mercoledì 9 marzo 2011
"We want sex"
Riflessioni sulll'inchiesta che sarà pubblicata dal prossimo numero di DWF
L'eredità del femminismo e il discorso sulla sessualità delle nuove generazioni
di Serena Orazi da GlobalProject
Quanto sia difficile oggi articolare, da parte di donna, un discorso compiuto sul tema della sessualità è indicato dalla ripetizione dei singulti di piazza, la cui cifra resta la genericità dei contenuti, risolta nella scelta di termini quali “indignazione” o “dignità”. Non si tratta di fare le pulci alla grande giornata del 13 febbraio scorso, si tratta, piuttosto, di capire come questa “indignazione” si tramuti in un ragionamento pubblico non solo sulle questioni (urgentissime) del lavoro e del welfare, ma anche sulla sessualità, l’immaginario e il loro legame con il potere.Il vuoto di discorso sul tema da parte delle donne merita attenzione, non fosse altro perché è stata la molla che ha fatto scattare l'onda “reattiva”. Vale a dire che ci si indigna pubblicamente anche e soprattutto perché l’immagine e il ruolo delle donne nel nostro paese sono continuamente sviliti dalle politiche del governo e dai comportamenti del raìs di Arcore. Va bene...ma equivale a stizzirsi quando ci si vede tolta la sedia da sotto il sedere. Una riflessione, invece, andrebbe articolata sul rapporto Sesso-Potere.
A partire dalla rivoluzione sessuale degli anni '60 il femminismo italiano ha fatto della sessualità la sua tematica centrale ‒ da Lonzi a Staderini ‒ e della ricerca della “vera sessualità femminile” uno degli obiettivi più importanti. L’affermazione del piacere femminile e della sua ricerca ha moltiplicato sperimentazioni e pratiche del corpo. In merito le formidabili riflessioni di Carla Lonzi restano centrali, nonostante le mistificazioni sull’esistenza o meno del punto G (nella vagina, of course!).
Viene da chiedersi quanto di tutto ciò sia giunto fino a noi. I continui tentativi di erosione degli spazi di libertà delle donne, l’arretramento sul terreno dei diritti, il successo dell’immaginario e dell’estetica di Drive-in e Colpo grosso, l’avvento della rete e la conseguente fruizione, produzione e condivisione di “materiale sessuale” di ogni genere, indicano che i risultati raggiunti in passato hanno prodotto uno spostamento e un capovolgimento tattici ‒ non strategici ‒ del dispositivo sessuale patriarcale, che ha affinato nuovi meccanismi di controllo, facendosi esso stesso “fabbrica” del desiderio.
La breve inchiesta centrata sull’immaginario e la sessualità delle giovanissime (18-19 anni), pubblicata sul prossimo numero in uscita di DWF DonneWomanFemme, ci segnala spunti molto interessanti. Ancora prima di sperimentare direttamente il sesso, esperienza che per lo più accade in età giovanissima, attorno ai 14, è centrale, nella costruzione dell’immaginario della relazione amorosa e sessuale delle ragazze, la rappresentazione che di essa danno alcuni autori di best seller come Federico Moccia, che mentono sapendo di mentire, perché fa parte del gioco. È chiaro a tutte, infatti, che la prima volta non sarà affatto “per sempre”, né necessariamente qualcosa di indimenticabile, ma è comunque importante fare come se lo fosse e crederci un po’, rispettare, in un certo senso, l’etichetta, perché sarebbe sconveniente esordire dichiarando di sapere ciò che si sa già da tempo: che si tratta del primo di una lunga serie di rapporti sessuali. La rappresentazione del sesso occupa progressivamente nuovi piani esperienziali, del resto anche le Bratz, ci fanno notare le ragazze, sono bambole per bambine, ma sono già sessualmente mature, ammiccanti, con le labbra di silicone e le scarpe col tacco alto, al contrario della cinquantenne Barbie, che in confronto è una signora “per bene”. Il sesso è divenuto, in qualche modo, la cifra della scoperta di sé, il medium attraverso il quale esprimere la propria identità. Conseguentemente il Desiderio, con la D maiuscola, diventa desiderio sessuale e il Piacere è sistematizzato attraverso il sesso. Un piacere “liquido” che rende agili – seguendo il discorso delle ragazze ‒ le sperimentazioni, dalla condivisione del/dei partner al passaggio da relazioni etero a omo e viceversa, ad una certa omologazione nell’estetica tra i generi (si pensi agli emo).
Il discorso femminista sulla sessualità necessita allora di un ripensamento radicale. Occorre individuare con urgenza quali e quanti sono, ad esempio, i nuovi luoghi della formazione dell’immaginario sessuale, giovanile ma non solo. Senza ostinarsi a ripercorrere strade conosciute, occorre rendersi conto che, talvolta, lo stesso concetto di autodeterminazione, traslato nelle relazioni e/o nei rapporti sessuali, risulta un limite, di fronte al desiderio (o al bisogno) di passività.
Insomma, è necessaria una nuova riflessione a voce alta delle donne. Occorre rioccupare lo spazio pubblico sperimentando, senza timidezze, ma con grande fantasia.
Con questo spirito di ricerca, e con una rabbia senza pari per gli episodi di violenza sessuale che disseminano le cronache dei nostri giorni, l'8 marzo a Roma ci riprenderemo la notte, convinte che la strada da percorrere sia ancora tanta, consapevoli che il futuro è ancora tutto da scrivere.
* InfoSex - Esc, atelier autogestito (Roma)
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