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lunedì 29 giugno 2009

AFRICA UNITE - LA STORIA




AFRICA UNITE - LA STORIA

Colpisci poi conquista vecchia storia
parola di sua globalita'
sia resa grazia al peso del potere
fedeltà
Nuova religione nuova guerra, preventiva e intelligente
vecchia aberrazione nuova scusa per distruggere la mente
Occhio per occhio
Niente per niente
L'uomo è perdente

Rit: La storia insegna non si cambia mai
Make your rules
un desiderio irrinunciabile
la storia insegna che ogni uomo è
perfettamente corruttibile

La storia insegna e non sbaglia mai
una parola impronunciabile
la storia insegna che ogni vita è
purtroppo merce di scambio

Fuori di qui un luogo assurdo
che può sembrare aperto a tutti ma la chiave non c'è
Fuori di qui ad un bivio scuro sei tu
con il destino appeso ad un filo ma quel filo dov'è
arma incosciente, la Bibbia
La Bibbia tra i denti and your soul.
Sicuro vincente,
aggiornami l'anima.

Rit:La storia insegna non si cambia mai
Make your rules
un desiderio irrinunciabile
la storia insegna che ogni uomo è
perfettamente corruttibile

La storia insegna e non sbaglia mai
una parola impronunciabile
la storia insegna che ogni vita è
purtroppo merce di scambio

Africa Unite è una band di ispirazione reggae nata a Pinerolo, in provincia di Torino. La data di nascita del gruppo coincide con un anno fatidico per l'intera storia della musica internazionale: 1981, l'anno della prematura scomparsa di Bob Marley. A lui e al titolo di un suo brano è dedicato il nome stesso del gruppo, fondato da Vitale BUNNA Bonino e Francesco MADA Caudullo. In quasi quindici anni di attività, gli AFRICA UNITE hanno espresso con inusuale costanza un livello musicale altissimo, la cui matrice è un reggae di prim'ordine:centinaia di concerti, partecipazioni ad alcuni dei più prestigiosi festival internazionali impongono ben presto gli AFRICA UNITE come una delle realtà di nuova musica italiana più prestigiose e popolari. Nel 1987 esce MJEKRARI, mini album autoprodotto, caratterizzato da una coraggiosa escursione nell'uso della nostra lingua. Nel 1988 LLAKA testimonia la crescita musicale del gruppo. Nel 1991 PEOPLE PIE completa il processo di maturazione e da' definitivamente il via ad un'intensissima attività live che li vede presenti e costantemente attivi in Italia ed Europa, fino a farli arrivare anche in Jamaica, al De Buss di Negril. Ma è nel 1993 che gli AFRICA UNITE pubblicano BABILONIA E POESIA, un album caratterizzato da un forte impatto melodico ed una potenza espressiva assolutamente fuori dal comune, dove la più, tradizionale matrice reggae inizia ad essere contaminata con sperimentazioni dub. Parallelamente alla pubblicazione dell'album, parte anche un lunghissimo tour di oltre cento date che li porta a suonare anche al Babylon International in Iraq. Nel 1995 un nuovo album: UN SOLE CHE BRUCIA, che avvicina gli AFRICA UNITE anche alle radio commerciali, quindi ad un pubblico più ampio e recettivo. Un nuovo tour accompagna questa nuova tappa della carriera degli AFRICA UNITE, che precede una nuova importante fase: il passaggio dalla Vox Pop alla Black Out/Mercury, quindi alla major PolyGram. Il frutto di questo nuovo ed importante sodalizio è il nuovo importante lavoro degli AFRICA UNITE: un album live, intitolato IN DIRETTA DAL SOLE, che testimonia l'enorme crescita tecnica ed espressiva del gruppo, nonché, la sua incessante attività live. Nel 1997 esce un nuovo album, intitolato IL GIOCO, realizzato in collaborazione con Mad Professor, mentre nel periodo successivo Mada si dedica al suo album solista DA SHIT IS SERIOUS e Bunna al lavoro con Giuliano Palma & The Bluebeaters. Il gruppo torna in azione nel 2000 con VIBRA, mentre l’anno seguente 20 costituisce una doppia celebrazione: il ventennale della scomparsa di Bob Marley e il ventesimo compleanno degli Africa Unite.
Nel 2003 il gruppo torna alle sue origini indipendenti pubblicando MENTRE FUORI PIOVE, disco di brani originali distribuito dalla Venus e l’anno dopo la raccolta dal vivo UN’ALTRA ORA. Nel 2006 esce CONTROLLI, al momento l’ultimo lavoro discografico degli Africa Unite.

DISCOGRAFIA ESSENZIALE
MJEKRARI 1986 Spliff a Dada
LLAKA 1988 Spliff a Dada
PEOPLE PIE 1991 Spliff a Dada
BABILONIA E POESIA 1993 Vox Pop
UN SOLE CHE BRUCIA 1994 Vox Pop
IN DIRETTA DAL SOLE 1995 Blackout
IL GIOCO 1997 Blackout
VIBRA 2000 Mescal
20 2001 Mescal
MENTRE FUORI PIOVE 2003 Alternative
UN’ALTRA ORA 2004 Alternative
CONTROLLI 2006 Africa Unite

Notizie dall’Honduras, testimonianze da Tegucigalpa

Davide Bonechi, un cittadino italiano residente per motivi di lavoro in Honduras, ci aggiorna con la sua testimonianza diretta sul colpo di stato in atto.
Leggi l'intervista su http://www.verosudamerica.com/

Risultati elettorali: Argentina ed Uruguay

Il governo di Cristina Kirchner soffre una debacle elettorale nelle elezioni legislative svolte ieri in Argentina. Nel vicino Uruguay invece le elezioni primarie stabilivano i candidati in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 25 ottobre.
I Kirchner perdono la maggioranza sia nella Camera dei Deputati sia nel Senato a causa della forte avanzata dei partiti oppositori, radicali socialdemocratici e liberali ed ex peronisti. Ora il governo in carica sarà a costretto alla negoziazione per tenere l’appoggio necessario a governare. L’ex presidente Nestor Kirchner ammettendo la sconfitta ha annunciato che “si cercherà di lavorare per garantire la governabilità nel paese”. Una delle cause della sconfitta della coalizione di governo è stata sicuramente la crisi economica, che l’Argentina come paese produttrice di prodotti alimentari, ha risentito particolarmente con una forte recessione. I Kirchner soffrono un duro colpo sia a Buenos Aires e nelle provincie limitrofe che nelle città di Santa Fe, Córdoba e Mendoza.

In Uruguay invece le elezioni primarie stabilivano i candidati dei partiti principali per le elezioni presidenziali di ottobre. Per il partito del presidente in carica Tabaré Vázquez, “Frente Amplio”, il futuro candidato sarà il senatore José Mujica (74 anni ed ex guerrigliero tupumaro), che ha superato con il 54% il candidato appoggiato dal presidente in carica, Danilo Astori.

Per il principale partito di opposizione, il “Partido Nacional”, l’ex presidente Luis Alberto Lacalle (68 anni), che governò il paese appoggiando le riforme liberali e le grandi privatizzazioni dal 1990 al 1995, vince le primarie con il 55% sull’altro candidato Jorge Larrañaga.

Da segnalare che l’opposizione al “Frente Amplio” ha dimostrato una maggiore capacità di mobilizzazione dei suoi elettori, generando preoccupazione nel partito di governo che ha registrato un calo di partecipazione in particolare da parte degli elettori di sinistra.

Per il “partido colorado”, che sembra però fuori dalla lotta per la presidenza ,il candidato sarà Pedro Bordaberry, ex ministro del turismo.

Le elezioni si svolgeranno il prossimo 25 aprile, se uno dei candidati riceverà la maggioranza assoluta diventerà il nuovo presidente, in caso contrario il ballottaggio è previsto per il mese di novembre.

Di Antonio Pagliula
in esclusiva da Città del Messico con il blog sull'America Latina.
Segui le ultime news sul colpo di stato in Honduras su http://www.verosudamerica.com/

Prof. Biagini, omofobo, razzista e ignorante

Per anni è come se nessuno si fosse accorto di nulla. Per anni gli studenti della facoltà cagliaritana di lingue e letterature straniere hanno portato obbligatoriamente agli esami un libro dal titolo Ambiente, conflitto e sviluppo: le Isole Britanniche nel contesto della globalizzazione (ed. Ecig in tre volumi).
L'autore è il professor Biagini, ordinario di geografia politica. Nelle pagine di quel testo c'è la tesi che la società laicizzata, nata soprattutto per impulso delle isole britanniche, avrebbe portato la decadenza spirituale dell'uomo. Che avrebbe allontanato l'essere umano da Dio. E che alla lunga porterà a una crisi materiale, oltre che spirituale. Qui e là si leggono alcune "cosette" da niente, tipo che Giordano Bruno era “fra le spie che tradivano i fedeli della Chiesa Cattolica per consegnarli al boia“ e che esiste un collegamento tra la sua vicenda e “il disastroso dilagare della dittatura protestante nelle Isole Britanniche“. Oppure che “la spinta centrale di tutta la ricerca di Newton era tutt'altro che scientifica“ e che “ dedito, come Giordano Bruno, alla stregoneria si occupava di esoterismo, alchimia, demonologia, alla ricerca del fantomatico "elisir dell'eterna giovinezza". Gli intrugli che preparava gli servivano appunto per tentare di mantenersi "giovane" in una relazione omosessuale con un matematico svizzero“.
Quel libro - frutto di 23 anni di studio, afferma l'autore - è tutta una crociata contro la modernità, un repertorio di razzismo e omofobia, una inesauribile lista di nemici della spiritualità cattolica che mette insieme l'Illuminismo, “l'omosessualismo” e l'“iperfemminismo”, Darwin e Newton, la scienza e il marxismo, i musulmani e i gay, tutti colpevoli di aver portato l'uomo lontano da Dio e fuori dall'influenza del cattolicesimo.
Ma a un certo punto un gruppo di studenti sbottano e scrivono una lettera per dire che non ne possono più di studiare su quel libro e la indirizzano al consiglio di facoltà di lingue e lettere straniere dell'università cagliaritana.
La lettera suscita un piccolo terremoto. Arriva sulla scrivania del preside della facoltà di lingue, Massimo Arcangeli. Legge e approva, stando alle dichiarazioni rilasciate al quotidiano locale Il Sardegna del 27 maggio. Quel libro è "non adeguato“, dice. “Il consiglio di facoltà ha preso atto della lettera trasmessa dagli studenti e ha deciso di investire la questione i consigli di corso, i soli organismi deputati a valutare gli aspetti della didattica - spiega Arcangeli - io ho fatto verbalizzare che quei libri per me non sono congrui, in gran parte non c'entrano nulla con l'insegnamento della politica economica nè con quello della geografia, i rilievi degli studenti sono corretti“. Morale della favola? I testi andrebbero sostituiti “o almeno bisognerebbe indicare un'alternativa“.
Sul caso interviene anche l'Arcigay che a sua volta manda una lettera firmata dal suo presidente Aurelio Mancuso al rettore dell'università cagliaritana prof. Pasquale Mistretta, oltre che al già citato preside di facoltà Massimo Arcangeli. “Con la presente intendo chiedere a questo Ateneo che esprima una posizione e assume i provvedimenti del caso, in merito al comportamento palesemente omofobo del prof. Biagini, il quale nel corso delle proprie lezioni esprime disprezzo nei confronti degli omosessuali, che in un'intervista vengono altresì definiti con l'epiteto "finocchi" e considerati deviati rispetto ad una presunta normalità dettata dalla morale cattolica di cui il suddetto vanta di essere il custode. L'università ha il dovere di vigilare sul rispetto del principio di pari opportunità e non discriminazione, conetti ampiamento tutelati dall'ordinamento giuridico nazionale e comunitario, e soprattutto deve farsi garante del principio di laicità. Il comportamento del professor Biagini, che si ostina a condannare l'omosessualità ed impartire insegnamenti chiaramente intrisi di un forte potenziale omofobico non può essere tollerato“.
Ma l'Arcigay, a tutt'oggi, non ha ricevuto alcuna risposta, dice a Liberazione il suo responsabile scuola Marco Coppola.
Schierato a favore del prof. Biagini rimane Il Giornale. A difesa del docente il quotidiano (in data 3 giugno) alza il vessillo della libertà di insegnamento, è solo perchè ha scritto un “libro troppo cattolico“ che tira dietro così “tante rogne”. Appunto, cosa c'entra l'omosessualismo con l'insegnamento della geografia? Se non è omofobia questa...

da INDYMEDIA

QUALCUNO RICORDA IL FALEGNAME ALDO BIANZINO ??? - ORA SI E' SPENTA ANCHE LA MOGLIE


Era la compagna di Bianzino, il falegname trovato senza vita nel carcere di Capanne a Perugia.
Addio Roberta, morta in attesa della verita'
NEL SILENZIO, in attesa di una verità che ancora non c'è. E' morta Roberta Radici, la compagna di Aldo Bianzino, il falegname di 44 anni che fu trovato privo di vita in una cella del carcere di Capanne nell'ottobre del 2007.
Roberta se n'è andata martedì 16 giugno, aveva 56 anni, era ricoverata da alcuni giorni nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia.
Era in lista da tempo per un trapianto di fegato che non è mai arrivato. E non ce l'ha fatta: questa donna dagli occhi color del mare si è alla fine arresa ed ora è giusto immaginarla in un lido di pace, chissà dall'altra parte di un cielo più sereno dove alla luce di una candela profumata magari avrà già riabbracciato il suo Aldo.
E' una storia terribilmente triste da raccontare perché c'è di mezzo tanta, troppa morte. Perché c'è di mezzo un ragazzino, Rudra, figlio di Aldo e Roberta che ora, ad appena 16 anni, è rimasto solo.
Non c'è più la mamma, non c'è nemmeno nonna Sabina che viveva con loro nel casale di Pietralunga perché anche lei è morta qualche mese fa. Ma il coraggio del ragazzo, che studia ad Umbertide e sarà promosso a pieni voti, un giorno avrà la meglio su questa parte di esistenza. Perché deve essere così. Qualcuno lo crescerà, si prenderà cura di lui, forse nonno Giuseppe, il papà di Aldo che vive a Vercelli. E un giorno Rudra tornerà nella casa di Pietralunga dove per 14 anni della sua vita è stato felice.
Lassù, in un eremo di serenità immerso nelle isolate campagna dell'Altotevere, senza vicini di casa, senza rumori, hanno vissuto fino a metà dell' ottobre 2007 quando la polizia bussò alla loro porta e si portò via Roberta e Aldo, accusati per una coltivazione di marijuana nel giardino dietro casa. Tutti e due in carcere. Lei uscirà un paio di giorni dopo. Lui invece da quel carcere praticamente non è mai uscito.
LÌ DENTRO la sua storia è ancora intrappolata in attesa di una verità al centro di un complesso caso giudiziario. Da allora non c'è stato più un attimo di pace. Per nessuno. La malattia di Roberta si è lentamente aggravata anche a causa delle condizioni psicologiche non certo serene; l'anziana madre di lei, Sabina, che viveva con loro e che si era presa cura di Rudra nei giorni in cui la madre era in tribunale o dagli avvocati, è morta alla fine dell'anno scorso. Di questa famiglia così distante dal clamore, ma balzata all'attenzione delle cronache di tutt'Italia, non resta ora più nulla.

PER CHI VUOLE RICORDARE
Domenica 28 Ottobre 2007

Pietralunga (Pg) – Una storia italiana. Una brutta, bruttissima storia italiana il cui filo rosso si dipana dalla casa circondariale di Capanne, vicino a Perugia, sino alla quiete delle ordinate e in gran parte ancora selvagge montagne del comune di Pietralunga, a Nord del capoluogo umbro. Una cinquantina di chilometri che dalla pianura portano in un universo di boschi ammantato dalle prime nebbie e dove si mescolano, al verde intenso degli olivi che man mano spariscono, l’arancio e il giallo ocra dei primi colori autunnali.
Lasciamo Città di Castello e ci inerpichiamo lungo le colline di Pietralunga, verso il luogo dove, la mattina di venerdi 12 ottobre, una squadra di agenti in borghese si muove in direzione de “Le Caselle”, la casa di campagna dove Aldo Bianzino e Roberta Radici vivono col piccolo Rudra e la madre ultranovantenne di lei.
Vanno lì per arrestare Aldo e Roberta i poliziotti in borghese che hanno un mandato della procura di Perugia. Trovano diverse piante di erba nei campi e, in casa, trenta euro, magro bottino per un supposto spacciatore. Rovistano. Rovesciano. Aldo rassicura il figlioletto che viene lasciato solo, con la nonna, per tre lunghi giorni. Fa capolino un assistente sociale ma nessuno si occupa in realtà del ragazzo e della nonna che, pur vantando un’ottima lucidità, è comunque un’anziana che ha bisogno di cure quotidiane. Tocca a Rudra, a questo tenero ragazzo di quattordici anni, telefonare a Daniela, un’amica di famiglia, molte tempo dopo, per chiedere aiuto. “Vieni” le dice. Senza aggiungere altro. Un pudore e forse un orgoglio che hanno trasformato un bambino in adulto in una manciata di ore.
Anche noi ricorriamo a Daniela e prima ancora a Gloria, due amiche di Aldo e Roberta, per arrivare a questa casa delle favole in mezzo al bosco. Ci siamo fatti mille scrupoli e abbiamo vinto qualche resistenza. Comprensibilmente né Roberta, che dopo la morte di Aldo è stata subito scarcerata, né i loro amici, hanno voglia all’inizio di parlare coi giornalisti. Ma poi, anche grazie al buon lavoro di una collega locale della “Nazione”, cominciano a fidarsi. Si fa strada in loro soprattutto l’idea che questa storia maledetta, non solo debba aver giustizia per la famiglia, ma possa anche servire, se non ormai a restituire il corpo fisico di Aldo, a far si che simili cose non si ripetano più.
La casa è un’antica costruzione di pietra riattata con attenzione e perizia. C’è una campagna ordinata intorno strappata ai boschi e, in un angolo, un piccolo laghetto ricavato con un ampio telo di plastica steso su una buca. Entriamo buttando l’occhio nella falegnameria di Aldo che è appena sotto l’ingresso, sopraelevato di qualche gradino. C’è ancora la sua giacca buttata in un angolo e una massiccia asse rossastra, forse in verniciatura. La luce del pomeriggio si fa tenue e sfuma i colori mentre scende il freddo che sta annunciando l’inverno. In casa l’arredamento è modesto ma raffinato come in molte altri casali qui.
Roberta ci viene incontro circondata da amici che, da una settimana, sono spesso a farle visita. Una piccola impresa visto che i casolari sono sparsi in quest’Umbria profonda in cima ai monti. La vecchia madre, in un angolo, riposa. Rudra appare ogni tanto e la abbraccia, come a darle un conforto silenzioso e intenso. E’ un fiume in piena questa donna forte e dagli occhi chiari e profondi in cui una lucidità, che appare come uno sforzo della volontà, lascia solo ogni tanto il passo a un dolore profondo e alle domande inevitabili di un futuro incerto, gravato da un’assenza di cui però, stranamente, si avverte in mille cose l’essenza: gli infissi rifatti da Aldo, il cancelletto in legno di Aldo, le porte piallate da Aldo….Oltre l’anima, le cose.
“Non mi sento sicura. Non so, ho come la sensazione, il presentimento che qualcuno ci spii. Che ci sia qualcosa”, dice Roberta confidandosi senza steccati. Ci chiede: “Credete che abbia senso o sia solo una lucida paranoia? E’ che abbiamo visto macchine di estranei nella zona, forse solo curiosi. E’ anche che ora sono una donna sola e senza compagno. Con una pensione di invalidità, un’anziana madre che ha bisogno di cure e un ragazzo che deve andare a scuola e che vorrei strappare a questi giorni terribili riportandolo dai suoi compagni di classe”. Lui intanto, dopo averci salutato con cortesia, è scivolato di sopra, con un amico.
Non si fa pregare Roberta Radici e ripercorre con noi quelle lunghe tragiche ore. E’ un racconto lucido che solo raramente tradisce una ferita profonda, i dubbi e quella domanda ossessiva: chi, perché, perché proprio ad Aldo? Già, Aldo Bianzino, un uomo che tutti descrivono con un aggettivo: “mite”. E’ un termine che ricorre: “Parlava poco – dice Benedetto, amico di vecchia data – e solo in occasione di qualche festa, quando preparavamo le cose necessarie, avevamo modo di scambiare due parole. Seppi così che aveva studiato al conservatorio il che faceva capire perché, quando suonava l’harmonium (uno strumento indiano ndr), arrivava ad estraniarsi per ore…ohi Aldo, gli dicevamo, è ora di cena…”. Un uomo mite dice Daniela, un tipo tranquillo, racconta anche il piccolo figlio di Gloria. Ma non c’è solo aria di mitezza in questa casa (anche perché, al contrario, Roberta è una donna di indubbia vivacità ed estremamente reattiva). Ci sono libri e cultura. Buone letture e ore di meditazione. Anche una scelta spirituale – gli insegnamenti del maestro indiano BabaJi - di cui nessuno ha voglia di parlare ma che aleggia in queste case sparse tra i boschi e unite da una vecchia amicizia nata negli anni Ottanta, quando l’Umbria di popolò di gente venuta da fuori a cercare un’altra dimensione in questi borghi medioevali, tra queste montagne dove l’aria è rarefatta. Gente “strana” per quelli del posto. Capelli lunghi e, certo, qualche spinello. Ma nessuna “brutta storia” oltre al fatto di esser “bizzarri”.
Il ritorno a quella domenica maledetta è un pugno nello stomaco. “Sono le nove e un quarto del mattino – racconta Roberta - quando un ispettore viene a interrogarmi piuttosto violentemente: cosa ha preso suo marito, cos’à ingerito? Soffre…è svenuto. Svenuto? Ma come sta? Sono confusa, spaventata, so che Aldo non ha preso nulla. E’ in coma – mi sbraita ancora – ci vuole una lavanda gastrica. Non so cosa pensare mentre la dottoressa mi dice che hanno anche provato a rianimarlo. In questo stato alle 11 arriva il direttore del carcere. Freddo, calmo, professionale. Sono libera. E Aldo? E’ al Silvestrini, mi dice il direttore…le faremo sapere”.
In realtà Aldo è già morto e non si trova al “Silvestrini” ma in un altro vecchio nosocomio. Quando è morto veramente? Solo l’autopsia può confermare l’ora esatta del decesso che potrebbe risalire al mattino presto come sembra far pensare una dinamica che resta ancora oscura. “Sono in uno stato inimmaginabile – aggiunge Roberta - e non so cosa pensare. Alle 12 mi fanno firmare una decina di fogli per la scarcerazione che nemmeno leggo, mi fan fretta. Sta venendo Daniela a prendermi, l’han chiamata per dirle che ho bisogno che c’è stato…un problemino. Ma io continuo a pensare ad Aldo. E Aldo, chiedo, dov’è Aldo, quando lo vedrò? E’ ancora l’ispettore a rispondermi: lo vedrà martedì, dopo l’autopsia”.

Bari, manager Asl verso dimissioni - Vendola l'ha messa alle strette

Lea Cosentino, direttore dell'azienda sanitaria barese, vicina al
Pd, è indagata con Tarantini e per corruzione e turbativa d'asta.
"Conosco da tempo i Tarantini, mai però li ho favoriti"

BARI - La prima vittima del Bari-gate è una manager vicina al Partito democratico. Lea Cosentino, il direttore generale della Asl Bari, l'azienda sanitaria più grande della Puglia, è a un passo dall'abbandonare la sua carica:
"Prima di prendere ogni decisione ho bisogno di parlare con il presidente", dice lei, che venerdì ha ricevuto una perquisizione a casa e un avviso di garanzia con l'accusa di aver tentato di favorire l'azienda di Gianpaolo Tarantini. Già da sabato però la giunta Vendola l'ha messa alle strette chiedendole di lasciare in nome della trasparenza. Si aspettano, per definire la questione, 24 ore: domani tornerà in Puglia da un viaggio istituzionale in Canada, il Governatore Nichi Vendola e si stringerà il cerchio.

L'avvicendamento sembra quasi scontato, non fosse altro perché il Governatore pugliese ha detto in tempi non sospetti che si seguirà il "modello di Alberto Tedesco", il suo ex assessore alla Sanità dimessosi dopo aver avuto la notizia di un avviso di garanzia.
"Ripeto, voglio parlare con lui" insiste però Lady Asl, nemmeno 40 anni, affascinante quanto potente, che rivendica la sua estraneità alla vicenda. "Conosco da tempo i Tarantini, mai però li ho favoriti".

La Cosentino è indagata insieme con l'imprenditore barese Enrico Intini, un altro industriale locale, Cosimo Catalano, e lo stesso Tarantini, accusati a vario titolo di corruzione e turbativa d'asta. Secondo gli investigatori era in atto un tentativo di realizzare un cartello per aggiudicarsi un appalto che la Asl avrebbe dovuto bandire. La manager avrebbe anche partecipato a degli incontri con gli imprenditori, mentre Tarantini incassò una consulenza dal gruppo Intini. La gara non fu poi mai bandita, forse perché i Finanzieri bussarono a casa di Gianpi. A imbarazzare la politica ci sono poi i rapporti personali tra la Cosentino e Tarantini: lui era uno degli ospiti al compleanno della manager ("insieme ad altre decine di persone" chiarisce lei), mentre Lady Asl lo ha incontrato l'estate scorsa in Sardegna ("ma ho pagato tutto" ha chiarito ai Finanzieri, esibendo gli estratti conto della carta di credito relativi alla vacanza sarda.
Intanto prosegue l'indagine sui rapporti tra Tarantini e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. L'ipotesi di ascoltare il premier è considerata, dagli stessi magistrati, "di scuola". Intanto però la vicenda si arricchisce di nuovi elementi: a uno dei testimoni, il sostituto procuratore Giuseppe Scelsi ha fatto il nome di alcune ragazze che avevano frequentato sia Villa Certosa sia casa Tarantini chiedendogli notizie sui rapporti che avevano con quel giro. Tra le altre Jennifer Rodriguez, modella venezuelana con un passato da assistente di Biscardi e Francesca Lana, attrice in erba note alle cronache mondane per una sua amicizia con Manuela Arcuri, con la quale era stata anche immortalata in pose sexy. Infine, il capitolo cocaina. Al momento oltre a Tarantini è iscritto nel registro degli indagati Alessandro Mannarini, l'organizzatore delle feste in Sardegna. La sua posizione è stata stralciata e, ipotizza l'avvocato Marco Vignola, potrebbe definirsi a giorni.

di GIULIANO FOSCHINI da LAREPUBBLICA

Guinea Bissau: elezioni presidenziali

Si sono svolte ieri le elezioni presidenziali in Guinea Bissau. Una consultazione elettorale che dovrebbe eleggere il successore di Joao Bernardo “Nino” Vieira, il presidente ucciso il 2 marzo scorso che ha guidato il paese per 23 anni.
Secondo AlJazeera.net/english finora l'affluenza è stata bassa.
Undici candidati, tra cui tre ex presidenti, hanno partecipato alla consultazione elettorale che ha luogo in un'atmosfera molto tesa dopo gli assassini politici di marzo e di giugno.
All'inizio di questo mese, scrive il sito web sudafricano Mail&Guardian, il candidato presidenziale ed ex ministro Baciro Dabo è stato ucciso dall'esercito in un'operazione descritta da alcune persone come un attacco che potrebbe provocare un colpo di stato.
Un altro candidato alle presidenziali si è ritirato dalla competizione dichiarando di temere per la propria vita.
La Guinea Bissau è uno degli stati più poveri dell'Africa e, da qualche anno, è diventato il punto di arrivo degli stupefacenti provenienti dall'America latina e diretta in Europa.

da AfricaNews

UN FIORE PER LA LIBERTA’


Ieri domenica 28 luglio, abbiamo risposto all’appello, fatto tramite face book, di Nicola Bressan. Abbiamo portato due fiori uno bianco e uno rosso.
Il fiore bianco testimonia il lutto e la nostra vicinanza per l’atroce morte della giovane Neda, la ragazza uccisa da un miliziano mentre manifestava insieme al padre nelle vie di Teheran che è diventata il simbolo della rivolta dell'opposizione iraniana.
Il fiore rosso testimonia la voglia di libertà e democrazia.
L’appuntamento è stato alle 10:00 davanti al municipio.
All’iniziativa hanno partecipato principalmente due gruppi politici, noi del Movimento per la Sinistra e i “giovanotti” di Rifondazione Comunista, era presente anche un’esponente dell’Italia Dei Valori.
E’ stato un bel momento di riflessione. Ogni singolo individuo ha potuto parlare ed esprimere la propria idea circa il significato della parola libertà. Siamo dei cittadini che hanno testimoniato una volontà, un desiderio, che nel nostro paese vi sia una democrazia compiuta. Dei cittadini che ritengono che il patto sancito tra i cittadini e i propri rappresentati, la Carta costituzionale, sia da difendere e da attuare.. Un gesto per dimostrare che le sinistre di questo paese possono/devono dialogare. Che c'è un popolo che forse alla sinistra ha tante critiche da fare ma ne condivide i principi, l'etica. Una popolazione laica, composta da cattolici, islamici, atei, buddisti ecc.. che ritiene il proprio agire come un atto dovuto alla democrazia del nostro paese.
Un appuntamento “libero” senza distinguo identitari, per testimoniare che se siamo una nazione nata dai valori della resistenza partigiana ad una dittatura, ne abbiamo ancora gli anticorpi, siamo ancora capaci di muoverci, senza capibastone, non siamo inebetiti dagli spot televisivi che ci dicono “va tutto bene, esci e compra”. Siamo vivi.
E pensiamo, e ci preoccupiamo e siamo capaci anche di unirci per qualcosa di importante come la libertà di informazione, e ancora di più la libertà di pensiero.

Vecchi incubi latinoamericani

Una giornata triste quella di ieri in Honduras. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo quando in piena guerra fredda i colpi di stato militari erano all’ordine del giorno, quando sovvertire l’ordine democratico e la volontà popolare era legittimo e accettato. Forse però una giornata così triste servirà invece a dimostrare che un cambio di epoca è già avvenuto, che i soprusi militari e oligarchici già non hanno futuro, né in Honduras, né nell’intera America Latina.
All’alba di una domenica nella quale il popolo hondureño era chiamato a esprimersi in una consulta popolare e non vincolante politicamente, solo per decidere il possibile inserimento nelle prossime elezioni di novembre di una urna speciale per la formazione di una Assemblea Costituente, il paese centroamericano si risvegliava assistendo al sequestro da parte dell’esercito del presidente legittimamente eletto Manuel Zelaya, costretto con la forza ad abbandonare il territorio nazionale per rifugiarsi in Costarica.

La capitale hondureña si ritrovava senza elettricità, con i canali radio fuori onda e i canali televisivi d’informazione come Canal 8 bloccato dai militari.

Il colpo di stato, temuto nei giorni precedenti, era ormai in atto. Veniva sequestrato il presidente eletto democraticamente con una irruzione militare nella sua residenza che rimandava a vecchi incubi. Chi conosce la storia latinoamericana non poteva fare a meno di ricordare l’assalto alla Moneda di Santiago del Cile quell’11 settembre 1973 che costringeva alla morte Salvador Allende aprendo la strada alla dittatura militare di Augusto Pinochet.

Il Congresso hondureño illegalmente cercava di formare un governo illegittimo, contrario alla volontà dei propri elettori. Una lettera chiaramente falsa cercava di dimostrare che Zelaya avesse rinunciato volontariamente alla sua carica, e Micheletti, appoggiato dai partiti conservatori e di destra, veniva nominato come nuovo presidente in carica.

Nel frattempo però per le strade di tutto il paese centroamericano, nonostante l’occupazione militare di molti quartieri e delle vie di comunicazione principali, la popolazione iniziava spontaneamente una resistenza pacifica. Non riusciva né poteva accettare l’ennesimo sopruso, l’ennesimo tentativo di venire azzittita, di venire violentata dai gruppi d’interesse e dai poteri forti che con l’appoggio militare cercavano di proteggere lo stato delle cose ed evitare una nuova Costituzione e l’espressione democratica.

Per fortuna però da quel 1973 del colpo di stato in Cile sono passati più di 40anni, l’America Latina è cresciuta politicamente ed è cambiata. A livello internazionale gli equilibri sono diversi ed l’intero blocco latinoamericano, superando le differenze politiche, dalla Colombia di Uribe e il Messico di Calderon, ai governi politicamente più vicini a Zelaya come Venezuela, Ecuador e Nicaragua, si dimostrava deciso ed unito. Da più lati piovevano condanne e prese di posizione come quella della OEA (Organizzazione degli Stati Americani) che affermava di non riconoscere nessun tipo di governo che non sia quello democraticamente eletto di Manuel Zelaya e ne esigeva il ritorno incondizionato del presidente alla sua carica.

Questa volta anche l’Unione Europea e, forse ancora troppo timidamente, anche il governo Obama negli Stati Uniti, condannava il colpo di stato militare ed il tentativo di sovvertire l’ordine democratico di un governo legittimo ed eletto dal popolo.

L’organizzazione del colpo di stato sembra così sempre completamente isolata a livello internazionale, dimostrando una forte debolezza politica e dimostrando che l’epoca dei soprusi e delle violazioni alle democrazie è forse terminata.

Ci si aspetta ora un ritorno di Zelaya in Honduras, ci si aspetta una condanna mondiale severa agli organizzatori del colpo di Stato. Si spera che non ci sia nessun tipo di negoziazione con il gruppo dei golpisti. Finalmente il cambio di epoca sembra essere avvenuto. Lo si era capito già nel 2002 quando il popolo venezuelano sventava il colpo di stato ai danni di Chávez. Fu un primo segnale di cambiamento. Questa volta la reazione del blocco latinoamericano è stata molto più forte, questa volta si è dimostrata un'unione latinoamericana reale, questa volta anche gli Stati Uniti hanno ricoperto un ruolo più adeguato e garantista.

Per tutti Zelaya è il presidente in carica, questa volta il gruppo oligarca/militare golpista sembra avere le ore contate.

Di Antonio Pagliula
in esclusiva da Città del Messico con il blog sull'America Latina http://www.verosudamerica.com/

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