Il bilancio negativo di due progetti
di GIOVANNI SARTORI
La cosiddetta Seconda Repubblica ce la stiamo godendo da un quindicennio. Qual è il bilancio a oggi? Quando ne scriveranno gli storici a mente più distaccata della nostra, probabilmente diranno, immagino, che non ha combinato quasi nulla di costruttivo. Ha mantenuto più che altro le infrastrutture materiali e di personale della Prima, peggiorate dall’usura del tempo e dalla cattiva gestione, mentre ha brillato per l’invenzione di due «giocattoli»: il progetto Italia di Prodi e il progetto Italia di Berlusconi. Il giocattolo di Prodi è oramai esploso, come era inevitabile, uccidendo prima se stesso (il suo ultimo governo), poi Veltroni e Franceschini, così lasciando in eredità a Bersani un partito dimezzato. Mi limito a ricordare che Rutelli, alle elezioni del 2001, ottenne quasi il 43% dei suffragi, mentre oggi come oggi Bersani, senza Rutelli, non può contare su più del 20% dell’elettorato. Il fiasco del giocattolo di Prodi è davvero da manuale. Invece Berlusconi, all’inizio, nel 1994, non aveva in mente un progetto Italia; perduta la copertura di Craxi voleva soprattutto salvare il suo nascente impero mediatico. Ma ebbe subito un’idea geniale, che poi diventò il suo giocattolo: porsi come anello di congiunzione tra un Bossi e un Fini che allora neanche si salutavano. Nacque così uno strano terzetto che nel ’94 vinse le elezioni e lo insediò a Palazzo Chigi.
Dopo sei mesi fu Bossi a silurarlo. Ma quindici anni dopo lo strano terzetto (modificato) è di nuovo, per la terza volta e più forte che mai, al governo. Modificato perché nel frattempo Berlusconi aveva messo a segno un altro colpo. Il progetto prodiano era stato di fondere attorno a sé tutta la sinistra. Prodi ha coltivato questo disegno per una quindicina di anni senza cavarne le gambe. Berlusconi ha contromanovrato in un giorno, e tempo un anno ha messo assieme Forza Italia e An rifuse sotto il nome di Popolo della Libertà. Con i colonnelli di Fini diventati «suoi», suoi ministri, mentre Fini viene promosso per essere emarginato. Sembrerebbe un’altra operazione geniale andata a buon fine. Tanto più che la Lega, senza volerlo, gli ha regalato una legge elettorale, il Porcellum , che gli consente di presentarsi alle elezioni da solo, di vincerle da solo, e così di ottenere grazie al premio di maggioranza, il 55% dei seggi della Camera: il che lo svincolerebbe anche dal condizionamento di Bossi. Insomma, il giocattolo del Cavaliere ha sinora funzionato a meraviglia. Eppure la costruzione berlusconiana scricchiola. Forse il Cavaliere è logorato dalla sua vita di «superman » ( ipse dixit ). Forse è logorato perché il potere logora. Ma soprattutto scricchiola perché ha incubato un problema più grande di lui. Nonostante lo sgambetto iniziale, Bossi è diventato il suo alleato di ferro. E più Bossi si rafforza, più diventa esigente. Di recente, a Venezia, ha rispolverato il suo grido di battaglia iniziale: «La Padania sarà Stato indipendente ».
Non succederà; ma già il federalismo fiscale sta più che mai spaccando il Paese in due. L’Italia è sempre stata divisa tra un Nord più ricco e più pulito, e un Sud clientelare e povero. Finora il Nord ha accettato, sia pure con crescente malavoglia, di sovvenzionare il Sud. Ma perché la Sicilia deve essere più indipendente della Padania? Già, perché? Alle ultime elezioni Berlusconi in Sicilia ha stravinto. Gratis? Sicuramente no. E così la gestione scandalosa dell’autonomia siciliana continua impunita e si moltiplica risalendo la penisola. Il Sud non vuole l’indipendenza perché dipende dai soldi che riceve da Roma. Ma vuole gli stessi vantaggi che Bossi chiede per sé. Il nuovo «presidente » della Sicilia, Lombardo, è tosto; ed è un anti-Bossi in pectore. Il fatto è che quanto più Berlusconi concede a Bossi, e quanto più gli lascia spazio elettorale a Nord, di altrettanto il Pdl diventa un partito meridionalizzato che sempre più pesca i suoi voti al Sud.
Ma il voto del Sud è particolarmente inquinato da mafie, clientelismo e corruzione. Non è un voto che si vince con la televisione, ma un voto che si deve pagare e comprare in loco. Pertanto i genuflessi di Montecitorio sanno che sul territorio i voti se li debbono guadagnare, e quindi rialzano il capino facendo sapere al gran capo che alla casa propria «ghe pensi mi». La cerniera Nord-Sud non tiene più, e si sta trasformando in un imprevisto boomerang. Al colmo del suo potere il Cavaliere scricchiola, mi sembra, perché è la sua Italia che si scolla. Il «progetto Berlusconi» rischia anch’esso di esplodere, o di implodere, come il progetto Prodi. Come dicevo all’inizio, forse gli storici spiegheranno come me la vicenda della Seconda Repubblica: una repubblica del nulla che però è riuscita, sia con la sinistra che con la destra, a ingigantire oltre misura il debito pubblico, a precipitare agli ultimi posti in Europa nel suo tasso di crescita, a perdere 15 punti nella produttività del lavoro, a salvare pensioni anticipate che nessun Paese si può permettere, e via di questo passo. Quanto ai prossimi (passi), io mi affido a San Gennaro.
http://www.corriere.it/editoriali/09_novembre_12/repubblica_giocattoli_137163d0-cf51-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml
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