tutte: per quale ragione non viene (quasi) mai individuato chi lancia un petardo o brucia un seggiolino o compie un qualsiasi atto di violenza durante la partita?
Un altro elemento critico è il fatto che gli pseudo-tifosi arrestati (per esempio quelli di Udine, teppisti arrivati da Napoli al solo scopo di creare disordini) vengono di norma rilasciati il giorno dopo. Qui il richiamo è diretto alla magistratura, per la quale - almeno così sembra dalla larghezza usata nelle scarcerazioni - i reati da stadio sono considerati minori. Tuttavia il Viminale fa notare che i Daspo comminati quest'anno sono 909, rispetto ai 4.000 tuttora in atto. Cifre che devono far riflettere tutte le componenti interessate al problema.
I rimedi proposti? Un ulteriore giro di vite delle attività preventive di polizia. Si parla addirittura di vietare le partite in notturna, che sono maggiormente a rischio. Bisognerà vedere cosa ne pensano, sul punto, le pay tv (ovvero la mammella da cui attingono latte i club per sopravvivere a una crisi economica devastante). Si prospettano controlli più severi lungo le zone di pre-filtraggio e ai tornelli, per impedire l'introduzione di materiale vietato per legge. Staremo a vedere.
A proposito della Tessera del tifoso, la panacea di tutti i mali del calcio violento secondo il ministro Roberto Maroni, il documento dovrebbe diventare obbligatorio dalla prossima stagione. Fin qui in serie A hanno aderito solo in tre: Inter, Milan e Siena. Anche la Juventus si è dichiarata pronta ad adeguarsi. Il club bianconero ha fatto sapere che ciò avverrà in occasione della campagna abbonamenti della prossima stagione. Tutte le altre nicchiano o sono contrarie.
Intanto si sono perse le tracce della commissione congiunta Viminale-Lega Calcio, che si sarebbe dovuta riunire per risolvere i problemi connessi a un documento che la maggior parte dei club non gradisce e che il tifo organizzato respinge (in nome della violazione della privacy).
Se il ministro Maroni non innesterà la retromarcia, tuttavia, la tessera sarà indispensabile per le trasferte a partire dal prossimo campionato. Ma, se questo dovesse avvenire, bisognerà che venga sanata nei punti deboli e che sia presentata non come uno strumento di polizia (quale oggi appare ai più). Perché è alla stregua di una ennesima schedatura ai loro danni che la vivono i tifosi da stadio.
Il fatto è che ci sarebbero centinaia di migliaia di tifosi che vorrebbero gustarsi le partite dal vivo. E che, di fatto, non riescono a farlo per tutti i paletti che si trovano ad affrontare. E' da questi che si deve ripartire, rendendo il sistema di accesso più agevole di quanto non sia oggi, per salvaguardare il futuro di un calcio che diversamente rischia la deriva.
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AJAX-JUVE
Sono circa 200 le persone coinvolte, tra italiani e olandesi, negli incidenti avvenuti prima della partita tra Ajax e Juventus, nei pressi della stazione centrale di Amsterdam. Gli italiani sono perlopiù residenti in Olanda e si stavano recando allo stadio per assistere alla partita. Sono stati attesi da alcuni supporter dell'Ajax, che volevano 'punirli' per il loro gemellaggio con l'Aja, squadra olandese rivale di quella di Amsterdam. E' intervenuta la polizia, che peraltro aveva previsto questa eventualità, ed è riuscita a sedare i disordini, ma resta ancora alto l'allarme in città anche a un'ora dal termine della partita.
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BOYS REGGINA
Lo storico gruppo ultras'Boys Reggio 1986' ha deciso di sospendere la propria "attività" e abbandonare le curve d'Italia, dove appassionatamente seguiva la Reggina in tutte le trasferte oltre ovviamente alla Sud dell'Oreste Granillo.
La scelta è la naturale evoluzione di una situazione che, nel corso degli anni, è andata via via precipitando in modo particolare dopo la decisione dei capi storici (Carminello prima e Ciccio Cascianopoi) di lasciare il ruolo di leader abbandonando la sud dopo un'infinità di procedimenti a loro carico accumulati in 25 anni di "militanza". Gli altri componenti avevano provato a continuare la strada di quello che, per molto tempo, è stato il gruppo principale della curva reggina, e due anni fa avevano ricominciato con un nuovo direttivo composto da 20 ragazzi mentre comunque i tesserati diventavano sempre meno in rapporto all'entusiasmo nei confronti della squadra che andava scemando.
In un comunicato, oggi, i Boys denunciano situazioni ai loro occhi poco chiare: "Non vorremmo essere malpensanti, ma troppe coincidenze ci inducono a pensare che ci sia stato un 'complotto' per appiedare tutti i gruppi della penisola. Non si spiega altrimenti come in due anni abbiamo ricevuto sedici diffide sui venti ragazzi che portavano avanti il nostro gruppo. Praticamente tutto il direttivo". Dopo i tristi episodi della trasferta di Vicenza e dei giorni scorsi a Reggio in cui tra gruppi ultrà si è venuti alle mani e, ancora oggi, quattro ragazzi dei Boys sono in rinchiusi in carcere, la decisione: "Il daspo può vietarci l'accesso allo Stadio, ma non può impedirci di vivere ultras sei giorni su sette, così come ormai avviene da 25 anni".
Saranno gli altri gruppi ultrà a guidare la curva della Reggina il cui futuro, adesso, è tutto da costruire anche se certamente, con questa triste decisione, paradossalmente è alta la possibilità che gli altri gruppi ritrovino compattezza e omogeneità.
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MINACCE SERBE
Sei tifosi serbi sono stati incriminati per aver minacciato un giornalista autore di inchieste-denuncia sul mondo degli hooligans. Dovranno rispondere dell'accusa di aver messo in pericolo l'incolumità di Brankica Stankovic, reporter della radio privata B92 che aveva diffuso nomi e foto dei responsabili di una serie di aggressioni compiute da pseudo-sostenitori del Partizan Belgrado, tra cui quella costata la vita a un tifoso francese del Tolosa, a settembre. Se giudicati colpevoli, i sei rischiano fino a otto anni di carcere.
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JUVE-GENOA
Dieci tifosi sono stati denunciati dalla Digos di Torino per gli incidenti di lunedì scorso allo Stadio Olimpico. Si tratta, secondo quanto si è appreso, di tre genoani e sette juventini. Gli investigatori della questura di Torino li hanno identificati attraverso l'esame dei filmati delle telecamere di sicurezza. Per risalire all'identità di quelli genoani, nel pomeriggio alcuni poliziotti torinesi si sono recati a Genova per esaminare le immagini con i loro colleghi del capoluogo piemontese. I dieci denunciati si sono resi protagonisti degli incidenti in cui, ieri pomeriggio, è rimasto ferito un poliziotto di 39 anni. L'uomo, che è ora ricoverato al Cto di Torino con una prognosi di 40 giorni, è stato colpito in pieno petto da un bengala che gli ha procurato ustioni di secondo grado al torace.
da Infoaut
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